Chiese di Calabria
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Le Linee Guida "No ad ogni forma di mafia" dei Vescovi calabresi

Il documento per un “sentire e agire comuni” del clero, dei consacrati e dei fedeli laici delle Diocesi di Calabria. "Ogni persona umana, anche se si fosse lasciata infettare dalle mafie nelle loro continue metamorfosi, è chiamata al cambiamento e al ritorno al vero Dio, Padre misericordioso".

Parole chiave: vescovi calabresi (1), linee guida (2), 'ndrangheta (8), mafia (8)
Foto d'archivio tratta dal portale www.calabriaecclesia.org

“No ad ogni forma di mafie! Linee guida per un “sentire e agire comuni” del clero, dei consacrati e dei fedeli laici delle Diocesi di Calabria”. È questo il titolo del documento diffuso il 17 settembre e realizzato dalla Conferenza episcopale calabra. Le Linee guida nascono l’obiettivo di “promuovere e sostenere i tanti movimenti e gesti positivi delle nostre Comunità cristiane nel contrasto della prassi ’ndranghetista contraria al Vangelo e di indicare, con l’annuncio di liberazione da ogni forma di male, i principi etici per il superamento delle tendenze negative”. I Vescovi calabresi, che richiamano i precedenti documenti in tema, evidenziano che “in questo nostro impegno proseguiamo con coraggio, nella consapevolezza prioritaria che, di fronte a qualsiasi genere di male, peccato, strutture di peccato, che le mafie presentano, il popolo cristiano crede che esiste sempre una risorsa dall’alto: la possibilità di scegliere di non arrendersi mai, anche di fronte a ciò che corrode il campo del buon grano del Signore”. Considerando il “peso della zizzania mafiosa”, i presuli delle Chiese che sono in Calabria constatano che “gli atteggiamenti e i comportamenti mafiosi spiccano in modo particolare per la loro virulenza, per la ferocia e l’efferatezza dei mali perpetrati”, nonché per “il profondo radicamento in certi sostrati culturali o pseudoculturali, e per la gravità e l’estensione delle ricadute sociali ed economiche”. Per questo le Linee Guida sono uno “strumento operativo comune, per coltivare senza posa l’azione corale del rinnovato annuncio della forza del Vangelo in vista della conversione dei mafiosi e dei corrotti”. Infatti, “scopo ultimo – scrivono i Vescovi -non è sradicare la zizzania dal campo: quest’opera, riservata unicamente al Signore e alla fine dei tempi, non compete né alla Chiesa di Cristo né al singolo cristiano”; i Vescovi intendono “suscitare nei soggetti, anche se autoesclusi dalla comunione ecclesiale a motivo dei loro peccati”, nello specifico “riconducibili a quelli di mafia”, “un moto di pentimento, di conversione, di riparazione e di adesione a forme che aiutino a mettere in atto un contro-movimento di ritorno a Cristo e alla sua parola”.

“Ogni persona umana, anche se si fosse lasciata infettare dalle mafie nelle loro continue metamorfosi, è chiamata al cambiamento e al ritorno al vero Dio, Padre misericordioso. Ribadiamo, perciò, chiaramente l’incompatibilità assoluta tra mafie e Vangelo, tra tutte le forme di mafie e l’essere cristiano”. È quanto scrivono i Vescovi calabresi nelle Linee guida. I presuli constatano che “le mafie esistono in Calabria nonostante ogni dichiarazione contraria o omertosa” e che “hanno volti, nomi, cognomi, appoggi, collaborazione, silenzi conniventi”, e che “la manovalanza delle mafie viene ancora ricercata, infatti, tra adolescenti e giovani”, nonché il fatto che “le mafie trovano terreno fertile perfino in certuni contesti religiosi”. Ponendosi “sull’onda lunga di papa Francesco” e sul suo messaggio pronunciato nella visita a Cassano all’Jonio nel 2014, nonché richiamando più volte la necessità di una “nuova evangelizzazione”, i vescovi calabresi ricordano che “soltanto la giustizia, unita alla misericordia, è in grado di redimere la persona umana, conservandone sempre la inviolabile dignità, perché non c’è vera giustizia senza perdono”. Da qui – per i Vescovi calabresi – “la necessità di generare, come Chiese particolari, in sinergia con le altre agenzie educative territoriali, un grande progetto educativo alternativo”, che “affronti alla radice la questione e susciti applicazioni concrete”. Per i presulei – infatti – “occorre ripartire con decisione dalla formazione delle persone fin dalla tenera età, sullo sfondo dei problemi socio-culturali che rendono ancora possibile la fioritura della criminalità organizzata e la tacita acquiescenza al progetto di ‘regolazione sociale’ da essa indotto”.

“L’annuncio sistematico del Vangelo”, “percorsi di catechesi per tutte le età della vita”, “attività specifiche di formazione e di prevenzione delle condotte mafiose”, “forme di sostegno a chi si libera dalle piovre mafiose”. Sono queste alcune delle “indicazioni operative per un sentire e un agire comune” proposte dai Vescovi calabresi. “La forza della carità, lo spirito di carità e di servizio verso il prossimo, soprattutto se più debole o indebolito dal peccato di mafia, ci sembra oggi l’annuncio più convincente del Vangelo di Cristo” – scrivono i presuli calabresi -. Dando alcune norme pratiche per la scelta dei padrini e delle madrini, i Vescovi ricordano ai sacerdoti che “dobbiamo avere il coraggio di dire no a chiunque perseveri in convincimenti e comportamenti contrari alla legge di Dio, oltre che contro le leggi umane”. Ma “ancora prima – scrivono - pensiamo a dei percorsi di riscatto, redenzione, recupero, formazione e catechesi per queste persone”. Relativamente alle feste patronali e religiose, i presuli hanno disposto che “la composizione dell’elenco dei portatori sia frutto di un preciso e attento discernimento comunitario”, che “elimini in partenza motivi di criticità in ordine alla condotta dei singoli”, e auspicano che “i festeggiamenti rispettino l’indole religiosa della festa, e siano comunque improntati alla sobrietà e al decoro”.

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