Editoriali
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Un mare...rosso sangue

L'editoriale del Direttore. "Nello stesso mare il sangue dei migranti e dei disperati per i quali papa Francesco ha pianto, si mischia con quello di tanti fratelli cristiani".

Un mare...rosso sangue

Voglio chiedere scusa ai lettori se questa volta la mia penna calca più duramente il foglio. Sono addolorato come non mai nel vedere e rivedere le immagini tristi trasmesse dai telegiornali. Il nostro mare era già un cimitero, ora è irrorato dal sangue di cristiani sgozzati dall’odio. Nello stesso mare il sangue dei migranti e dei disperati per i quali papa Francesco ha pianto, si mischia con quello di tanti fratelli cristiani. Quel sangue ha lo stesso colore, che sia di cristiani o di musulmani, il nostro ma è stanco di ricevere corpi. Si leva un grido di dolore, acuto, come quello udito in Rama: Rachele piange ancora i suoi figli e non vuole essere consolata perché non sono più. É veramente doloroso vedere scene di intransigenza religiosa, di violenza e terrore mascherate dalla vendetta contro i presunti “crociati” di turno ai quali far pagare le colpe dei padri o quelle dei deboli sui quali scatenare la rabbia per la cattiverie e le ingiustizie dei forti. Basta a questa violenza organizzata o sporadica, di cellule o di schegge impazzite. Con in mano il Vangelo e la forza della fede che ha fatto dire al vicario apostolico di Tripoli “non scappo, io resto con i miei fratelli cristiani!” E' giunto il momento che si fermi la mano omicida di Caino, di chi non accetta dialogo e democrazia, libertà religiosa e mano tesa. Sembrano resi vani tutti i passi di pontefici, di associazioni, di laici e di credenti, di momenti di preghiera e di progetti di solidarietà. Non sono stati vani ma il nostro cuore è stretto da una morsa quella che può facilmente alimentare la repulsione per l’altro, per chi doverosamente va invece accolto ed amato. Dobbiamo continuare ad offrire mano tese e braccia aperte ma non possiamo non dire il nostro no al terrore e alla violenza, non possiamo che invocare da Dio la pace ma chiedere alle istituzioni il giusto e forte impegno contro il male in casa nostra e oltre i nostri confini. La guerra è alle porte di casa e mentre sentiamo le solite lagne e le discussioni romane la Sagunto della nostra civiltà rischia, ancora una volta, di essere espugnata. Cosa ci vuole una nuova Lepanto? Prendiamo in mano la nostra arma, il Rosario. Altro oggi non so dire.

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