Chiese di Calabria
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Un convegno per approfondire il tema: beni culturali e la nuova comunicazione

Viviamo un nuovo umanesimo digitale

Il direttore dell’ufficio beni culturali della C.E.C. Paolo Martino fa il punto sulle dinamiche comunicative che interessano le opere d'arte ecclesiastiche della nostra regione e le strade sulle quali continuare lavorare

Parole chiave: beni culturali ecclesiastici (1), cec (7)
Viviamo un nuovo umanesimo digitale

Domani e dopodomani la nostra università ospiterà un convegno che ha come tema i beni culturali e la nuova comunicazione. Abbiamo incontrato l'ingegnere Paolo Martino, direttore regionale dell’ufficio beni culturali della C.E.C., membro della Consulta Nazionale ed esperto nel recupero di murature antiche e di edifici tutelati nonchè direttore del museo Diocesano di Oppido Mamertina - Palmi. Con lui abbiamo approfondito alcune tematiche del convegno e dello stato dei beni culturali ecclesiastici della nostra regione.
Partiamo dal titolo del convegno. I beni culturali e la nuova comunicazione. Oggi è necessario comunicare l'arte in maniera diversa?
L’evoluzione delle tecnologie sta determinando una rivoluzione. Oggi è infatti possibile che la bellezza di opere d’arte di chiesette sperdute raggiunga il mondo intero. I beni culturali devono inserirsi in questa dinamica e contribuire a quello che ormai molti definiscono un nuovo umanesimo digitale.
Questa è una grande opportunità per ripensare come comunicare l’arte. Da qui la necessità del convegno.
Nuovi media e beni culturali. È possibile comunicare l'arte attraverso i mezzi di comunicazione? Quali le strategie da adottare? Che suggerimenti si sente di dare?
Con i nuovi media comunicare è diventato più democratico e diffuso.
Il patrimonio fatto di chiese, musei e opere d'arte in generale che un tempo era esclusivo oggi lo troviamo in rete. Possiamo conoscerlo seduti davanti al computer.
Questa diffusione si porta dietro però alcuni svantaggi come, ad esempio, le le bufale.
Per questo chi si occupa di beni culturali deve adottare strategie per parlare con competenza a tutti i “pubblici”, con la consapevolezza che il riferimento deve essere solo la verità scientifica.
Da sempre le opere d'arte hanno avuto il compito di comunicare con "semplicità" la fede. Quanto ancora sono ancora importanti per il percorso di catechesi dei fedeli?
Oggi gran parte dei messaggi sono affidati alla forza delle immagini, creando “abitudine” a questo linguaggio.
L’arte sacra vera, che non rimane nell’astrattezza inconcludente, aiuta la fede evocando il Mistero di Dio.
La Chiesa è in prima linea nella promozione, tutela e valorizzazione dei beni culturali. Com'è cambiato il suo ruolo nel corso dei secoli? Come si può riassumere l'impegno oggi?
Papa Sisto IV nel 1471, con l’esposizione di alcune statue, fondò il primo museo al mondo.
La Chiesa cosciente della responsabilità derivante dal proprio patrimonio d’arte nel mondo, ha sempre tenuto alta l’attenzione.
La CEI con i patti di Villa Madama (nuovo concordato, o concordato bis, stipulato tra Città del Vaticano e la Repubblica Italiana nel 1984 ndr) si è vista riconoscere la specificità del bene culturale religioso, ma ciò ha portato un carico di nuove responsabilità.
Da qui la nuova organizzazione CEI-ufficio nazionale, Consulte regionali e uffici Diocesani.
Stringiamo un po’ il campo alla nostra regione. Quanti sono gli interventi di restauro negli ultimi venti anni?
Grazie alla nuova organizzazione per i BCE e soprattutto ai fondi dell’8xmille, nelle 12 diocesi calabresi negli ultimi 20 anni sono state restaurate circa 300 chiese.
Quindi si riesce a fare tanto anche grazie alla generosità dei fedeli e ai fondi dell'8xmille destinati all'edilizia di culto e al restauro di edifici e opere d'arte.
È vero, e oltre al restauro delle chiese, grazie a questi fondi sono stati aperti musei diocesani, archivi storici, biblioteche, e la possibilità di creare inventari informatizzati per circa centomila opere d’arte.
Il suo lavoro consiste anche nel rapportarsi con il Ministero per il Beni Culturali, le Università e gli enti regionali preposti alla tutela stimolando interventi legislativi e proposte di partnership.
Il lavoro è complesso. Si tratta di curare i rapporti con Enti ed Istituzioni, organizzare le iniziative regionali, promuovere intese e accordi.
Tengo comunque a sottolineare che nonostante la complessità, il lavoro è facilitato dalla presenza del Vescovo delegato Mons. Renzo, dalla Consulta e dagli uffici Diocesani composti da persone di grande professionalità.
Altro aspetto importante è legato all'apertura e promozione dei musei diocesani che custodiscono al loro interno tesori preziosi legati alla storia della Chiesa e del territorio. Quanto il loro è un ruolo decisivo nella comunicazione dei beni culturali?
I Musei diocesani in Calabria sono 12. Uno per ogni Diocesi. Si tratta di veri centri di protezione e promozione dell’arte sacra; realtà moderne, dinamiche. Hanno una funzione pastorale e culturale significativa. Basti guardare ai progetti di azione educativa che propongono ogni anno, premiati da un continuo incremento di visitatori.
Tra le urgenze maggiormente sentite c'è quella legata alla formazione di laici, seminaristi e sacerdoti al valore e alla bellezza delle tantissime opere d'arte custodite negli edifici sacri. Come la Chiesa è impegnata in questo senso?
La formazione è un problema sentito dai Vescovi.
Il Seminario Teologico Regionale da qualche anno ha inserito giornate formative. Spesso siamo chiamati a parlare ai ritiri del Clero. Posso affermare che in questa direzione la Chiesa si sta muovendo con saggezza.
Come può tracciare un bilancio riassuntivo del servizio portato avanti dal suo ufficio in Calabria.
La Calabria grazie al lavoro degli uffici diocesani è oggi in buona posizione nella realizzazione dei progetti nazionali e Diocesani. Questo mi rende ottimista.

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