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E se Alarico fosse sepolto a Bisignano?

Il corpo del re dei Goti potrebbe trovarsi in località Grifone, nella contrada Squarcio
L’ipotesi suggestiva degli studiosi Rosalbino Turco e Francesco Fucile

E se Alarico fosse sepolto a Bisignano?

In località Grifone, nel comune di Bisignano, siamo nella zona di Soverano e più precisamente nella contrada Squarcio, si trova una collina di forma anomala che si differenzia dal paesaggio circostante e che ha l’aspetto di un tumulo. Essa ha somiglianza con tumuli presenti in altri Paesi ed è stata oggetto, già a partire dalla fine del 1985, di interesse scientifico: si parla della tomba di Alarico, famoso Re dei Goti. La sua atipicità ha incuriosito studiosi, geologi ed archeologi che si sono espressi in modo univoco: si tratta di una forma antropica, estremamente interessante, ed è il più grande tumulo fra quello fino ad oggi rinvenuti in Italia. I sondaggi, eseguiti a suo tempo a cura dell’Amministrazione Comunale di Bisignano, assessore era il prof. Rosalbino Turco che ne ha seguito personalmente le vicende, hanno rinvenuto alla profondità di 14,50 metri un pezzo di legno fresco ed aromatico. Il frammento, analizzato dall’istituto per le Tecnologie Applicate i beni Culturali del CNR di Roma, è risultato essere estraneo all’apparato radicale degli alberi della zona. La datazione, eseguita con il metodo del C14 dell’Istituto geochimico dell’Università di Roma, ha fornito un’età assolutamente in contrasto con le sicure informazioni storiche raccolte sul luogo. I numerosi elementi (morfologia, toponimo, tracce di scavi, ritrovamento di legno aromatico, somiglianza con tumuli presenti in altri paesi come l’Asia Minore e l’Europa Settentrionale, il parere concorde di diversi studiosi e archeologi) concorrono a far ritenere artificiale la collina “Cozzo Rotondo”. Non ultima la posizione della collina addossata al versante nel tentativo di una mimetizzazione che renderebbe questo tumulo assai interessante, in quanto queste sepolture venivano generalmente ubicate in posti ben visibili.
La particolare attenzione suscitata dal tumulo “Cozzo Rotondo” nel mondo scientifico già a partire dagli anni Ottanta, e i relativi risultati delle indagini anche suffragate da pubblicazioni scientifiche e interviste a noti studiosi dell’Accademia delle Scienze Bulgare, fanno ritenere che è di vitale importanza continuare gli studi e le ricerche archeologiche per dipanare gli interrogativi e le ipotesi che restano tuttora aperte. Di recente, sia il Comune di Cosenza, città capoluogo, che la Provincia, hanno finanziato una campagna di ricerche “sulle tracce della tomba di Alarico”. In ogni caso, gli studi che sono stati fatti sul tumulo di Cozzo Rotondo hanno riguardato principalmente le caratteristiche geologiche e morfologiche della “collina”, invece lo storico e studioso Francesco Fucile ha seguito “un percorso disciplinare diverso rispetto a quelli effettuati finora, concentrandomi sulla toponomastica del luogo, e più precisamente sullo studio etimologico e semantico del toponimo “Squarcio”, che indica, più verosimilmente, un punto (un’area) in cui si crea uno spazio, si allarga una parte di terreno”. Per Fucile sarebbe una accezione plausibile, “apertura di terreno”, visto che “ci troviamo in una zona pianeggiante del territorio, ben circoscritta, lambita dal Fiume Crati, vicino alla Via Annia-Popilia e confinante con la Contrada “Grifone” dove sorge “Cozzo Rotondo”, luogo ideale anche per disporre un accampamento dell’esercito”. Fucile ha quindi ritenuto fondamentale, nel formulare l’ipotesi, “anche lo studio scientifico dei nomi delle zone del territorio Bisignanese in cui si trova Cozzo Rotondo”. Da qui la domanda: “Squarcio. Perché una contrada denominata con questo toponimo? La mia indagine parte da questa intuizione, è aperta a qualsiasi ulteriore contributo e potrà essere confutata e giudicata sulla capacità che ha di essere più verosimile e più probabile di quelle che sono state avanzate finora”. Il professore Rosalbino Turco, che negli anni ottanta da assessore e da studioso ha seguito l’ipotesi “Cozzo Rotondo”, nel richiamare gli studi fatti finora, nessuno dei quali ha preso in considerazione il toponimo “Squarcio”, conferma l’ipotesi che Cozzo Rotondo sia “un tumulo artificiale”, avallando l’ipotesi che si tratta di un “cenotafio che non contiene resti umani né oggetti, ma un punto di riferimento di una sepoltura posta nelle vicinanze, un simbolo-monumento per segnalare la presenza della sepoltura”. Dunque vi sono una serie di avvenimenti che possono avere una relazione fra di loro e che meritano di essere approfonditi, considerato anche che le recenti indagini effettuate a Cosenza e in alcune zone limitrofe non hanno ancora sortito esiti positivi.

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