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Il Santuario fu costruito nel XV secolo su un preesistente sito monastico bizantino alle pendici del Monte Sellaro

Restauro degli affreschi di Santa Maria delle Armi

La Soprintendenza Abap per la provincia di Cosenza ha annunciato un intervento di restauro degli affreschi, situati sull’altare maggiore del Santuario di Santa Maria delle Armi a Cerchiara. 

Restauro degli affreschi di Santa Maria delle Armi

Questo luogo di culto mariano suscita rispetto e meraviglia, anche per lo stupendo panorama mozzafiato che guarda alla Piana di Sibari. Il progetto di messa in sicurezza dei capolavori artistici sarà finanziato dal Ministero dei Beni Culturali, che ha messo a disposizione una cifra pari a centomila euro. Fatti e racconti mitici circondano questo sito storico. Già nel X secolo, nella Vita di San Saba da Collesano, si parla di un certo monaco proveniente dall’ascetario delle Armi (“monachus ascetarii Armon”) e dell’esistenza del monastero bizantino di Sant’Andrea, diretto dagli abati egumeni Pacomio e San Gregorio da Cerchiara. Nel 1192 Gervasio Cabita, un abitante di Cerchiara molto ricco, devolvette una cospicua somma di denaro a diverse realtà, tra cui il monastero femminile di Santa Maria delle Armi e la relativa chiesa. L’attuale complesso religioso fu costruito nel XV secolo su un preesistente sito monastico bizantino alle pendici del monte Sellaro, una vetta dell’alto Pollino. Fu dedicato alla Madonna delle Armi (dal greco “ton armon” che vuol dire “delle grotte”, “degli anfratti” con riferimento alle caratteristiche caverne che attraversano l’interno del monte) in seguito ad una scoperta miracolosa, che ha ispirato il nascere di un’antica leggenda. Pare, infatti, che nel 1450 alcuni cacciatori di Rossano videro una cerva infilarsi in una piccola grotta del Monte Sellaro. La inseguirono e trovarono due icone lignee raffiguranti i santi evangelisti. Le due tavolette furono portate in paese ma scomparvero subito, per poi ricomparire nella grotta dov’erano state rinvenute e dove, infine, fu eretto il santuario. La leggenda narra pure che, durante i lavori per la costruzione della cappella, uno scalpellino ruppe una pietra e vi trovò da un lato l’immagine della Madonna col Bambino, tuttora custodita nella chiesa, e dall’altra quella di San Giovanni Battista, che è stata trafugata. La prima si dice “acheropinta” (non dipinta da mano umana) ed è oggetto di venerazione. Dopo un periodo di abbandono nel XV secolo il santuario divenne nuovamente luogo di pellegrinaggio. Con la bolla ufficiale del 1517 il vescovo di Cassano, Marino Tomacelli di Napoli, donò il santuario al Comune di Cerchiara. Da quel momento in poi i Signori di Cerchiara, i principi Sanseverino di Bisignano e i Pignatelli di Cerchiara elargirono delle offerte per l’ampliamento del complesso monumentale che, ben presto, comprese Palazzo Ducale, diversi edifici conventuali e di servizio e altre strutture assistenziali, destinate all’accoglienza e alla cura degli orfani e degli indigenti (da qui deriva forse il soprannome “Delle Armi”). Fino alla metà del XIX secolo tutta la struttura svolse la funzione di Pia Casa di Carità. I suoi elementi architettonici includono: una porta lignea intagliata da Silvestro Schifino di Morano Calabro, la cappella della Vergine Maria scolpita nella roccia, contraddistinta da una pianta circolare, da una volta naturale ad arco schiacciato e da un rivestimento di marmi bianchi con intarsi policromi, e l’altare che, dopo alcuni lavori effettuati nel XVIII secolo e in seguito a due diverse fasi di composizione, fu innalzata nel punto dove, in passato, erano presenti pitture murarie che, di conseguenza, finirono per essere occultate. Gli affreschi settecenteschi della scuola napoletana, insieme ad altre opere seicentesche nascoste, sono riemersi dopo un restauro condotto circa otto anni fa, che ha portato a ispezionare la parete muraria in corrispondenza e lateralmente all’altare maggiore. L’ispezione è stata possibile grazie all’apertura di un cunicolo nella muratura, che ha svelato l’esistenza, in una piccola intercapedine, di un dipinto della Madonna e la presenza di altre tre immagini di santi, posizionate rispettivamente a destra, a sinistra e sul retro dell’altare maggiore. È stata riportata alla luce, tuttavia, solo una parte delle pitture presenti su queste strutture murarie, ora isolate per gli interventi di sicurezza. Tra i vari capolavori pittorici, realizzati per la maggior parte da Joseph De Rose, spicca la “Gloria del Paradiso” del 1715, mentre i manufatti sono stati realizzati da maestranze locali in vari periodi storici. Il progetto di restauro interesserà le opere situate nel presbiterio e poste vicino e sul retro dell’altare maggiore, che rischiano di andare incontro a deterioramento. “Gli interventi che verranno eseguiti avranno carattere provvisorio con lo scopo di mettere in sicurezza le strutture murarie contestualmente alla rimozione delle puntellature provvisorie e di preservare i dipinti murari dal protrarsi dello stato di degrado, in attesa di un progetto di restauro definitivo appositamente programmato” hanno riferito dal Segretariato regionale del Mic per la Calabria. Oggi questo luogo sacro è gestito dalla Fondazione Santa Maria, costituita da cinque membri selezionati dal Comune, dalla Diocesi e dalla Regione. La Madonna delle Armi viene commemorata ogni anno il 25 aprile, con una caratteristica processione che si snoda tra i monti mentre si intonano inni alla Vergine. La festa fu istituita dai cittadini nel 1846, dopo aver ottenuto dalla mamma celeste la grazia di un raccolto fecondo, che pose fine ad un terribile periodo di siccità.

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