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Liceo De Vincenti. A colloquio con gli esperti di legalità

Rende. Per il progetto "I Detective dell'arte" l'incontro con il generale di Brigata dei TPC Roberto Riccardi

Liceo De Vincenti. A colloquio con gli esperti di legalità

«È stato un giorno da ricordare, un progetto super riuscito! È sempre un piacere partecipare ed essere parte integrante di una iniziativa che, come un puzzle, piano piano si completa con la partecipazione attiva di noi studenti, affiancati dai nostri professori» - così afferma Alessio Italo Puia, della classe IV A del Liceo delle Scienze Umane opzione economico-sociale M. T. De Vincenti a Commenda, riguardo all’intervista, condotta su G-SUITE da noi liceali al generale di Brigata, comandante Roberto Riccardi, del Comando Tutela Patrimonio Cultura dei Carabinieri (TPC). L’occasione è nata nell’ambito del progetto scolastico “I detective dell’arte: tuteliamo l’arte per salvare l’ambiente”, lo scorso 27 aprile, ispirato proprio al suo libro “Detective dell’arte: dai monuments men ai Carabinieri della cultura” (Rizzoli). A moderare, Chiara Morelli, studentessa della classe IV A. Ospiti d’eccezione e piccoli reporter gli allievi della classe III B dell’I.C. Montalto Uffugo Centro.

Ci racconti la genesi dei “Detective dell’arte”?

Nasce da una passione autentica in tempi non sospetti, quando ero il capo ufficio stampa per l’Arma. C’era un evento importante all’orizzonte per il Comando dei TPC: i 50 anni di vita, nati il 3 maggio del 1969.

Secondo lei, perché i Padri Costituenti nell’art. 9 non hanno esplicitato il concetto di “ambiente”, ma hanno citato solo il “paesaggio”?

Ancora non esisteva, a quei tempi, una coscienza ambientalista: la parola ambiente era poco di moda all’indomani della Seconda guerra mondiale. Invece, il concetto è stato portato avanti da un grande pensatore, un uomo del Sud, che si chiamava Benedetto Croce, anche a seguito di esperienze familiari e personali.

La società è sempre più basata sull’immediatezza e sull’interesse verso il “qui e l’ora”, tendendo a svalutare la storia e la cultura. Le è capitato, al di fuori dell’ambito lavorativo, che non si percepiscano i sacrifici e la dedizione dei TPC?

Grazie per la domanda. È chiaro: non si può pensare che il nostro lavoro sia percepito con interezza da tutti. Per questa ragione siamo qui, per parlare a ragazzi come voi: per stimolare qualche curiosità in più. Come ha affermato il generale Dalla Chiesa “noi affrontiamo i nostri sacrifici, per guardare negli occhi i nostri figli”. E questo basta. E anche se figli non ne abbiamo, affinché di sera possiamo guardare a noi stessi e al nostro lavoro con consapevolezza.

Goering è stato un grandissimo collezionista d’arte, ma perché "rubava" le opere d’arte?

Mi costa quasi dirlo, ma lui era un cultore e appassionato d’arte a tal punto che dormiva con la “Danae” di Tiziano al soffitto, per guardarla prima di chiudere gli occhi. Amava l’arte con ossessione, desiderando di possedere ciò che appartiene a tutti. Hitler voleva un museo per l’arte germanica a Berlino e a Lipsia, invece, un Museo per convogliare tutta l’arte del mondo. E Goering, assecondandolo, da un lato diventava potente, d’altro rubava arte per sé durante la guerra.

Durante il Nazismo sono state trafugate e distrutte molte opere d’arte, soprattutto, degli avanguardisti. Perché?

Certamente sì, e ciò è “iniziato” prima della guerra. Hitler, da ragazzo, era stato rifiutato all’Accademia di Vienna: lui voleva fare il pittore, ma la sua arte non era in linea con i maestri avanguardisti. Ecco, probabilmente, la distruzione delle loro opere può essere fatta risalire anche a un rifiuto: dietro i grandi fatti storici, ricordiamolo, ci sono decisioni operate da singoli uomini.

Durante la pandemia i furti e i traffici illeciti di arte sono aumentati?

No, sono diminuiti: la media è del 17% dal 2019 al 2020. Per i furti di opere ai danni di tutti, ci sono addirittura punte del 50%, ad esempio, in Musei, Biblioteche, in Archivi. Il dovere stare fermi ha inciso anche nei fatti reato. C’è stato, d’altro canto, uno spostamento verso il web e ci sono stati recuperi importanti: oltre mezzo milione di beni culturali, sequestrato 1547 falsi che avrebbero fruttato circa 400 milioni di euro: il trend in calo per incremento di vigilanza e grazie all’uso della tecnologia: diciamo che il futuro ci aiuterà a restituire il nostro passato.

