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Papa Francesco: "dobbiamo farci canali della speranza"

Tanti gli spunti di riflessione dall'Udienza generale di questa mattina in Aula Paolo VI. Anzitutto, l'invito a imparare a leggere qualsiasi cosa con la luce dello Spirito Santo. Poi la certezza dell'amore di Dio.

Papa Francesco: "dobbiamo farci canali della speranza"

“Se impariamo a leggere ogni cosa con la luce dello Spirito Santo, ci accorgiamo che tutto è grazia! Tutto è dono!”. Ad esclamarlo, sulla scorta di san Paolo, è stato il Papa, nell’udienza generale in Aula Paolo VI davanti a circa 7mila fedeli. “Se facciamo attenzione – ha proseguito Francesco – ad agire, nella storia, come nella nostra vita, non siamo solo noi, ma è anzitutto Dio. È lui il protagonista assoluto, che crea ogni cosa come un dono d’amore, che tesse la trama del suo disegno di salvezza e che lo porta a compimento per noi, mediante il suo Figlio Gesù. A noi è richiesto di riconoscere tutto questo, di accoglierlo con gratitudine e di farlo diventare motivo di lode, di benedizione e di grande gioia”. “Se facciamo questo, siamo in pace con Dio e facciamo esperienza della libertà”, ha assicurato il Papa: “E questa pace si estende poi a tutti gli ambiti e a tutte le relazioni della nostra vita: siamo in pace con noi stessi, siamo in pace in famiglia, nella nostra comunità, al lavoro e con le persone che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino”.

Dalla luce dello Spirito alla pace. “La pace che ci offre e ci garantisce il Signore non va intesa come l’assenza di preoccupazioni, di delusioni, di mancanze, di motivi di sofferenza”. perché, “se fosse così, nel caso in cui riuscissimo a stare in pace, quel momento finirebbe presto e cadremmo inevitabilmente nello sconforto”, ha proseguito Francesco, per spiegare che “la pace che scaturisce dalla fede è un dono: è la grazia di sperimentare che Dio ci ama e che ci è sempre accanto, non ci lascia soli nemmeno un attimo della nostra vita”. E questo, come afferma san Paolo, “genera la pazienza, perché sappiamo che, anche nei momenti più duri e sconvolgenti, la misericordia e la bontà del Signore sono più grandi di ogni cosa e nulla ci strapperà dalle sue mani e dalla comunione con lui”. “Questo non è facile da capire”, ha commentato Francesco a proposito dell’invito di Paolo a “vantarci anche nelle tribolazioni”: “Questo ci risulta più difficile e può sembrare che non abbia niente a che fare con la condizione di pace, invece ne costituisce il presupposto più autentico, più vero”.

“Io mi vanto dell’amore di Dio perché mi ama. La speranza che ci è stata donata non ci separa dagli altri, né tanto meno ci porta a screditarli o emarginarli”, ha spiegato il Papa ai 7mila fedeli presenti oggi. “Si tratta invece di un dono straordinario del quale siamo chiamati a farci ‘canali’, con umiltà e semplicità, per tutti”. “E allora il nostro vanto più grande sarà quello di avere come Padre un Dio che non fa preferenze, che non esclude nessuno, ma che apre la sua casa a tutti gli esseri umani, a cominciare dagli ultimi e dai lontani, perché come suoi figli impariamo a consolarci e a sostenerci gli uni gli altri”, ha assicurato Francesco. “E non dimenticatevi: la speranza non delude, la speranza non delude”, ha concluso ancora una volta fuori testo.

Le tradizioni dell'Europa

L’Europa ha “bisogno di mantenere l’unità della fede, la tradizione, la cultura cristiana”. E’ l’appello del Papa, lanciato durante i saluti ai pellegrini di lingua polacca. “Ieri abbiamo ricordato i santi Patroni d’Europa: Cirillo monaco, e Metodio vescovo”, il saluto di Francesco: “Questi due fratelli di Salonicco hanno portato il Vangelo ai popoli slavi”. “Ancor oggi essi ricordano all’Europa, e a noi tutti, il bisogno di mantenere l’unità della fede, la tradizione, la cultura cristiana e di vivere ogni giorno il Vangelo”, ha affermato Francesco, che ha ricordato la festa degli “evangelizzatori dei popoli slavi e compatroni d’Europa” anche al termine dell’udienza, nei saluti ai fedeli di lingua italiana. “Il loro esempio aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari”, l’invito di Francesco: “La loro tenacia incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei lontani; il loro amore per il Signore illumini voi, cari sposi novelli, a porre il Vangelo come regola fondamentale della vostra vita familiare”.

Fonte: Sir
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