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'Parlami d'amore', il glossario di Rossana Muraca

Ad accompagnare l'autrice, la psicologa Ilaria Albano e i ragazzi della Scuola del fumetto di Cosenza

'Parlami d'amore', il glossario di Rossana Muraca

I rapporti interpersonali nell'era social: le chicche di Rossana Muraca nel suo blog Il mio Mark Caltagirone
Con l'avvento dell'era social è nato un nuovo modo di vivere le relazioni sociali, l'amore e i rapporti amicali, che diventa realtà attraverso la chat. La giornalista calabrese Rossana Muraca, nota già per la pubblicazione del libro 'Il mio Mark Caltagirone (sotto l'albero)"- edito da Teomedia, ha voluto continuare a coltivare il suo progetto creativo con il glossario- zibaldone "Parlami d'Amore". La abbiamo intervistata

Cosa ti spinge a scrivere di donne e uomini? Chi o che cosa ti ha offerto lo spunto? Vicende autobiografiche? Oppure hai incontrato qualcuno dei tuoi personaggi e hai deciso di dargli vita letteraria?
Amo raccontare storie. La complessità e la vulnerabilità della figura umana mi affascina molto, così come trovo interessante osservare i cambiamenti della società. Sono una che “sente” e comunica ciò che prima intuisce e poi vede. La rubrica: Il Mio Mark Caltagirone, diventata un libro e poi un progetto creativo ed emozionale, nasce da me e con me. Nelle storie ci sono anch’io altrimenti non sarei arrivata al cuore delle persone. I personaggi che prendono vita, partono da un mio “Mark” che poi è diventato il Mark di tutti. È stato un esperimento di autoanalisi, consapevolezza e voglia di raccontare con leggerezza argomenti “scomodi” in cui ci siamo imbattuti tutti. Non a caso ogni personaggio è accompagnato dall’hashtag #aciascunoilsuo. Ci tengo a precisare che non è solo però un libro che parla d’amore. È un libro che fa riflettere su come Mark Caltagirone possa rappresentare il concetto stesso di una società che vive su due binari: reale e virtuale. Oggi più che mai con la pandemia in corso abbiamo assistito anche a come il digitale abbia scavallato il reale, imponendoci un modo di comunicare non più fisico.

A tuo avviso, qual è il ruolo di una scrittrice? Una che crea i personaggi e diventa regista, o una che incontra per caso un personaggio e lo segue?
Non so se sono una vera e propria scrittrice, sono una giornalista che analizza i fatti e li mette su carta. Il mio libro nasce perché avevo delle cose da dire, da raccontare, da comunicare. Se dovessi appropriarmi della definizione di scrittrice, mi definirei: una scrittrice con l’urgenza di scrivere. In generale penso che non si scriva a comando. Si scrive per passione, si scrive come sfogo, si scrive per informare.

Cosa rappresentano per te le relazioni interpersonali? Pensi che siano distaccate o ancora esiste un margine di sentimentalismo?
La pandemia da Covid 19 ci ha messo alla prova interrogandoci sull’importanza delle relazioni umane. Non può essere vita quella costruita nella bolla di casa nostra senza legami ed emozioni reali. Il mondo virtuale ha permesso di tenere in caldo i rapporti ma vivere le persone ha tutto un altro valore. Io vivo degli altri e con gli altri e mi piace molto condividere il bello e il brutto di me. Il sentimentalismo oggi si è trasformato diventando amore postato, fotografato, spettacolarizzato ma vissuto poco. L’amore da sempre fa paura per i rischi ai quali ci espone, ma possiamo accontentarci solo di un fake boy che chatta ma non fa mai i fatti? Sono una romantica (niente a che vedere con una principessa delle favole) e voglio credere che si uscirà prima o poi dalle logiche “mi ha visualizzato, mi ha scritto”. Credo che ci vorrebbe un amore misto al bene, quello sì che durerebbe!

"Il mio Mark Caltagirone (sotto l'albero)" è il tuo libro di esordio. Sotto la veste analitica quali caratteristiche umane ti hanno entusiasmato di più e quali meno?
Il mio Mark Caltagirone (sotto l’albero) è stato il mio primo libro, nato inaspettatamente, un po' come una bella storia d’amore. È stato un viaggio alla scoperta del mondo maschile, supportata da un Comitato di amiche che mi hanno raccontato le loro esperienze personali. Tutti i personaggi, di cui ne ho raccontato i difetti, a volte anche buffi, convergevano nell’identikit del Mark 2.0, uomo timoroso dell’amore, sempre sfuggente, tirchio, esteta, immaturo e messo in difficoltà da una donna sempre più determinata. Analizzare questi comportamenti, vissuti anche in prima persona, mi ha permesso di fare anche un mea culpa sulla Pamela odierna che poi è diventata lo spunto principale della seconda parte del progetto creativo.

Hai altri progetti in cantiere? Se sì, vuoi dare qualche anticipazione e soprattutto chi ti sostiene?
Il mio Mark Caltagirone è un progetto che cambia e si arricchisce di una rete creativa che permette di costruire spunti di discussione interessanti. Esiste un blog: www.ilmiomarkcaltagirone.it e tutti i giovedì sui miei canali social continua l’appuntamento con la rubrica. Ora, sono alle battute finali del glossario: “Parlami d’Amore 2”, al cui interno è possibile trovare termini e parole nate nei social, nel mondo dei media e della tv. Mi piacerebbe che Il mio Mark Caltagirone fosse un’occasione importante per parlare di educazione sentimentale tra i giovanissimi. In cantiere c’è un nuovo lavoro. Punterò ad approfondire attraverso dei racconti il mondo femminile e sarò accompagnata in questa nuova avventura da Ilaria Albano, psicologa che si occupa di empowerment e di stereotipi di genere e dai ragazzi della Scuola del Fumetto di Cosenza.

La tua scrittura occupa il tempo e lo spazio in maniera creativa. È una scelta studiata a tavolino o ti viene spontaneo utilizzare un linguaggio colloquiale, giovane e “della porta accanto”?
Non studio nulla a tavolino, altrimenti non potrei essere una creativa! La mia scrittura e il mio linguaggio è come un flusso di coscienza, in cui ci sono io, la me più istintiva, il mio mondo, i miei interessi, i miei studi. Io scrivo generalmente per come sono e spero questo si possa intuire leggendomi e possa lasciare traccia della mia persona!

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