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Fermare la violenza. Le prime pagine dei giornali dicoesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, riflettono sulle notizie agghiaccianti che arrivano quotidianamente. "Preoccupa - rilevano le testate - la sfida con il terrorismo che macina morti e propaganda politica e ormai bussa alle porte dell'Occidente". E ancora: "Davanti al terrorismo bestiale, non ci si deve lasciare prendere la mano da reazioni da colpo su colpo. Si deve cercare un quadrante di rifermento dignitoso per l'uomo e per le nazioni".

Fermare la violenza. Le prime pagine dei giornali dicoesani

“Sono orrori quelli perpetrati dall’Isis”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, riflettono sulle notizie agghiaccianti che arrivano quotidianamente. “Preoccupa - rilevano le testate - la sfida con il terrorismo che macina morti e propaganda politica e ormai bussa alle porte dell’Occidente”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: immigrazione, situazione in Italia, educazione, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.

Terrorismo islamico. “Violenze inaccettabili”. È il giudizio che accomuna le diverse riflessioni su quanto sta avvenendo nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), commenta: “Non è possibile accettare che succedano nel mondo violenze del genere!”. “Davanti al terrorismo bestiale, non ci si deve lasciare prendere la mano da reazioni da colpo su colpo. Si deve cercare a più non posso un quadrante di rifermento dignitoso per l’uomo e per le nazioni. Il kalashnikov o il missile non sono le modalità… adeguate per comporre le tensioni e i conflitti. Se così fosse, ritorneremmo dentro la giungla. L’umanità si merita di più, molto di più e di meglio”, sostiene Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì). “Il moltiplicarsi di stragi, attentati e assalti operati da fanatici terroristi islamici in Europa rende di drammatica attualità il profilo degli attentatori: quasi tutti sono giovani appartenenti a famiglie musulmane, nati o cresciuti nel nostro continente, a volte anche di origine europea convertiti alla fede in Allah”, ricorda Andrea Ferri, direttore del Nuovo Diario Messaggero (Imola). È preoccupato Giuseppe Rabita, direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina) di fronte all’ipotesi di un’invasione dell’Isis anche in Italia: “Le autorità rassicurano: in Italia non c’è pericolo, l’allerta è massimo. Probabilmente sarà così, ma non mi sembra che saremmo in grado di fronteggiare una offensiva armata con le nostre capacità militari”. Vita Nuova (Trieste) ricorda che dai civilissimi Paesi d’oltralpe “provengono migliaia e migliaia di terroristi e assassini: islamici sì, ma nati e cresciuti nelle società europee”. Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), rammentando che il 30° anniversario del Nuovo Concordato tra Santa Sede e Governo italiano, è caduto “in un momento terribile per la libertà religiosa nel mondo: gruppi di estremisti si fanno scudo della religione islamica” e “per i propri fini uccidono, violentano, schiavizzano persone e popolazioni nel vicino oriente, in Africa spingendosi fino al cuore dell’Europa”, ritiene che “questa drammatica concomitanza deve far riflettere gli europei, freddi e distaccati verso le proprie radici e identità cristiane, incapaci di elaborare una risposta comune nei confronti dell’uso violento della religione praticata da altri”, con l’invito a non lasciare “il vuoto religioso nella propria coscienza e in quella civile, pericolosissimo perché, come ogni vuoto, tende ad essere riempito da altri e di non rimanere inerti di fronte alle vittime di questa immane devastazione”.

