Cosenza in piazza contro la mafia

Fame di verità e giustizia è il nome della campagna itinerante dell’associazione Libera

È tempo di fare la nostra parte. Con il flash mob di giovedì a Piazza Kennedy, a Cosenza ha preso il via la tappa calabrese di ‘Fame di verità e giustizia’, un viaggio a 30 anni dalla nascita di Libera Contro le Mafie e della sua rete associativa. Per i suoi trenta anni, Libera ha deciso di festeggiare scendendo nelle piazze italiane e raccontando, con numeri e flash mob, la piaga della corruzione e della mafia: “Rispetto a 30 anni fa, quando è nata Libera, all’indomani delle stragi di Via D’Amelio e Via Capaci, c’è la necessità di rimettere al centro dell’azione politica e sociale del nostro Paese il tema del contrasto alle mafie e la corruzione, soprattutto in un momento dove c’è il rischio della cosiddetta normalizzazione delle mafie, ossia il convincimento che le mafie e la corruzione non siano più una priorità nel nostro Paese. Da qui la necessità di lanciare questa campagna forte, ‘Fame di verità e giustizia’, una campagna che deve servire per svegliare quelle coscienze troppo spesso addormentate da un clima politico e culturale che ha determinato, nel corso degli anni, disgregazione sociale, apatia e poca partecipazione. Una campagna attraverso la quale facciamo non solo un’azione di denuncia, ma svolgiamo una funzione di advocacy con delle proposte concrete”, ha spiegato a PdV Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera in Calabria. Un’osteria e dodici portate difficili da digerire in cui ciascun piatto rappresenta una piaga sociale, un forte gesto simbolico “perché nel nostro Paese c’è una grande fame di verità e di giustizia per le vittime innocenti e per i loro familiari che non sanno chi ha ucciso i loro cari e perché. Una fame di verità e giustizia per una giustizia che si è fondata sul riuso sociale dei beni confiscati. Fame di giustizia sociale e ambientale che possa garantire a quei giovani o chi vive nei contesti di marginalità sociale di avere delle possibilità di riscatto, una fame di giustizia fondata sulla nostra Costituzione, sulla divisione dei poteri, sull’indipendenza della magistratura, sul rispetto dei principi inviolabili sanciti dalla nostra Costituzione a partire dall’articolo 3 sull’idea di un’Europa che possa essere strumento per costruire giustizia sociale e pace, come nel sogno del Manifesto di Ventotene”. La campagna ha fatto tappa nella nostra regione in un momento particolare: “In alcuni territori le mafia e la ‘ndrangheta continuano ad uccidere, a intimidire, a mettere paura. Questa campagna deve anche servire per far conoscere ulteriormente che esiste una Calabria altra che non è indifferente e che non è rassegnata, come dimostrano le storie delle vittime innocenti calabresi che raccontano che non solo un’altra Calabria è possibile ma che un’altra Calabria è sempre esistita, come anche le storie delle donne calabresi che hanno osato sfidare quella sottocultura antica e patriarcale propria della ‘ndrangheta e che oggi sono protagoniste di un nuovo fronte di contrasto alla stessa. Non è un caso che proprio le successive tappe calabresi di questa campagna riguarderanno il tema di liberi di scegliere e il tema della verità e della giustizia per le vittime innocenti e le mafia”. Una lunga e drammatica lettura dei numeri che sono stati scanditi durante il flash mob: 118mila imprese italiane sono a rischio di usura; 160 miliardi di euro investiti nel gioco d’azzardo; cresce di 15 punti percentili il numero di reati ambientali; il 14% dei minori è in condizione di povertà assoluta. I dati relativi alla nostra regione fanno tremare i polsi: nel 2024 i reati spia sono stati più 7.800 nella nostra regione in cui a fare capofila è la provincia di Reggio Calabria, seguita a ruota dalla provincia di Cosenza. Per riscrivere una nuova pagina di giustizia e libertà il singolo cittadino può e deve fare qualcosa: “Anzitutto deve acquisire la giusta consapevolezza rispetto alla pericolosità delle mafie e della corruzione nei nostri tempi. C’è la necessità di sconfiggere, anzitutto, dei mali che alimentano la ‘ndrangheta che sono l’indifferenza, la rassegnazione e la paura, allora si può sconfiggere questi tre mali attraverso la partecipazione. C’è la necessità di riscoprire la bellezza di esserci, di partecipare, di non astenerci e di pensare che ancora c’è la necessità che il mondo vada cambiato attraverso il nostro impegno”, ha concluso Borrello.