Diocesi
Giubileo diocesano. Mons. Checchinato ha celebrato a San Pietro

Memoria, pace e relazione le parole chiave utilizzate dall’Arcivescovo. La Messa al termine del pellegrinaggio giubilare di oltre 1000 fedeli
“Il passare attraverso la porta santa ci ha invitato ad assumere la logica di Dio, che ci precede sempre nell’amore, una logica piena di gratuità e speranza”. Lo ha detto mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo metropolita di Cosenza – Bisignano, nell’omelia della Messa presieduta il 24 maggio nella basilica di San Pietro in Vaticano in occasione del pellegrinaggio giubilare. Prima della Messa si è tenuto il pellegrinaggio lungo via della Conciliazione e piazza San Pietro degli oltre mille fedeli provenienti dalla diocesi bruzia. L’Eucarestia è stata concelebrata da più di 20 sacerdoti diocesani ed è stata animata dagli stessi pellegrini.
“Il Signore illumina questo nostro viaggio con tre inviti, alla memoria, alla pace e alla relazione”, tre termini su cui il il vescovo di Cosenza si è soffermato.
“Abbiamo bisogno di non perdere la memoria per permettere alle nostre orecchie e al nostro cuore di connettersi con il Vangelo, quell’unica parola che è capace di farci avere uno sguardo libero e liberante nei confronti di Dio”, ed “è la storia che lui ci offre da vivere nel qui e ora del nostro tempo” – ha detto il presule.
Per mons. Checchinato, “confusi come siamo dalle tante voci che gridano, sguaiate, in questi tempi di conflitti vicini alle nostre terre, siamo anche noi tentati di pensare, prima di tutto, alla pace come la dà il mondo. Ma Gesù ci dice che la sua pace è diversa, è la sua”. E cioè “abbiamo bisogno di chiedere e accogliere il dono della pace per essere come Gesù segno di contraddizione in forza del Vangelo e della sua grazia” . La “pace di Gesù è uno sbilanciamento d’amore”.
Per il vescovo Giovanni, “l’amore di Gesù è sempre dono a qualcuno. Siamo anche noi tante volte ammalati dal virus del narcisismo” e “ne siamo coinvolti a tal punto che ci accorgiamo degli altri solo quando abbiamo bisogno di incolpare qualcuno le nostre frustrazioni e problemi”. Per mons. Checchinato, “purtroppo non siamo così convinti che il male che vediamo per primo negli altri è proprio quello che alberga più frequentemente dentro di noi, come ci dicevano i grandi esperti di spiritualità dei primi secoli della tradizione cristiana”. Difatti “i pensieri hanno una loro forza, una loro consistenza, una loro densità, e così ci capita di diventare ciò che pensiamo”. Tuttavia, “quando questi pensieri appartengono alle convinzioni legate al nostro modo di leggere la storia, piuttosto che alla forza liberante del Vangelo, entriamo in un vortice da cui facciamo sempre più fatica ad emanciparci e perdiamo la libertà, quella di essere noi stessi, ma anche quella di aprirci ad una parola che salva e libera, come quella di Gesù”.
