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Torniamo al gusto del pane

Verso il Congresso Eucaristico a Matera. Per una Chiesa Eucaristica e Sinodale

Torniamo al gusto del pane

La nostra Chiesa di Matera-Irsina è stata chiamata ad organizzare e ospitare un momento ecclesiale importante: il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale.  In questi anni, prima e durante l’anno di Capitale Europea della Cultura (2019), abbiamo ospitato la Settimana Liturgica Nazionale, il Convegno Caritas Nazionale, il Raduno di tutte le Confraternite d’Italia, la Settimana dell’Università Cattolica, … Tutti momenti che la nostra Chiesa ha saputo organizzare e ha vissuto nel migliore dei modi.

Per cui, come Chiesa locale, stiamo vivendo l’attesa di questo momento che ci vedrà impegnati ad accogliere voi delegati, le delegazioni diocesane, i confratelli vescovi, quindi la Chiesa italiana. Matera, la città dei Sassi, e l’intera Arcidiocesi, si stanno preparando con entusiasmo, con gioia e senso di responsabilità e di gratitudine a vivere l’evento programmato dal 22 al 25 settembre 2022, con la presenza di Papa Francesco che concluderà il Congresso. Possiamo dire che siamo pronti, nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina continui ad fare paura e procurare dolore e morte, siamo pieni di fiducia e di speranza. Sentiamo il bisogno di dirci tra noi: “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”.

Con entusiasmo perché, al termine del Sinodo Diocesano, con la pubblicazione degli Atti e degli Orientamenti e Norme, abbiamo la possibilità di iniziare il vero e proprio Cammino sinodale in comunione con tutta la Chiesa italiana, partendo proprio dall’Eucaristia. Il Cardinale Presidente ha precisato: “Il Sinodo vuole essere una mamma che accompagna, la carezza materna della Chiesa alla gente che in questo momento è in estrema difficoltà”.

Con gioia perché, ascoltando la voce dello Spirito Santo, ci sentiamo parte integrante dell’intero corpo di Cristo che è la Chiesa, nonostante siamo una piccola parte.

Con senso di responsabilità e di gratitudine verso la CEI per aver scelto una piccola ma significativa città come Matera per un evento così importante e solenne.

Ma se è vero che Matera è tra le più piccole città d’Italia, scelta per celebrare un evento così importante, è altrettanto vero che è una delle più antiche del mondo con oltre 8.000 anni di storia. Ha delle tradizioni che in chiave eucaristica ci aiuteranno a leggere e vivere il Congresso radicandolo nel vissuto di un popolo che ha saputo esprimere la teologia trinitaria, eucaristica, cristologica e mariana partendo da elementi essenziali e fondamentali. E’ la città che mi piace definire del pane trinitario e della doppia natura di Gesù, divina e umana; dell’acqua, con canalizzazioni e cisterne scavate dappertutto, come elemento di vita che vince ogni miseria e morte; del vicinato come piccola parrocchia dove la comunità si riuniva; come città di Maria che ci dona il suo Figlio, Gesù, cibo di vita eterna. Ricchezze che appartengono all’intero territorio della Lucania e dell’Italia intera.

Partendo da questi elementi che gusteremo e toccheremo con mano insieme alla Chiesa italiana, entreremo nel nostro mondo sotterraneo dove la vita spirituale è stata coltivata e celebrata nelle oltre 150 chiese rupestri. Luoghi abitati da monaci, eremiti che soprattutto dal XII secolo in poi hanno custodito e fatto crescere nel loro ventre la vita spirituale.

Nella novità storica che stiamo vivendo a causa della pandemia e della guerra in atto, nell’ascolto di quanto lo Spirito Santo sta suggerendo in questo momento alla Chiesa italiana, il Congresso Eucaristico di Matera darà una svolta anche per quanto riguarda gli incontri, le relazioni e le celebrazioni. Nello spirito sinodale ciò che si vivrà a Matera si potrà celebrerare contemporaneamente in tutte le Diocesi d’Italia.

Insieme siamo l’unico corpo di Cristo, l’unica famiglia di Dio. Il senso di appartenenza ci conferma che solo insieme esprimiamo la Chiesa e mostriamo la bellezza di essere immagine e somiglianza di Dio. Siamo inseriti nel mistero trinitario dove la relazione tra le persone esprime la pienezza dell’amore fecondo, mentre la solitudine e l’isolamento producono la sterilità di un amore autoreferenziale.

