Cultura
Reliquie (6° Puntata). Titulus Crucis, simbolo di devozione cattolica

La reliquia, giunta a Roma da Gerusalemme, è autentica secondo alcuni esperti ed è un falso per altri
La tavoletta di legno apposta sulla croce di Gesù, su cui è riportata la frase “Gesù Nazareno Re dei Giudei”, testimoniata da tutti gli evangelisti, è diventata per i cristiani una reliquia sacra nota come “Titulus Crucis”. L’espressione, scritta su tre righe in tre lingue (ebraico, greco e latino) e leggibile da destra a sinistra, fu ordinata da Pilato in ossequio al diritto romano, per punire e umiliare pubblicamente il messia. Si narra che Elena, madre di Costantino, fece un viaggio a Gerusalemme tra il 326 e il 328, perché voleva visitare i luoghi della passione del Cristo. Tornando a Roma fece edificare una cappella per custodire gli oggetti sacri, che aveva recuperato in Terrasanta, tra cui il celebre “Titulus Crucis”. Si tratta della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, una copia di quella originale nel luogo santo. Altre fonti storiche, come quella risalente all’Itinerarium Egeriae del 383, attestano la presenza a Gerusalemme del cartiglio e della Croce, esposti alla venerazione dei pellegrini, confermando l’arrivo dell’oggetto a Roma in data successiva al viaggio di Elena. La reliquia, contenuta in uno scrigno di piombo con i tre sigilli di Papa Lucio II, su cui era riportata la scritta “Ecce lignum crucis”, fu scoperta dentro l’arco trionfale della Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme il 1° febbraio 1492. La notizia fu divulgata qualche giorno dopo dal cronista Leonardo di Sarzana che, in una missiva indirizzata all’erudito Jacopo Gherardi, non dubitò che si trattasse di una parte della sacra croce. Secondo alcuni è una tavoletta autentica o è una copia contemporanea all’epoca di Cristo, per altri è un falso come attestato dall’analisi del radiocarbonio, che la collocherebbe al periodo tra il X e il XII secolo. Certi studi sostengono la sua integrità, altri il fatto che la scritta sia parzialmente sbiadita nel tempo, altri ancora ritengono che alcuni pezzi sia andati dispersi. Maria Luisa Rigato, docente all’Università Gregoriana, è una convinta sostenitrice della sua autenticità, perché l’analisi paleografica ha evidenziato la corrispondenza delle lettere riportate nel Titulus con quelle in uso all’epoca della crocifissione. Sempre secondo la studiosa, il cartiglio dev’essere stato posto con la croce in una tomba regale, perché il morto era stato avvolto in un panno prezioso – la Sindone – non usato per la gente comune e, in più, l’ampiezza del sepolcro costituisce un ulteriore dettaglio attestante la presenza al suo interno di una persona distinta. Giotto, il Beato Angelico, Michelangelo Buonarroti e altri artisti dipinsero meravigliosi affreschi, nei quali compare il Cristo in Croce con il Titulus.