Home
stampa

Il papa ha esortato i vertici dell’emittente statale a usare i canali di informazione per diffondere la verità

Un secolo di storia della Rai

La società radiotelevisiva pubblica deve condividere valori e saper stare accanto alle famiglie, promuovendo il dialogo 

Un secolo di storia della Rai

Un doppio anniversario importante per l’Italia e, in particolare, per la Rai: un secolo di annunci radiofonici e 70 anni di piccolo schermo. Il servizio pubblico radiotelevisivo nasce nel 1924 come Unione Radiofonica Italiana (URI) per la gestione del servizio radiofonico nazionale, che diventa Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) nel 1927, Radio Audizioni Italiane (RAI) nel 1944, quindi Rai - Radiotelevisione Italiana nel 1954. In questi anni si è fatta tanta strada nel settore della comunicazione. Oggi l’informazione evolve rapidamente secondo i ritmi del mondo digitale e della cultura globale, in concomitanza con una trasformazione costante dell’intrattenimento che assume aspetti e forme diverse, in base ai gusti e alle richieste degli spettatori. Radio e televisione hanno segnato un’epoca diventando fari di speranza per milioni di italiani che, grazie a questi mezzi, hanno potuto estendere il loro sguardo sul mondo. Programmi popolari, storici conduttori, canzoni e suoni hanno reso la radio un mezzo capace di costruire il costume nazionale, assumendo l’aspetto di un vero e proprio “teatro della mente” in cui chi ascolta è parte attiva come chi parla dietro i microfoni. Chi lavora in radio deve elaborare un pensiero, immaginare come comunicarlo e trasformare le parole in immagini nella mente dell’ascoltatore. Una rivoluzione nella riproposizione dei contenuti è stata innescata il 3 gennaio 1954, quando la Rai inizia a mandare in onda le sue prime trasmissioni televisive influenzando, in modo decisivo, la quotidianità del pubblico a casa. Per celebrare un secolo di storia di quest’emittente Papa Francesco ha ricevuto in udienza, lo scorso 23 marzo nell’aula Paolo VI, i dirigenti e il personale della Rai. Bergoglio ha sottolineato, nel suo lungo messaggio, che il servizio pubblico deve continuare a soddisfare le richieste e i bisogni dei telespettatori e dei radioascoltatori, assicurandogli un certo pluralismo informativo, dando spazio agli ultimi e combattendo le fake news. “I media influiscono sulle nostre identità, nel bene e nel male” ha detto il pontefice. Il servizio offerto dalla Rai deve continuare a incidere sul territorio nostrano con un’apertura universale, “senza diventare localista, nel rispetto e nella promozione della dignità di ogni persona e, per questo, è un contributo alla verità e al bene comune che assume risvolti precisi nell’informazione, nell’intrattenimento, nella cultura e nella tecnologia” ha aggiunto il Santo Padre. I mass media sono al centro degli interessi di Francesco sin dalla sua nomina ufficiale nel 2013. Nell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” (2013), avvertendo sui rischi di una comunicazione spesso tendenziosa nutrita dalle fake news, il papa ribadisce i principi di autenticità e di pragmaticità sui quale deve basarsi un’informazione scevra da manipolazioni politiche. E proprio questo è quello che ha voluto rammentare ai vertici della tv pubblica, che sono chiamati in prima persona a cercare, a diffondere la verità e a non inseguire ideologie partitiche che possano disgregare il tessuto sociale. La verità è una e una sola, non deve dividere ma unire, come insegna la Parola di Dio, deve essere “sinfonica”, si deve costruire partendo da più voci e accettando più idee. È una vera e propria “proposta” da edificare attraverso il dialogo, passando per l’ascolto reciproco e superando i pregiudizi. La Rai è chiamata a servire e a prendersi tutto “il tempo necessario per capire, per riflettere e per combattere l’inquinamento cognitivo” - ha sostenuto Francesco - affinché l’informazione sia “ecologica”. Ciò è possibile facendo un uso sano e consapevole dei diversi linguaggi comunicativi esistenti (cinema, fiction, serie tv, programmi culturali e di intrattenimento, sport e programmi per bambini) e ricorrendo anche ai moderni social network, intesi come spazi aperti per la condivisione di concetti e principi e come mezzi per la comunicazione digitale, che è sempre più inclusiva, multicanale e partecipativa. È bene che questa fitta rete di connessioni interattive e in continuo ampliamento preservi quei valori umani che, oggi più che mai, rischiano di soccombere a logiche di mercato che svendono la vita, riducendola ad un accumulo di soldi e di potere. È importante “promuovere la bellezza, avviare dinamiche di solidarietà, custodire la libertà, lavorare perché ogni espressione artistica aiuti tutti e ciascuno ad elevarsi, a riflettere, a emozionarsi, a sorridere e anche a piangere di commozione, per trovare nella vita un senso, una prospettiva di bene” ha spiegato nel suo discorso il successore di Pietro. Non poteva mancare, durante l’udienza, un riferimento esplicito al tema dell’intelligenza artificiale, a quell’insieme di tecnologie informatiche che, come un fil rouge, connettono diverse branche del sapere umano, rivoluzionando il modo attraverso cui l’uomo interagisce con la macchina e come le macchine si relazionano fra loro. Una tematica, quest’ultima, che costituirà il cuore della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si terrà il 12 maggio, e il cui titolo è “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. Come riportato anche nel bollettino della Sala Stampa Vaticana del 29 settembre 2023, che ha anticipato l’argomento di quest’evento sociale, l’intelligenza artificiale ha modificato le prerogative della comunicazione rendendo ormai necessaria la comunicazione attraverso le macchine. La difficoltà a distinguere tra calcolo matematico e pensiero potrebbe essere anche fonte di disinformazione, accrescendo la solitudine delle persone che vengono private del calore del dialogo in presenza. Sarebbe più giusto guidare l’uso di questi strumenti di IA affinché la comunicazione sia al servizio e rispetti l’integrità della persona. È necessario proporre “modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico” ha aggiunto Francesco.  Essendo quella della Rai un’attività pubblica, il suo lavoro deve essere rivolto al bene comune dando voce agli ultimi e ai poveri, tramutandosi in mezzo di crescita conoscitiva, guardando con occhi più consapevoli alla realtà ed educando i giovani a sognare in grande. “Non bisogna mai perdere la capacità di sognare, ma sognare alla grande” ha sottolineato il papa. I media devono uscire da loro stessi superando una mera logica autoreferenziale, costruendo contenuti di qualità per un’offerta televisiva e radiofonica aperta e disambiguata, democratica e compartecipata. La Rai deve essere – conclude Bergoglio – “un gruppo di amici che bussano alla porta per fare una sorpresa … perché la vera comunicazione è sempre una sorpresa”. Quest’organo statale deve stare accanto a chi lo segue, condividerne i sentimenti, farsi portavoce dei valori di riconciliazione ed unità, entrare nelle famiglie con rispetto e umiltà, favorendo al loro interno il dialogo, raccontando storie e rendendo possibile una molteplicità di incontri, intesi come occasione per una nuova ripartenza, per una nuova vita illuminata dalla verità.

Un secolo di storia della Rai
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento