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Un prete cosentino pioniere della questione sociale

150 anni fa nasceva don Carlo De Cardona

Nel 1919 fu tra i fondatori in provincia del Partito popolare italiano di don Sturzo

150 anni fa nasceva don Carlo De Cardona

A Morano Calabro, paese in provincia di Cosenza arroccato ai piedi del Pollino, il 4 maggio 1871 nasceva don Carlo De Cardona. Proveniente da una famiglia della locale borghesia, Carlo scelse la via del sacerdozio recandosi a studiare, dopo la vicina Castrovillari, prima a Cosenza e poi a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana. Gli anni di formazione a Roma furono fondamentali. Qui fece esperienze di diverse realtà e venne in contatto con esponenti di primo piano del movimento cattolico, avvicinandosi in questo primo periodo anche alle idee di Murri e ispirandosi all’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII.
Tornato in Calabria venne ordinato sacerdote a Cassano il 7 luglio 1895, ma subito lasciò la sua diocesi d’origine perché chiamato a Cosenza dall’arcivescovo Camillo Sorgente per svolgere il ruolo di suo segretario particolare. Fu, questa, un’altra tappa fondamentale della sua vita. Iniziò l’impegno diretto per far sorgere e consolidare nel Cosentino un movimento cattolico bene organizzato, che vide De Cardona battersi per la costituzione di numerose leghe del lavoro e casse rurali. Le prime erano pensate per dare ai contadini la possibilità di consociarsi per difendere i propri diritti, e difatti nel pensiero e nell’azione di De Cardona il progresso delle classi contadine ha avuto sempre un ruolo centrale. Le casse rurali erano sorte invece per incentivare modalità di credito più adeguate alle esigenze delle classi meno abbienti della popolazione, ed il loro successo nei primi anni di attività è testimoniato dal grande numero di casse rurali aperte in molti paesi della regione. Tramite queste istituzioni fu protagonista, in diversi luoghi della provincia, di diverse iniziative tese a sostenere le classi più deboli.
Altro fondamentale fronte di azione per De Cardona fu il giornalismo. Scrisse molto e fondò egli stesso diverse testate, tra cui La Voce Cattolica nel 1898, seguita alcuni anni dopo da L’Unione e da altri periodici.

De Cardona nel 1921 a Vaccarizzo Albanese

In ambito politico, dopo la vicinanza alle idee della Democrazia Cristiana di Murri e l’aver ricoperto cariche elettive in istituzioni quali il Comune e la Deputazione provinciale di Cosenza, De Cardona fu nel 1919 tra i fondatori in provincia del Partito popolare italiano, soggetto politico che si proponeva di sostenere le istanze dei cattolici in politica. L’avvento del fascismo fu, sia per i popolari sia per lo stesso De Cardona, un periodo di limitazioni e difficoltà.
Il fallimento dell’esperienza delle casse rurali, avvenuto negli anni ’30 per i problemi economici di quegli anni e per la mancata volontà di sostenere i piccoli istituti di credito, segnò in modo determinante il resto della sua vita. Per De Cardona fu necessario allontanarsi da Cosenza trovando ospitalità a Todi dal fratello Ulisse, ma non si poté comunque evitare il fallimento.
Don Carlo tornò in Calabria ormai anziano e malato ma continuò il suo impegno ricoprendo diverse cariche, tra cui quella di assessore del Comune di Cosenza nel 1945. Debilitato dalla malattia, dapprima si recò nuovamente a Todi e poi tornò in Calabria, ritirandosi in povertà nella casa di famiglia di Morano. Qui don Carlo morì il 10 marzo del 1958. Negli anni successivi alla morte la figura e l’attività di De Cardona, che per un periodo avevano portato Cosenza all’avanguardia del movimento cattolico meridionale, sono state oggetto di numerose indagini e studi.


Le iniziative per l’anno decardoniano

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Commemorare la figura di don Carlo De Cardona, a 150 anni dalla sua nascita, attraverso una serie di eventi che rendano noto il pensiero e l’attività sociale ed evangelica del sacerdote: questo l’obiettivo dell’anno decardoniano. Dalla collaborazione tra l’Ufficio Pastorale per i problemi sociali e il lavoro dell’Arcidiocesi di Cosenza- Bisignano e il Centro studi calabresi “Cattolici Socialità Politica”, guidato da Demetrio Guzzardi, con il patrocinio della BCC, sono state programmate diverse iniziative.
A dare l’avvio al programma la celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Cosenza, presieduta da mons. Gianni Citrigno, vicario generale dell’Arcidiocesi Cosenza- Bisignano, per ricordare don Carlo esattamente nel giorno della sua nascita il 4 maggio. A seguire la deposizione di un omaggio floreale al medaglione-ricordo, opera dello scultore Cesare Baccelli, posto in piazza Parrasio, sulla facciata del collegio arcivescovile, in suo onore. Altre iniziative sono state differite a metà giugno e nel mese di luglio a causa dell’epidemia da Covid19 che non ha risparmiato la Calabria. Tra le varie iniziative sicuramente degna di nota è la mostra bibliografica “Don Carlo De Cardona e i personaggi della Rerum novarum a Cosenza” a cura della Biblioteca nazionale cosentina, che sarà consultabile anche attraverso il sito web. Nei prossimi mesi si terranno anche delle passeggiate nei luoghi simbolo dell’attività decardoniana, come i quartieri dello Spirito Santo e di Cosenza Casali. Nei quartieri popolari della città di Cosenza, infatti, il sacerdote moranese era una presenza costante, e da qui partiva il suo impegno nell’organizzazione delle leghe del lavoro e delle casse rurali.
L’impegno sociale di don Carlo De Cardona è da sempre oggetto di numerosi studi e pubblicazioni, e anche il Centro studi calabresi “Cattolici Socialità Politica” ha dato il suo contributo con la realizzazione di tre quaderni di “Studi e Ricerche su don Carlo de Cardona e il Movimento cattolico in Calabria”, curati dall’editore Demetrio Guzzardi e pubblicati da editoriale progetto 2000. Dopo “Don Carlo De Cardona e l’associazionismo contadino in Calabria (1898- 1927)”, pubblicato nel 2018, e “Carlo De Cardona pioniere dell’apostolato sociale dei contadini e artigiani calabresi”, nel 2020, il terzo quaderno, appena uscito, è interamente dedicato all’anno decardoniano. Il volume racchiude, tra gli altri, i contributi di Nicola Paldino, Demetrio Guzzardi, mons. Francesco Savino e Domenico Mantello, nonché lo scritto di don Luigi Nicoletti “Parola che non muore. La Rerum novarum”.
(Alessia Prosperoso)

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