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Papa a Csm: "la giustizia non si fa in astratto"

Il pontefice ha ricevuto i membri del Consiglio superiore della magistratura nella Sala Clementina. Francesco ha ribadito la funzione pubblica della giurisdizione e ha sollecitato ad una giustizia che riaffermi il valore della singola persona.

Papa a Csm: "la giustizia non si fa in astratto"

“La giurisdizione riveste oggi una complessità crescente, in considerazione del moltiplicarsi degli interessi e dei diritti che chiedono di essere messi a confronto e che non sempre possono trovare nella legislazione una risposta precisa e piena dinanzi alla varietà dei casi concreti”. Lo ha detto oggi Papa Francesco ricevendo il Consiglio superiore della magistratura nella Sala Clementina. In un contesto di “scosse profonde delle radici culturali”, “è importante che le autorità pubbliche, e tra queste anche quelle giurisdizionali, usino lo spazio loro concesso per dare stabilità e rendere più solide le basi dell’umana convivenza mediante il recupero dei valori fondamentali”. A questi valori “il Cristianesimo ha offerto il vero e più adeguato fondamento: l’amore di Dio, che è inseparabile dall’amore per il prossimo”. A partire da queste basi, “anche fenomeni come l’espansione della criminalità, nelle sue espressioni economiche e finanziarie, e la piaga della corruzione, da cui sono affette anche le democrazie più evolute, possono trovare un argine efficace. È necessario intervenire non solo nel momento repressivo, ma anche in quello educativo, rivolto in modo particolare alle nuove generazioni, offrendo un’antropologia e un modello di vita in grado di rispondere alle alte e profonde ispirazioni dell’animo umano”.
A questa opera di costruzione “contribuiscono, e credo anche in prima linea, tutti coloro che sono investiti di una funzione giurisdizionale”. Sebbene, ha proseguito il Papa, “i giudici siano chiamati a intervenire in presenza di una violazione della regola, è anche vero che la riaffermazione della regola non è solo un atto rivolto alla singola persona, ma supera sempre il caso individuale per interessare la comunità nel suo insieme”. In questo senso “ogni pronunciamento giudiziario varca il confine del singolo processo, per aprirsi e diventare l’occasione in cui tutta la comunità (‘il popolo’, nel cui nome sono pronunciate le sentenze) si ritrova intorno a quella regola, ne riafferma il valore e in tal modo, cosa ancora più importante, si identifica in essa”. In questo tempo si pone “un accento particolare sul tema dei diritti umani, che costituiscono il nucleo fondamentale del riconoscimento della dignità essenziale dell’uomo”: “Questo va fatto senza abusare di tale categoria volendo farvi rientrare pratiche e comportamenti che, invece di promuovere e garantire la dignità umana, in realtà la minacciano o addirittura la violano”. “La giustizia non si fa in astratto, ma considerando sempre l’uomo nel suo valore reale, come essere creato a immagine di Dio e chiamato a realizzarne, qui in terra, la somiglianza”, ha concluso Francesco ricordando anche la figura Vittorio Bachelet.                    

Fonte: Sir
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