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Esami di Stato 2020. La Scuola italiana riparte da uno ‘sguardo’ di fiducia

Dalle testimonianza riportate, emergono tre parole chiave: prossimità, motivazione e sicurezza

 Esami di Stato 2020. La Scuola italiana riparte da uno ‘sguardo’ di fiducia

Se è vero che “la tecnologia concorre da sempre a foggiare le caratteristiche dell'uomo, accompagnandone lo sviluppo dell’Homo sapiens”, come ha affermato lo storico israeliano Yuval Noah Harari, dall’altro l’esperienza degli esami di stato al tempo del COVID-19, ha dimostrato come l’uomo, per quanto tecnologicus, evolve la propria essenza nutrendosi anche di relazioni, non limitabili da strumenti di mediazione artificiale.

L’esame di Stato ha rappresentato un momento di arricchimento e di crescita culturale e personale: studenti e docenti hanno apprezzato la scelta di vivere il colloquio finale in presenza; così nella storia della scuola italiana, negli ultimi giorni, sono state scritte pagine dense di significato - ha affermato Giovanni Aiello che è stato presidente della 19° commissione d’esami a Cosenza, al Liceo classico 'B. Telesio' e a Rende, all’Istituto Paritario Liceo delle Scienze Umane 'M. T. De Vincenti' - "e dopo anni di studio e nonostante le restrizioni vissute negli ultimi mesi, gli studenti hanno dato prova di forte motivazione nel volersi riappropriare della propria vita, a partire proprio dalla 'quotidianità scolastica'. Ognuno di loro, durante la prova, ha reso visibile con lo sguardo, ciò che nessuna mascherina potrà mai coprire: la gioia del ritrovato contatto con l’altro, il desiderio di prossimità. Un risultato positivo, vissuto in un clima di serenità, collaborazione e in sicurezza”. Un'esperienza significativa quella restituita dalle parole di Giovanni Aiello, neodirigente scolastico al Liceo Scientifico ‘Filolao’ di Crotone, che ha vissuto in prima linea, al suo primo anno di servizio, l’emergenza COVID-19.

Giorni complicati e intensi, che hanno segnato la vita degli studenti italiani e che, nonostante tutto, hanno affrontato con dignità il maxi colloquio:“Nei giorni precedenti provavo ansia – ci racconta Alessandra Tuoto dell’Istituto Superiore ‘Da Vinci-Nitti’ – ma non appena ho incrociato lo sguardo dei miei professori, sereno e rassicurante, ho ritrovato subito la grinta necessaria per affrontare il colloquio e concludere, con un bel ricordo, la mia esperienza alle superiori. L’esame non è stato difficile, anzi: ho avuto modo di esporre le mie conoscenze, di dialogare sui diversi argomenti affrontati negli anni, di raccontare gli ultimi mesi, duri sotto molti aspetti; non è stato semplice rinunciare alla libertà, non è stato facile adattarsi a una didattica totalmente mediata da uno schermo. Ora, penso a rilassarmi e al mio prossimo futuro: ho scelto di studiare lingue”.

Tanti sono stati gli ostacoli e le incertezze che i maturandi, molti di loro oramai maturi, hanno dovuto superare durante il lockdown è stato un anno molto difficile – ci dice Sara Greco del Liceo delle Scienze Umane ‘M. T. De Vincenti’ – non solo per noi candidati, ma per ogni studente perché la scuola in presenza, quella ‘fisica’, è molto di più. Guardare negli occhi l’altro è ben diverso: si comprendono sentimenti ed emozioni che vanno oltre a ciò che si può percepire attraverso un computer. Tutto sommato, ne siamo usciti a testa alta e l’esame è stata la conferma che il lavoro svolto è stato ben ricompensato, grazie ai nostri sacrifici uniti a quelli dei docenti, che si sono dovuti adattare a una didattica d’emergenza, per certi aspetti nuova, da un giorno all’altro, riuscendo a mantenere accesa la nostra motivazione”. Anche Sara, adesso, ha uno sguardo fiducioso verso il suo futuro alla facoltà di Scienze Giuridiche.

E in effetti, anche per molti docenti è stato un duro colpo vedersi privati degli allievi, dei loro volti, dei loro sorrisi, delle loro voci, vedendosi trasformare le case in ‘classi da campo’: da un giorno all’altro tutti spariti, inghiottiti nella ‘rete’, con un desiderio ‘matto e disperatissimo’ di farsi ancora presenza per essere presenza. Una vittoria schiacciante di un'umanità, dunque, a partire dalle scuole; un’umanità che ha fame, ancora, di relazioni autentiche.

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