Editoriali
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Due firme preziose per dire che non c'è violenza in nome di Dio

Dichiarazione congiunta di papa Francesco e del Grande Imam Ahmad al- Tayyib nel Golfo Persico.

Due firme preziose per dire che non c'è violenza in nome di Dio

Le religioni non incitano mai alla violenza. Punto e basta. Anzi, punto fermo della dichiarazione congiunta firmata da papa Francesco e dal Grande Imam sunnita di al-Azhar, Ahamad al-Tayyib.
La prima giornata nel Golfo Persico del Santo Padre è già stata storica. Per la prima volta, un Papa ha varcato le colonne d'Ercole del Medioriente, abbracciando i cattolici di un'area del Pianeta che, per la sua parabola storica, occupa a giusta ragione le pagine della storia contemporanea. Con l'imam ne è immediatamente scaturito un documento comune sulla "Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune", un’appello congiunto rivolto a "tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli". Fruttificano, nel Medioriente a maggioranza musulmana, i preziosi negoziati della Santa Sede, ma più ancora il "lavoro artigianale" cui papa Francesco sta richiamando in ogni dove quando auspica il terreno comune di impegno di tutte le religioni. È il terreno della pace, della custodia del creato, dell'attenzione agli scarti della società. Come le donne, che nel documento di lunedì scorso sono in primissimo piano. Come la libertà religiosa, dono prezioso che la Chiesa post conciliare, a partire da Dignitatis Humanae, non cessa di invocare. La firma congiunta ad Abu Dhabi compendia i cammini ecumenici di Francesco, gli incontri con Bartolomeo e quelli con gli ortodossi delle Chiese autocefale. Sintetizza la sua.visita a Gerusalemme, ma anche quelle nelle Americhe, per l'abbattimento di ogni barriera, di ogni muro.
"Cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco", la richiesta dei firmatari, "smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione". No, non c'è spazio per le parole "violenza" e "Dio" nella stessa frase. Ecco cosa voleva semplicemente dire papa Benedetto XVI quando parlava a Ratisbona: "nessuna violenza in nome di Dio". La storia spiega le lezioni che già ci ha dato. Tempo al tempo.  

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