E’ nell’Eucaristia che Gesù si è fatto nostro cibo e bevanda di salvezza, consentendoci di essere in comunione piena con lui, attraverso la comunione che si vive con i fratelli. E’ esattamente il contrario di quella forma rituale che diventa ripetitiva esclusivamente per rispettare un precetto e ricevere la comunione ma senza vivere la comunione. E’ la logica dell’abitudine, della ripetitività formale.

         In questa fantastica e unica città, a contatto con la gente, visitando i tanti luoghi di culto e le sue bellezze naturali, capiremo meglio il cammino che Matera ha fatto, imponendosi all’attenzione mondiale, passando da città della “vergogna nazionale” a “patrimonio dell’UNESCO, a “Capitale Europea della Cultura, a città del “Congresso Eucaristico Nazionale”, e negli ultimi giorni è stata definita dalle centinaia di migliaia di turisti che la visitano durante tutto l’anno: “Città più accogliente del mondo”.

Matera ha una tradizione di panificazione che nel corso dei secoli ha sempre più sviluppato, affermandosi come città del pane. Questa nostra città, da quando ha accolto l’annuncio evangelico, ha saputo sviluppare una particolare teologia nella semplicità dei gesti e dei segni. Uno di questi è appunto il pane.

Il suo profumo inebria le strade e le case, il suo sapore è una carezza per il cuore. Non a caso ogni fetta del pane tradizionale ha la forma del cuore. Un cuore che si dilata, si fa cibo, esattamente come Dio Trinità.

Anticamente le mamme di questa città, come un po’ dappertutto, iniziavano la lavorazione dell’impasto per il pane con il segno della croce. Successivamente, per risparmiare spazio nel forno e mettere più pani, si sviluppò la tecnica di creare un pane che lievitasse soprattutto in altezza. Questa tecnica si basa sulla teologia della Santissima Trinità. La pasta viene stesa a forma di rettangolo: si uniscono le estremità di un lato arrotolandola tre volte, mentre si pronuncia: “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Dall’altro lato, con la stessa tecnica, si fanno due giri per ricordare la doppia natura di Gesù Cristo: umana e divina. Al termine l’impasto viene piegato al centro e fatti tre tagli sopra recitando: Padre, Figlio e Spirito Santo.

A questo punto il pane viene lasciato riposare nel giaciglio caldo dove aveva dormito il marito: luogo sacro perché luogo dell’amore e nascita di vita nuova. La formula che la donna usava era questa: Cresci pane, cresci bene come crebbe Gesù nelle fasce. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.Qui, continuando a lievitare con il lievito madre, si amalgamava diventando una sola massa.

Nella civiltà contadina i pani lievitati venivano portati nei forni più vicini da alcuni garzoni che passavano a raccoglierli portandoli su una tavola posta sulla testa. Per sapere di chi fossero i pani, questi venivano timbrati. Il timbro, con le iniziali del capo famiglia o con un simbolo, era segno di appartenenza.

Il pane diviene così il segno della comunione, della fraternità, dell’appartenenza all’unica famiglia che si nutre dell’unico pane che è sacro, che viene spezzato e distribuito dal capo famiglia ai componenti della famiglia. Esattamente come fece Gesù quando istituì l’Eucaristia.

Il pane è sacro:

-         se cade a terra si raccoglie, si pulisce, si bacia e si mangia;

-         non va messo sul tavolo a testa in giù, rappresenta il volto di Gesù;

-         non si butta nemmeno una briciola per cui con il pane indurito si preparano piatti speciali che ancora oggi vengono serviti.

Questa tecnica e questa spiritualità trinitaria, sviluppatesi nel corso dei secoli, hanno permesso alla nostra gente di comprendere come la natura umana si rivesta sempre più di quella divina.

Nella preparazione del pane, ancora oggi, a Matera, l’accostamento con il pane eucaristico, Gesù cibo di vita eterna, è evidente. La cultura del pane è eucaristica.

Alla Chiesa italiana è offerta l’occasione per riflettere insieme attraverso l’ascolto della Parola, la preghiera e riscoprire la centralità dell’Eucaristia. E’ un’occasione per ritrovare fiducia e rinsaldare tra di noi quei vincoli di fede che ci aiutino a mostrare il vero volto di Chiesa in cammino, di famiglia di Dio.

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