Lei ha sempre dato valore alle Istituzioni, anche prima di entrare nei Carabinieri?

Vi percepisco sin troppo attenti alle Istituzioni: merito vostro, delle famiglie e dei docenti. Io sono ancora quel ragazzo della vostra età, che suona la chitarra, che va a mangiare la pizza al taglio e divide la spesa con gli amici. Andando a quel tempo della mia vita, non trovo una consapevolezza così grande, però è pure vero che ho iniziato a 15 anni a farne entrando alla Nunziatella e, piano piano, la divisa è diventata la mia seconda pelle.

Ha mai avuto paura durante una “missione sottocopertura”?

Non puoi permetterti di avere paura: devi essere concentrato. La paura se ti viene, la provi dopo; e non dopo cinque minuti. La paura può venire a distanza di anni, quando sei più maturo e ti rendi conto che in certe fasi della vita sarebbe bastato poco per finire anche tu in una di quelle immagini che abbiamo visto nel video sulle vittime di mafia da voi presentato.

Quando ha scelto di diventare scrittore, oltre che militare e giornalista?

Mai. Lo ha deciso la vita: a quel ragazzo che scriveva poesie e canzoni, è stato offerto di raccontare una storia, quella di Alberto Sed, morto da pochi anni, superstite dai campi di concentramento, che ha risposto con la vita alla morte. L’incontro con lui per me è stato fondamentale, sia come scrittore che come uomo: per me, era un secondo padre e io un figlio per lui.

Che emozione ha provato a vedere pubblicato il suo primo libro sugli scaffali delle librerie?

Beh, il primo il libro è stata una “bella botta” di adrenalina. Questa domanda oggi dovresti farla a mia madre, Tina, che alla tenera età di 88 anni, ogni volta che esce un libro del figlio, lo considera un evento storico da CNN, da TG1 delle 20 e mi fa piacere, perché mi rendo conto che a 88 anni ci si può emozionare. Finché abbiamo un cuore che batte, possiamo provare una gioia profonda per una cosa così piccola. Ed è questo il bello!

Quale è la sua opera d’arte preferita in assoluto e come è nata la passione per l’arte?

Probabilmente, quella che ancora devo vedere. La passione per l’arte nasce da piccolo: a 9 anni, a Firenze, avevo portato con un quadernetto a righe riempito di impressioni su quel viaggio. Il quadernetto, a righe, è stato a lungo conteso tra mia madre e la maestra, finendo nelle mani di quest’ultima. E mia madre, ogni tanto mi ricorda ancora, dove è finito quel quaderno…L’arte moderna, comunque, dell’800 e del ‘900, mi affascina particolarmente. Le opere sembra “quasi che mi parlino”: non sono messo bene!

Abbiamo compreso che ama la cultura: le piacciono anche i fumetti?

Wow, parecchio: amavo TEX, forse preistoria del fumetto per voi! Ne avevo circa 250 copie che attendevo puntualmente per altrettanti mesi. Poi, a un certo punto ho deciso di anche di scriverne alcuni: in una serie, un mio personaggio, un supereroe-bambino che combatteva contro i bulletti del quartiere, è stato pubblicato in un’edizione speciale di Garfield.

Che cosa augura a noi giovani per il post pandemia?

Di recuperare il tempo perduto. Vi hanno rubato un anno, ma c’è un risvolto della medaglia. L’adolescenza è preziosa, una fase che non ritorna. Voi pensate che sarete per sempre giovani – o almeno così io pensavo – e che gli altri saranno per sempre gli adulti. A volte, tutto ciò porta a perdere tempo e a non considerare come irripetibile tutto ciò che è quotidiano. Se voi, da un anno come quello della pandemia, avrete la consapevolezza che non è scontato nulla, allora forse dal giorno dopo, quando tutto questo sarà finito e potrete tornare a muovervi liberamente, avrete la consapevolezza che non bisogna rinunciare a nulla. Non sappiamo ciò che sarà domani: vivete l’oggi, ogni istante è prezioso.

Perché ha scelto di diventare ufficiale dell’Arma dei Carabinieri? E quale altro lavoro avrebbe fatto? Devo la scelta, nel bene e nel male, a un libro “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, ecco perché è importante che voi leggiate tanto. Per trovare un libro che possa essere d’ispirazione per la vostra vita. Il romanzo resta dentro di me come una ferita aperta e così ho deciso di entrare alla Nunziatella e di non fare l’insegnante di lettere come mia mamma.

 

A cura degli studenti Liceo De Vincenti

in collaborazione con la classe III B dell’IC Montalto Uffugo Centro

supervisione a cura di Roberta Zappalà, referente dei progetti "Il quotidiano in classe" e de "Il Blog del De Vincenti"

 

 

 

 

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