La Resurrezione di Cristo come Cammino di Speranza verso la Verità. Burnand e Rembrandt in mostra a Roma

Correre verso Gesù Risorto come i discepoli di Emmaus, con il cuore ricolmo di amore per Lui

Nell’ambito della rassegna “Il Giubileo è Cultura” è stata inaugurata, nella Chiesa di San Marcello al Corso a Roma, la mostra “Il Cammino della Speranza. Rembrandt e Burnand a Roma”, visitabile fino al 2 giugno. Curata da Don Alessio Geretti, collaboratore esterno del Dicastero per l’Evangelizzazione, la retrospettiva presenta due opere di eccezionale valore, realizzate in epoche diverse e incentrate sul tema della Resurrezione di Gesù: “I discepoli Pietro e Giovanni corrono insieme al sepolcro di Cristo il mattino della Resurrezione” di Eugène Burnand e “La Cena in Emmaus” di Rembrandt. Nato nel 1850 a Chateau Billens, nella Svizzera francese, da una famiglia protestante, Eugène Burnand studiò architettura a Zurigo e pittura a Ginevra, consolidando la sua formazione al seguito di Barthélemy Menn, del pittore neoclassicista francese Jean-Lèon Gérôme e dei naturalisti Pascal Adolphe, Jean Dagnan-Bouveret e Jules Bastien-Lepage. Viaggiò nel sud della Francia, tornò più volte nel cantone di Vaud, visitò Firenze e Roma, per poi stabilirsi a Versailles nel 1877. La Riforma protestante, nelle sue varianti calvinista e svizzera, aveva proibito l’ostensione delle immagini sacre, per cui le Chiese si erano progressivamente svuotate di capolavori d’arte. Il pittore svizzero, tuttavia, visse in un periodo di forte ripresa religiosa in Europa, conseguente ad una certa apertura mentale, grazie alla quale riuscì a rappresentare le tematiche bibliche. Nella sua arte preferì dare spazio all’intensità e alla profondità della visione, mantenendosi realista ed evitando di liberare l’immaginazione a se stessa. Produsse tante opere impegnative di carattere devozionale, tra cui “La preghiera sacerdotale” o “Il riposo a Betania”, ma nessuna raggiunse il successo de “I discepoli Pietro e Giovanni corrono insieme al sepolcro di Cristo il mattino della Resurrezione” (1898). Il dipinto fu acquistato dallo Stato, poi dal Musée du Luxembourg, finendo nel Louvres e da qui al Musée d’Orsay di Parigi. Il metodo seguito dal maestro, per realizzare questo quadro, si basa sul principio di realtà e sulla descrizione delle emozioni, dello stato d’animo e delle reazioni fisiche dei protagonisti. Il riferimento è al Vangelo di Giovanni, che narra la corsa al sepolcro dei discepoli Pietro e Giovanni, dopo aver ricevuto la notizia da parte delle donne della tomba rimasta aperta e vuota. I due uomini compiono questo tragitto all’alba del giorno di Pasqua, per accertarsi della Resurrezione del Messia. Sono protesi in avanti e ritratti a mezzo busto, pieni di apprensione e di stupore per ciò che vedranno. Il più anziano in primo piano è Pietro, un vecchio vestito con colori scuri e con le sopracciglia sollevate, simbolo della Chiesa spirituale, la cui mano destra posta sul petto indica il battito di un cuore, riempito dalla presenza di Gesù. Il suo muoversi si fonde alla giovinezza, alla leggerezza e ai desideri di Giovanni, in abiti chiari e con le sopracciglia corrugate, il quale tenendo le mani giunte in preghiera, in un gesto dalla forte carica emotiva, sa che c’è una meta e che la Speranza non è svanita con la morte in Croce. Alle loro spalle si intravede il paesaggio collinare palestinese, parzialmente illuminato dal sole. Il pittore gioca molto sulla psicologia delle due figure, la cui inquietudine si trasformerà, di lì a poco, in una notizia sorprendente, quando Gesù si mostrerà, si lascerà toccare, mangerà e starà in mezzo ai suoi discepoli. La bellezza di questa tela sta nel partecipare, osservandola, alla corsa per strada verso la verità, verso la buona novella, verso la Speranza, verso Dio. L’altro quadro è La Cena in Emmaus di Rembrandt Harmenszoon van Rijn, artista nato a Leida nei Paesi Bassi nel 1606, morto ad Amsterdam nel 1669, considerato tra i maggiori pittori, ritrattisti e incisori olandesi. Il suo periodo di attività coincide con quello che gli storici definiscono l’età dell’oro olandese. I Paesi Bassi, nel seicento, furono interessati da grandi aperture verso l’avvenire. Il genio fu insuperabile nella descrizione dei paesaggi e nella realizzazione di quadri di gruppo e di ritratti. Essendo molto religioso si occupò anche di immagini sacre, nelle quali trasfuse un certo fervore spirituale e una certa tensione emotiva, nonostante il protestantesimo avesse imposto la cancellazione dei riferimenti religiosi nei luoghi di culto. Fondamentale per lui fu l’indagine della realtà, trattata anche sotto l’aspetto psicologico. Nei primi anni della sua produzione artistica si abbandonò ad una tecnica morbida e accurata, in seguito sostituita da una stesura più libera e inquieta, giocata sulla vibrazione chiaroscurale della superficie pittorica. Rembrandt dà importanza al dato illuministico, che ha un ruolo compositivo, figurativo e narrativo nelle sue tele. Luci e ombre sono usate in maniera equilibrata, per accentuare la devozione nei confronti della divinità, presentata con modalità scenografiche. Il tema biblico della “Cena in Emmaus” ricorre più di una volta nelle sue creazioni. Il quadro in mostra è l’esemplare realizzato nel 1629, conservato nel Musée Jacquemart-André a Parigi. L’episodio è quello dei due discepoli di Emmaus, che riconoscono Cristo solo dopo che spezza il pane. Al centro è visibile uno dei due uomini che resta sbigottito, impaurito e con occhi sbarrati, mentre guarda la sagoma oscura di Gesù irradiata da una luce intensa. L’altro discepolo, dopo aver riconosciuto il Messia, è sovrastato da un’incontrollabile concitazione e si butta ai suoi piedi, facendo cadere la sedia. La scena, quasi dipinta in maniera monocromatica, presenta un ambiente povero e spoglio con poche suppellettili. Si vede a malapena il pane che il Signore ha in mano, si nota la sua sacca di viandante appesa al muro e, nella sezione buia a sinistra, si intravede una cuoca intenta alle faccende di casa, illuminata da una luce non molto forte che equilibra quella posta in primo piano, e che conferisce profondità al quadro. L’intento del pittore olandese è quello di esaltare la doppia natura umana e divina di Gesù, calando il Trascendente nel contesto della realtà domestica.

BUONA PASQUA