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Piante officinali. La rivoluzione della medicina verde

Da Cuba a Celico. Il dottor Rodolfo Arenciba ci parla dei benefici delle erbe e del cibo naturale 

Piante officinali. La rivoluzione della medicina verde

Da Cuba a Celico, il dottor Rodolfo Arencibia, dove lo abbiamo incontrato mercoledì scorso mentre spiegava ai e ragazzi dell’IC Spezzano Sila-Celico, che ha promosso e voluto l’incontro, quanto fosse importante conoscere e riscoprire l’importanza dei benefici delle piante officinali e alimentari rispolverando i saperi custoditi dalla tradizione alla luce delle rinnovate possibilità e scoperte medico-scientifiche.
Presidente del Gruppo Tecnico Nazionale delle Piante Medicinali dell’ACTAF (Associazione Cubana Tecnici Agricoli e Forestali) e direttore del Progetto multisettoriale denominato ECTI-Sierra Maestra (Entidad Cientifica Tecnologica y Investigaciones), si occupa da oltre trent’anni della ricerca e sviluppo della medicina naturale a Cuba diventandone un vero e proprio ambasciatore.

dottor rodolfo arencibia

Come inizia il suo rapporto di collaborazione con l’Italia?
Dal 2000 abbiamo stretto rapporti con l’Università di Salerno, una delle prime università al mondo che ha iniziato gli studi sulle piante medicinali anche grazie all’impegno del prof. Luca Rastrelli del Dipartimento Scienze Farmaceutiche, che sostiene la ricerca scientifica fra Cuba, i paesi dell’America Latina e Italia grazie all’ “Associazione Italo-Latino Americana di Etnomedicina” (Silae). Nel corso degli anni la ricerca si è ampliata toccando Pisa, Roma e adesso vogliamo fare qualcosa di concreto con Cosenza e con l’Università della Calabria.
Perché è importante fare ricerca in questo settore?
Perché siamo nel 21esimo secolo e senza dimostrazione scientifica nessuno è disponibile a prendere le nostre parole per buone. Non si può continuare a portare avanti la nostra missione facendo leva sulla tradizione, ma bisogna dimostrare con l’evidenza scientifica. Quindi non perché lo diceva mio nonno, ma perché è così e lo dice anche la scienza.
È corretto dire che le medicine hanno quasi sempre effetti collaterali, mentre le piante medicinali no?
In parte, perché anche le piante hanno degli effetti collaterali, ma è molto più difficile che si manifestino problematiche sull’uomo; perché la struttura molecolare delle piante è molto simile a quella dell’essere umano.
Quali sono le piante medicinali più diffuse nel nostro territorio?
Sono tantissime le piante medicinali. Di questa enorme varietà, circa l’80-90%, sono comuni a diverse aree del mondo ed è molto frequente trovarle in Italia così come, ad esempio, in buona parte dell’America Latina. Compito della nostra ricerca, che è poi alla base della ricerca scientifica che facciamo, è capire quali sono le più sicure e in che modo utilizzarle.
Oggi avete incontrato dei ragazzi. Perché è importante far conoscere a loro i benefici delle piante medicinali?
Questa generazione, così come quella prima, si è molto allontanata dalla natura mentre i nostri nonni e chi veniva prima di loro conosceva tanti suoi “segreti”. C’è una generazione che si è adattata, volente o nolente, ai medicinali chimici; però è importante far capire ai bambini, ai più giovani, quanto sia importante ritornare alle piante medicinali, al cibo naturale… insomma a tutto quello che ci avvicina alla natura.
Quali sono le piante medicinali più diffuse e “facili” da utilizzare?
Dal punto di vista scientifico, ad esempio, il rosmarino fa molto bene al fegato, la calendula aiuta tantissimo a guarire dalla malattia della pelle, l’aloe vera così come il basilico fanno molto bene per chi ha problemi digestivi, il succo d’aloe può essere usato anche per contrastare malattie importanti come il diabete e per altre patologie croniche.
Le nostre nonne “inventavano” dosaggi e miscele. Come regolarsi invece per quanto riguarda la posologia?
Innanzi tutto si deve guardare alla concentrazione del prodotto. Ad esempio, senza entrare troppo nello specifico, per quanto riguarda il già citato succo d’aloe il suggerimento potrebbe essere quello di prendere mezza tazzina di caffè due o tre volte al giorno. Comunque il tutto va sempre valutato caso per caso.
Negli ultimi anni, più che di ritorno alla natura sembra si stia cercando di distruggerla. Quanto tutto questo contribuisce a rendere meno efficaci le piante medicinali?
L’Europa importa dal sud e dal centro America tantissime piante medicinali per realizzare il prodotto finale, perché le aziende che lavorano con le piante officinali in Italia sono sempre più costrette a produrre in posti riservati, magari in montagna, dove non si utilizzano prodotti chimici e l’aria è più salubre.
Sul mercato ci sono però tantissime aziende che spacciano i loro prodotti come realizzati nel massimo rispetto della natura e 100% biologici. Come ci si fa a districare tra le tante offerte?
Non sempre è facilissimo perché si tratta di un mercato in crescita e non sempre controllatissimo. Tante però sono le aziende in Italia che sono molto sviluppate nella ricerca scientifica e per la qualità dei loro prodotti.
E per quanto riguarda i consigli trovati sul web?
L’indicazione credo sia sempre la medesima, ossia valutare da dove viene presa l’informazione. Ad esempio sul nostro sito www.silae.it è possibile trovare anche tutta una serie di informazioni e dei consigli sicuri, perché come sappiamo sul web si possono trovare anche informazioni ingannevoli o erronee.
Le piante medicinali secondo lei potranno mai sostituire le medicine chimiche?
Sostituire non è il termine adatto. Preferisco dire che sono delle alternative, delle possibilità, una opzione che i medici, davanti a una malattia, possono utilizzare a seconda del quadro clinico del paziente, decidendo se utilizzare un prodotto naturale o un prodotto chimico. Credo sia fondamentale continuare a lavorare per rendere sempre migliore e più incisiva questa possibilità che non sostituisce, ma affianca.

