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Guerra russo-ucraina: le reazioni dei leader mondiali

L'invasione della regione ucraina del Donbass da parte della Russia di Putin ha suscitato lo sconcerto e l'indignazione dei principali leader mondiali. 

Guerra russo-ucraina: le reazioni dei leader mondiali

In guerra ogni ora vale un secondo, ogni minuto vale un attimo. Neanche il tempo di svegliarsi con la notizia che la Russia ha invaso l’Ucraina, nello specifico la regione del Donbass, che già si corre a contare le vittime e a mettere in salvo chi ancora è vivo. Esplosioni a Kiev, truppe russe a Mariupol e Odessa, attacchi che arrivano anche dal mare: chissà se tra qualche decennio si parlerà di terza guerra mondiale o di “semplice” – tra mille virgolette – conflitto russo-ucraino. Né le parole di Putin, che ha parlato di voler avviare un’opera di de-nazificazione, sono state rassicuranti – anche se in tempi di belligeranza non esiste usare un simile aggettivo: «Ci saranno conseguenze mai viste se qualcuno interferirà con la nostra decisione». Decisione dalla quale si è velocemente tirato fuori il premier bielorusso Lukashenko, le cui truppe apparentemente sembrano aver partecipato al primo round di attacchi.

Le prime nefaste conseguenze, nel frattempo, si sono viste sull’economia: il rublo ucraino è crollato a -7,8% sul dollaro dopo la notte di bombardamenti, di sangue e di luci tetre sul cielo di Kiev, la stessa Kiev da cui, oggi, chi ne ha la possibilità, scappa disperato. Non va meglio a Mosca, dove la borsa è precipitata addirittura a -50%.

E non basta la condanna, unanime, di Unione Europea e di tutti i capi di stato e di governo più importanti al mondo. Il primo a esprimersi è stato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha parlato di attacco ingiustificato di cui la Russia dovrà rendere conto. A seguire, la reazione di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea: «Non permetteremo a Putin di distruggere l’architettura di sicurezza che ha dato pace e stabilità per molti decenni. Non si sottovaluti la forza delle nostre democrazie». E ancora: «La guerra in Ucraina è una catastrofe per il nostro continente, ci accorderemo per un pacchetto massiccio di sanzioni», parole di Boris Johnson, leader della Gran Bretagna, il quale ha chiesto con urgenza la convocazione di un vertice NATO. «La Russia pagherà un prezzo molto amaro, non possiamo più dipendere dalla loro energia», ha tuonato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ultimo in ordine cronologico, ma non per importanza, il nostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi: «Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi e il nostro vivere da liberi». Persino la Turchia di Erdogan ha condannato l’operazione militare in corso, definendola “inaccettabile e ingiusta”. L’unica nazione che ha giustificato l’azione di Putin? La Cina di Xi Yinping, che, tramite il proprio Ministro degli Esteri, ha parlato di “preconcetti” nell’utilizzo di una parola così forte come “invasione”, invitando le parti alla “moderazione”.

Eppure, nonostante l’immediata mobilitazione, a parole, la quotidianità in Ucraina si è cristallizzata. Lo spazio aereo sopra Kiev, Leopoli e Odessa è stato chiuso, non soltanto in arrivo e in partenza, ma anche in sorvolo, la Banca centrale ucraina ha sospeso le operazioni di trasferimento di soldi all’estero, la Polonia è pronta a chiudere il confine con la Russia, i morti ormai sono già nell’orbita delle centinaia. La finestra per avviare un dialogo si restringe con sempre più velocità. Anche questo vuol dire essere in guerra.

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