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Don Mazzi: amiamo i nostri giovani

Dobbiamo cominciare a pensare i giovani in modo positivo. Questa società balorda è portata più ad esaltare gli sbagli dei giovani, invece loro sono il vero investimento, il futuro dell’Italia e dell’Europa. Noi dobbiamo portarci a casa questi ragazzi

Parole chiave: Exodus (3), don Mazzi (3)
L’incontro con gli studenti delle scuole nell’Auditorium Guarasci

Incontro ai giovani. Don Antonio Mazzi è venuto a Cosenza e ne ha abbracciati tantissimi. Auditorium Guarasci del liceo Telesio stracolmo di studenti delle scuole cittadine per un incontro speciale. Giornata intensa per il popolare sacerdote, che, prima del bagno di folla con i ragazzi, ha fatto visita alla Provincia di Cosenza e, in tarda mattinata, ha inaugurato, in via Rivocati, un Centro di Ascolto e orientamento della fondazione Exodus, che gestisce. Un polo promosso dall’Amministrazione comunale cosentina. Ad accompagnare il sacerdote anche l’Arcivescovo monsignor Salvatore Nunnari e le autorità civili, il prefetto Gianfranco Tomao e il presidente della Provincia e sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. Nel pomeriggio, per don Mazzi, anche la presentazione del suo libro “Non mollare mai” nella parrocchia di Santa Teresa. Abbiamo intercettato don Mazzi.

Il suo impegno con i giovani continua. Cosa significa oggi?

Dobbiamo cominciare a pensare i giovani in modo positivo. Questa società balorda è portata più ad esaltare gli sbagli dei giovani, invece loro sono il vero investimento, il futuro dell’Italia e dell’Europa. Noi dobbiamo portarci a casa questi ragazzi. Ve lo dico io, dopo trent’anni: dobbiamo arrivare prima, non dobbiamo aspettare che i giovani si perdano.

Oggi c’è bisogno di preti di strada?

C’è bisogno di preti. Di strada e di chiesa, c’è bisogno di preti veri, che sappiano stare in oratorio quando è ora e in strada quando è necessario. Oggi il prete deve capire che deve dimenticare i suoi problemi e stare molto attento, non dividere le pecore buone dalla pecore cattive. Perché il pastore ama tutte le pecore, quelle malate e quelle sane. Dobbiamo riuscire a capire che non possiamo chiuderci in chiesa e non dobbiamo spaventarci dei giovani. Il prete è un pastore ma soprattutto è un educatore.

Quali sono i progetti futuri di Exodus?

Noi lavoriamo molto sulla prevenzione, adesso abbiamo un progetto speciale per la scuole perché vediamo che ci sono molti ragazzi che vengono sbattuti fuori dalla aule. Il nostro progetto è denominato “Don Milani 2”, non è possibile che il 19 – 20% dei giovani vengano espulsi dalla scuola anche dell’obbligo.

Un problema, dati alla mano, grande soprattutto nel Mezzogiorno.

Esatto. Attorno all’abbandono scolastico, poi, ci sono altre questioni. I giovani spesso vanno a casa e non trovano nessuno, quindi c’è la solitudine. Da qualche tempo lavoriamo in questo senso. Un’altra cosa molto importante è far capire agli adulti che cos’è l’adolescenza e far capire ai padri che prima sono padri e poi sono professionisti. Queste sono un po’ le mie esigenze adesso.

C’è bisogno di adulti più adulti?

C’è bisogno di padri più padri perché non è possibile che ci sia solo la madre che educa. La figura del padre, soprattutto con gli adolescenti, è una figura importantissima.

L’incontro con gli studenti delle scuole nell’Auditorium Guarasci
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