Cosa sono le piante medicinali?

Secondo l’Organizzazione Mondiale dalla Sanità (OMS), sono definite “medicinali” quelle piante che “contengono in uno o più organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o preventivi o che sono precursori di emisintesi chemiofarmaceutiche”. In passato, ma ancora oggi per due terzi della popolazione mondiale, conoscere le piante e le loro virtù è fondamentale in quanto corrisponde all’unica soluzione possibile per la cura delle malattie. Erano chiamate “officinali” tutte le erbe e le piante impiegate nelle “officine” (laboratori farmaceutici) degli speziali. Erano loro a conoscere le tecniche di lavorazione delle piante, le procedure di preparazione (oli, unguenti, profumi, tisane) e di conservazione, e se ne servivano per realizzare rimedi medicamentosi, prodotti cosmetici e profumi.
Oggi le “erbe e le piante officinali” sono quelle utilizzate per preservare la salute e il benessere di uomini e animali; che possono essere impiegate tali e quali in cucina, come spezie per aromatizzare alimenti; nella preparazione di tisane; oppure lavorate con procedure chimiche, nella produzione di liquori, integratori alimentari, cosmetici, farmaci e altri prodotti per la casa. Negli ultimi decenni il rinnovato interesse nei confronti delle cosiddette medicine naturali ha stimolato e favorito l’attività di ricerca scientifica e la didattica nel settore delle piante medicinali. La legge italiana corrente che regolamenta le piante officinali è il D.Lgs. 21 maggio 2018, n. 75 Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali, ai sensi dell’articolo 5, della legge 28 luglio 2016, n. 154.

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