Editoriali

Si tratta di un lavoro lungo e faticoso, fatto di innumerevoli cadute e, forse, di piccoli risultati. Lo stile dovrebbe essere quello di sempre, quello insegnato e messo a punto da Gesù

Un segno di fede, un indice della cultura di un popolo. Ma per rieducare a Cristo bisogna partire dalla fede nella risurrezione, come la vissero i primi discepoli. 

Violenza nei confronti di un bimbo nordafricano in pieno centro. Cattiveria gratuita di un singolo, una valanga di solidarietà

Due totalitarismi innescano la guerra, che era cominciata tra Giappone e Cina, in Europa: nazisti e sovietici che il 1 settembre invadono e poi si spartiscono la Polonia. Ed è stato un grande polacco, che aveva vissuto l’oppressione dei due totalitarismi e scrivere, alla fine della “guerra fredda”, nell’enciclica Centesimus Annus (n. 46) che “una democrazia senza valori si converte in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come insegna la storia”. Che non è maestra di vita, ma qualcosa può insegnarci. Sì, il monito è sempre quello: in questa terza guerra mondiale a pezzi, il nemico è ancora il totalitarismo, le sue forme “aperte”, ma soprattutto quelle “subdole”. Quelle del tempo presente, anche qui, davanti ai nostri occhi, nel nostro vissuto quotidiano.

L’enorme disponibilità di contenuti e la facilità di uso e riuso degli stessi può provocare disorientamento e può farci cadere in errore alimentando così quel processo di analfabetismo funzionale che, secondo alcune ricerche, “affligge” un italiano su quattro. E che può snaturarci rendendoci diffidenti verso chi riteniamo diverso, degli odiatori seriali o dei vendicatori fai da te. Magari seguendo i proclami e le promesse del politico attrezzato (social)mediatiacamente senza renderci conto che ognuno di noi dispone degli stessi mezzi e potenzialmente delle stesse competenze. Prenderne coscienza è il primo passo per non ritornare indietro e per propagare quel bene che inevitabilmente scaturisce dalla nostra umanità.

Nulla da obiettare sul riposo, sull’aria festaiola. Tutto invece da rivedere quando sulla nostra coscienza pesano 500 persone, esseri umani come noi in balia del mare che, se le previsioni saranno azzeccate, si scatenerà in ondate alte due metri. Possiamo ignorare tutto e goderci il mare o i monti? Possiamo dissetarci e scegliere leccornie quando un uomo, proprio come noi, viene trovato in un barchino morto per gli stenti? Indubbiamente non possiamo lasciarci morire di fame e di sete per una falsa postura di simpatia, ma non dovremmo conoscere un limite? Di più: perché arriviamo a questi livelli di disumanità? Perché la nostra percezione della realtà è ottusa? Perché chiudiamo gli occhi e le orecchie agli eccidi, alle guerriglie, agli attentati? La realtà politica nostra versa in una notevole crisi, il Ferragosto che cosa porterà? Buio o luce?

E' nella storia di ciascuno e in quella della Chiesa che vive la presenza di Dio. Il triduo pasquale ci invita a una dimensione di servizio che trova il suo fondamento in Gesù che ama fino alle estreme conseguenze

Il papa esorta i giovani a correre nella fede accompagnati dai santi sentendosi fortemente amati

Più che commentare il Papa, operazione che ritengo presuntuosa, mi pare importante dedicarsi alla lettura del testo. Con il cuore libero: dalle paure rispetto a questo tempo, perché anche oggi il Signore parla (lo disse Isaia al popolo in un contesto non facile – Is 55, 6); libero dalle incertezze rispetto ai giovani, perché anche in essi c’è il sigillo della creazione e anche nel loro cuore c’è il soffio dello Spirito; libero dai pregiudizi che nascondono le fragilità attorno alle quali ci illudiamo di costruire fortezze inattaccabili.

Se sparisce il padre sparisce anche ogni responsabilità, e costruiamo un mondo di bambini perennemente litigiosi o di irosi (pre)adolescenti, adulti solo all’anagrafe. Un mondo ove nessuno più si fa carico di nessuno. E ancora, il padre è ed è chiamato a esser colui che riesce a bilanciare tra loro autonomia e riferimento a valori normativi, attenzione a sé e all’altro, libertà e responsabilità, oggettività e soggettività. Un processo educativo è tale solo grazie a questo equilibrio, e alla presenza d’un padre a sua volta in relazione costruttiva con una sposa (e madre).

