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Quando la storia passa attraverso il rock

Il libro di Mannucci che rilegge i fatti del '900 in una chiave alternativa

Quando la storia passa attraverso il rock

I fatti storici del ‘900, proprio quelli freddamente stampati in “noiosi” manuali che siamo costretti a studiare a scuola, hanno un suono? A quanto pare sì, secondo Stefano Mannucci nella sua pubblicazione data ai tipi della Mursia nella collana Leggi RTL 102.5, intitolata “Il suono del secolo. Quando il rock si fa storia” (disponibile su Kindle).

Non si tratta, per la verità di una pubblicazione recentissima, di fatto risale al settembre del 2017; tuttavia, in questi giorni convulsi di “didattica a distanza” e di lunghi tempi morti da “quarantena”, senza dubbio il connubio aureo lettura e musica, può sollecitare le nostre sinapsi e la sfera emotiva, catapultandoci in un nuovo modo di proporre la didattica o facendoci riaffiorare una valanga di ricordi a catena, legati ai nostri giorni migliori trascorsi sugli odiati banchi di scuola.

La pubblicazione, c’è da dire, è una “ghiotta” occasione per ascoltare il rock del ‘900 in prospettiva storica, non solo per i “gerontosauri” del genere ma anche per i più giovani: a essere target principale sono proprio i Millennials, come ci suggerisce lo stesso Mannucci, dedicando il suo volume alla figlia Benedetta “la musica di ogni giorno”.

E, tuttavia, noi della classe degli “anta” reduci da anni di vinili e di musicassette, come non possiamo riconoscerci nella descrizione dell’Intro: “Quanto costava? Due, tremila lire. Ma quando arrivava era una festa per tutta la comitiva. La notizia si spargeva in un baleno: è uscito il nuovo disco. Di chi? Non importa. Quel che contava era il rito collettivo che ne seguiva”. Una sorta di “rito” che ci portava a incontrare l’altro, spinti da una comune voglia di ascoltare la musica, di viverne le parole e di ascoltare avidamente cascate di suoni e ancora suoni, create da giganti epici del rock. Un’esperienza che, i cosiddetti “nativi digitali”, loro malgrado, non hanno vissuto, al meno da un punto di vista tattile; al disco o al CD hanno sostituito “un ascolto immateriale, compresso, liquido, volatile”, ma non per questo meno coinvolgente.

E, allora, l’autore con un linguaggio talvolta “rockeggiante” non si limita a raccontarci storie o aneddoti legati alla genesi di capolavori oppure alla “normale” quotidianità dei mitici Fab Four o su Dylan o sull’irriverente Jim Morrison, ma ci invita a riflettere su eventi di portata storica legati alle canzoni, come l’allunaggio del ’69 avvenuto nello stesso anno in cui nella “famigerata” Woodstock, circa cinquecentomila giovani in fondo dichiararono, sicuramente andando ben oltre le righe, che volevano “spaccare” il mondo con “una chitarra”, dichiarando che, in fondo, non volevano essere sacrificati in alcuna “guerra fredda” o “calda”; o ancora, mentre il mondo intero cantava e “immaginava” assieme a Lennon una realtà più giusta, si viene all’improvviso catapultati ad Abbey Road, per assistere a un inedito prequel dell’omonimo album dei Beatles e in un aneddoto, in cui il protagonista è il meno appariscente dei quattro: Ringo Star alle prese con una “tipica signora londinese”.

Il volume arriva sino alla caduta delle Torri Gemelle nel 2001, evento storico che ha dato ispirazione al Boss per la pubblicazione, nel luglio del 2002, di “The Rising” inciso con la “E Street Band” e, nella traduzione di una fra esse “My City Ruins” si legge “c’è un cerchio rosso sangue/sulla fredda terra scura/e la pioggia cade/la porta della chiesa è spalancata/sento l’organo/ma i fedeli non ci sono più/la mia città di rovine/la mia città di rovine”, parole terribilmente attuali di questi tempi.

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