Immigrazione. La situazione d’instabilità e terrore in Medio Oriente fa ingrossare il numero dei profughi, che tenta di fuggire, approdando in Italia: “La questione profughi sta diventando uno degli indicatori paradigmatici della nostra civiltà e di quanto la capacità di accoglienza sia ancora uno dei tratti caratterizzanti le nostre comunità. Purtroppo dobbiamo notare che al riguardo tira una brutta aria”, ammette Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza). “Quello dell’immigrazione è un banco di prova cruciale della volontà di vivere veramente in una ‘unione’. Molto di più si può fare anche nel nostro Paese. Invece di gridare istericamente al pericolo e incolparci tra regioni, cerchiamo di trovare soluzioni più praticabili”, afferma Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto). Situazione migliore nell’Astigiano, dove grazie a un’intesa tra Prefettura e Provincia i profughi “presto diventeranno volontari a servizio delle comunità che li hanno accolti”, rammenta la Gazzetta d’Asti (Asti). Una riflessione sull’Europa, in questi frangenti difficili, per Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo): “Si sono accelerati sempre di più fenomeni di emigrazione e di spostamento di folle di persone di tutte le provenienze e nessuno è riuscito, non dico a porre rimedio, ma solo a proporre uno straccio di progetto europeo per salvare la gente in fuga dalla guerra e dalla fame e per difendersi da avventurieri e terroristi”.
La situazione in Italia. Com’è la situazione in Italia? “Il nostro modesto parere è che, in effetti, sia in corso uno straordinario sforzo riformatore, ma che l’esito di tale processo sia troppo condizionato dalla complessa macchina burocratico-amministrativa che è chiamata ad attuarlo”, osserva Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli). “Nei partiti italiani la pace non esiste. Forse è segno di democrazia, ma forse talvolta è più semplicemente il tentativo di trarre da ogni situazione qualche vantaggio di partito o personale”, rileva Giovanni Barbieri, vicedirettore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli). La disoccupazione è un altro dei mali che affliggono l’Italia: “Sobrietà, sostenibilità, equità sono tre principi etico-culturali che potrebbero guidare positivamente e con frutto una nuova impostazione politica, economica e finanziaria e di conseguenza anche una politica del lavoro che sappia unire nel migliore equilibrio possibile diritti e doveri di dipendenti e imprenditori”, è il parere di Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia). Ricordando l’accordo raggiunto tra Italia e Svizzera che pone fine al segreto bancario nella Confederazione, Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), sostiene: “In Paradiso non ci sono banche, né soldi; di là nessuno può portare altro che i propri meriti e l’onestà della coscienza”. “L’aver sottratto risorse allo Stato con il mancato pagamento delle tasse - coloro che sono a reddito fisso lo fanno regolarmente ogni mese - rappresenta un insulto alle persone che, magari, sono andate a sentire un concerto, hanno assistito ad uno spettacolo o hanno comprato capi griffati”, rincara Marco Caramagna, direttore della Voce Alessandrina (Alessandria). “In Italia, secondo Il Sole 24 Ore, ci sono 203mila ricchi, che possiedono a testa oltre un milione di dollari, mentre, secondo la Caritas, un cittadino su tre è in situazione di precarietà. La crisi allarga ogni giorno il divario tra poveri e ricchi e crea un mondo sempre più ingiusto”, sottolinea Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro). Conseguenza della crisi è l’aumento della disoccupazione, tra giovani, ma anche padri di famiglia: “Questa condizione, che è una vera emergenza sociale, dovrebbe spronare coloro che hanno delle responsabilità sociali a tutti i livelli”, rimarca Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logurdoro (Ozieri). E a chi si ribella all’euro l’Eco del Chisone (Pinerolo) risponde che per noi “l’orizzonte finale potrebbe anche essere il fallimento dello Stato italiano”.

Vita, educazione e informazione. Il rispetto della vita, l’ideologia del gender, il ruolo dell’informazione: sono tra gli argomenti affrontati negli editoriali. Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), riprende “l’allarme lanciato dai vescovi europei” sulla “maternità surrogata”: “Le vittime sono loro, le ‘madri per conto terzi’, ma anche i bambini nati da questa procedura”. A proposito dell’incontro “Educati da chi?”, Francesca Cipolloni, direttore di Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia), dipinge un affresco dell’Italia: “Un’Italia in cui, se i genitori hanno il coraggio di protestare per un’insufficienza in matematica, altrettanto dovrebbero indignarsi per gli ormai famigerati opuscoli approvati da un Governo che nessuno ha votato democraticamente, ma che investe soldi in carta straccia, quando realmente nel bagno della classe ‘manca la carta igienica’”. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche), commentando lo stesso convegno, ammette: “In tutta la vicenda ciò che a me addolora, e penso non solo a me, è che l’Onu e l’Ue abbiano avallato l’ideologia del ‘gender’”. Partendo da un convegno sull’informazione alla sala delle Capriate, alla quale ha partecipato padre Francesco Occhetta, Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), afferma: “Emerge un ruolo e un compito nuovo per gli organi d’informazione, in particolare quelli senza l’assillo della quotidianità come il nostro. Essere in grado di costruire e ricostruire la memoria, perché questa rischia di essere sempre più labile e inconsistente”. Il Popolo (Tortona) rilancia un editoriale di Francesco Zanotti, pubblicato dal Sir, sulla campagna “Meno giornali, meno liberi”: “Tutta questa mobilitazione narra con estrema chiarezza il pericolo incombente: sono davvero numerosi i giornali a rischio chiusura, settimanali diocesani compresi”.

Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca locale. Pavia “è una città in cui la qualità generale della vita resta buona”, eppure “offre l’impressione di un bel fiore che sta sempre più appassendo con il trascorrere del tempo”, denuncia Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), che invita ad avere “uno scatto d’orgoglio”. Problemi ha anche Parma, che “non è più l’isola felice in cui ci si era illusi di vivere”, evidenzia Maria Cecilia Scaffardi, direttore di Vita Nuova (Parma). “Oggi Avellino non ha più una propria immagine, non ha più un luogo simbolo, non esiste una cartolina da poter inviare ad amici per dire con orgoglio: questa è la mia città!”, lamenta Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), che pur non assolvendo il sindaco dalle sue colpe, avverte: “La realtà è che siamo tutti responsabili, fatta eccezione, forse, per coloro che potranno mostrare di aver fatto veramente qualcosa, in maniera gratuita, per il bene di tutti!”. Per coprire un buco di bilancio, “la Giunta comunale di Livorno ha programmato di portare in approvazione al Consiglio comunale una manovra di riequilibrio del bilancio comunale che prevede l’innalzamento allo 0,8% dell’aliquota Irpef da applicare a tutti i cittadini livornesi, indipendentemente dal reddito che percepiscono”, denuncia Nicola Sangiacomo, vicedirettore della Settimana (Livorno). Di come rilanciare il territorio si occupa Vita Casalese (Casale Monferrato): “Prodotti di eccellenza, paesaggi, cultura e saper fare: potrebbero essere queste le parole chiave per la promozione internazionale del Monferrato”. La Valsusa (Susa) ritorna sulla Tav: “Mentre i governi danno via libera ai lavori, in Valle di Susa continua a essere forte la protesta”. Della frana che ha causato un morto scrive Kaire (Ischia): “Mentre si continua a parlare e a dibattere, l’isola cade a pezzi, su sollecitazione della natura che qui si mostra matrigna”.
Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Nelle parole del Papa, scrive Alberto Margoni, direttore di Verona Fedele (Verona), “affiorano sempre attuali i grandi temi della dottrina sociale della Chiesa e della morale cattolica, che recuperano così la loro autentica radice biblica e spirituale, che spesso rischiamo di dimenticare”. Sulle pagine di Vita Diocesana Pinerolese (Pinerolo) il vescovo Pier Giorgio Debernardi ricorda il 50° anniversario della prima Messa in italiano: “È innegabile il rinnovamento spirituale prodotto in mezzo al popolo di Dio. Resta però ancora molto cammino da fare per realizzare una fruttuosa partecipazione, soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia”. Gettare “giù la maschera” per Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), è un esercizio valido per tutti, non solo all’interno della Chiesa: “Questo discorso fatto in tempo di Quaresima - che dovrebbe avere archiviato il carnevale - è rivolto a tutti, e serve per ricordare che solo nella verità, sincerità e onestà intellettuale e morale si costruisce ‘la vita buona del Vangelo’, e una società degna di essere abitata e sostenuta in un cammino di progresso”. In Quaresima, “vedere, giudicare, agire” è “una metodologia ben collaudata. Ma fino a che punto viene praticata? C’è tra noi chi ha responsabilità, chi sa scrivere, chi ha strumenti per fare cultura e far circolare idee, chi sa pregare… In ogni caso è vietato stare alla finestra a guardare! Non possiamo non assumerci responsabilità”, avverte dalle pagine di Montefeltro (San Marino-Montefeltro) il vescovo Andrea Turazzi. Il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina) sottolinea che “il Papa ci ricorda che il cammino della Quaresima è doppio, ‘a Dio e al prossimo’, e ha a che fare con evidenze molto concrete. Con le nostre giornate di lavoro, con il nostro stare in mezzo agli altri, senza divisioni e ‘doppie vite’”. “Il tempo di Quaresima è momento di riflessione e silenzio per ogni cristiano. Nell’epoca della comunicazione del flusso continuo e infinito, nella stagione degli orrori quotidiani e della rassegnazione diffusa, spegnere ogni dispositivo elettronico e surrogato meccanico, ci aiuterà a trovare pause di riflessioni interiori, saggezza e profondità spirituali”, suggerisce Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino). In questo tempo liturgico forte, osserva Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), “accoglienza, solidarietà e dialogo” sono “tre esperienze che ci chiedono di metterci in cammino, di spostare un piede in avanti, spostare per un attimo il nostro baricentro”. Per Salvatore Coccia, direttore dell’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri), “il tempo di Quaresima è certamente un momento ‘forte’ di riflessione e di azioni conseguenti, di testimonianza autentica, d’incontro, di dialogo aperto e sincero, di coinvolgimento (compassione), di ‘non aver paura del Vangelo’, di ‘metterci la faccia’”. “È stata una bella assemblea, partecipata e attenta, quella che domenica scorsa ha votato le proposizioni sinodali su ‘Evangelizzazione e vita sacramentale della parrocchia’”, ricorda Marco Piras, direttore dell’Arborense (Oristano), evidenziando che “ora occorre rimboccarsi le maniche per tradurre le parole in progetti e proposte concrete”. Come vivere il Vangelo in tempo di cambiamenti? È la domanda a cui cerca di rispondere Logos (Materia-Irsina): “Il movimento non è quello della chiusura difensiva, ma dell’uscita. Senza paura di perdere la propria identità, anzi facendone dono agli altri”. “Qual è il rapporto tra l’intelligenza che pensa e il cervello? L’intelligenza si serve del cervello per pensare, ma non pensa con il cervello. Si spiega allora perché, in caso di una grave lesione del cervello, l’intelligenza non può pensare. Poiché intelligenza e cervello, spirito e materia sono profondamente uniti non si può pensare senza cervello. L’intelletto non pensa con il cervello. È lo spirito la causa vera del pensiero. Il cervello ne è lo strumento. Per questo l’uomo è un essere spirituale. È anima e corpo insieme”, è la riflessione di Bruno Cescon, direttore del Popolo (Pordenone). Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) segnala, infine, il convegno promosso dalla diocesi sabato 7 marzo per “la promozione e il coordinamento di interventi in favore delle persone diversabili finalizzati all’avviamento e inclusione nel mondo del lavoro”.

Fonte: Sir
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