Il Natale è un punto di luce che ci riporta ai ricordi di affetto, di infanzia e di famiglia. Sul Natale ciascuno di noi ha tante storie da raccontare: regali, albero, presepe, luci, babbo natale, centri commerciali… Piazze, case, strade e vetrine illuminate ci richiamano e ce ne svelano l’importanza. Troppe sono le attività che si svolgono, le preparazioni, le corse, tanto da farci scordare il festeggiato: Gesù Cristo. L’Emmanuele, il Dio con noi, che ha diviso la storia in: a.C. e d.C. L’origine pagana della festa minaccia sempre la sconsacrazione del Natale, ed è proprio per questo che risulta importante ricordare e chiarire che il Natale significa “la nascita di Gesù”. Dunque augurandoci buon Natale ci auguriamo la “buona rinascita in Gesù”.

Un cambio repentino della legge metterebbe a rischio anche i posti di lavoro di migliaia di giornalisti che sono radicati sul territorio. E non è immaginabile un Paese impoverito di queste voci, sarebbe privato di apporti fondamentali al dibattito sociale e civile. Verrebbe meno un’informazione credibile sempre sul campo al di là delle tante, troppe, fake news che proliferano. Confidiamo, quindi che non si proceda al cambiamento attraverso la legge di Bilancio, ma che si apra un confronto costruttivo e aperto per continuare a sostenere il pluralismo.

Qual è stata la logica che ha portato all'elezione di ben sei nostri conterranei nella commissione? La capacità mostrata negli anni nel contrasto alla criminalità organizzata o è bastato solo essere “calabresi”?

Detto che il riferimento è imprescindibile, tuttavia è anche vero che, proprio nello spirito dell’Unione, tutto (o quasi) è negoziabile. E uno dei mandati più chiari usciti dalle elezioni del 4 marzo è proprio negoziare al meglio la posizione italiana nell’Unione europea e nell’Euro. Non è un caso che i due dossier più caldi, quelli che sono più emblematici per Lega e Cinquestelle, ovvero l’immigrazione e le politiche di spesa sociale, necessariamente presuppongono il quadro europeo. E negoziati duri, proprio anche di fronte al fatto che tutta l’Unione è sotto pressione nel quadro globale. Proprio per questo gli obiettivi possono essere centrati a patto che il soggetto, ovvero l’Italia, sia solido.

L'esperienza di Avvocato di Strada e il prossimo da servire e annunciare: è una risorsa e insegna la virtù della pazienza e della speranza. 

Vincendo la semifinale dei play off di serie C il Cosenza non ha conquistato solo il diritto di giocare la finale e di ritornare in quella Serie B ma ha, soprattutto, recuperato il valore sociale di uno sport che è capace di abbattere barriere invisibili e di includere al di là di ogni cosa. 

In un Paese confuso, in cui le diverse posizioni sul tema dei migranti non sono chiare, è emerso un attore importante che svolge un ruolo politico altrettanto rilevante: è la Chiesa cattolica che ispirata costantemente dalle parole di Papa Francesco, ha preso posizioni coraggiose sull’immigrazione. Il Pontefice è stato chiaro circa la direzione da intraprendere: accogliere i rifugiati e i lavoratori migranti è un "imperativo morale", ha detto nel mese di febbraio dello scorso anno. “Non potete chiamarvi cattolici ed essere contro i rifugiati allo stesso tempo”, ha detto ad ottobre 2017. Ha ribadito che mantenere i confini aperti a coloro che fuggono dalle guerre e dalla povertà è un dovere che deriva dalla virtù cristiana della "carità", dalla compassione verso gli altri. Dunque, mentre il populismo caratterizza il dibattito globale sull'immigrazione, Papa Francesco sostiene i migranti e i rifugiati, chiedendo alle parrocchie europee di aprire le porte all’accoglienza.

"Il Paese è tra i primi al mondo come diffusione di smartphone, le percentuali di consumo internet sono sicuramente salite, ma manca ancora una cultura della Rete solida e diffusa", dice Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Uno dei punti più elevati dell’omelia di Francesco riguarda la vicinanza come componente essenziale della verità cristiana: questa non deve semplicemente definire in modo astratto le cose, tenendole a distanza, ma, anzi, permettere di nominarle con il proprio nome, come le nomina Dio. Esiste infatti una “verità-idolo” che "usa le parole evangeliche come un vestito, ma non permette che le si tocchi il cuore", e che allontana la gente "dalla vicinanza risanatrice della Parola e dei Sacramenti di Gesù".