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Disabili penalizzati dall’emergenza

Il Covid 19 ha inciso sulla normale erogazione di terapie domiciliari. 

Abbiamo raccolto una testimonianza in attesa di sentire l’ASP bruzia

Disabili penalizzati dall’emergenza

Un ritorno alla normalità per tutti. Eccetto che per loro. Si tratta dei disabili, che stanno pagando a caro prezzo il dramma del Coronavirus. “Sono privati da tre mesi del servizio di terapia domiciliare. È un dramma”. Parte così l’appello di Franca C., la madre di un ragazzo che a causa della patologia da cui è affetto necessita di tre sedute settimanali di terapia. Durante questi lunghi giorni la famiglia non si è arresa, ma ha continuato con lo stesso amore di sempre a prendersi cura di lui anche attraverso il “fai da te”. Come lui, tanti altri vivono la stessa situazione: “I nostri disabili sono sempre gli ultimi, non li aiuta nessuno, non ci aiuta nessuno. Non è giusto che vengano messi da parte”. Poi racconta i giorni di lockdown durante i quali per tutelare il ragazzo hanno evitato le uscite e si sono messi alla prova anche imparando a fare la spesa on line. Come una leonessa che difende il suo cucciolo la signora Franca, che sempre ha affrontato tutto in silenzio e con tenacia, questa volta ci “mette la faccia” per smuovere le acque e si impegna in prima linea affidandosi alla stampa per lanciare il suo appello alle istituzioni affinché si giunga al più presto ad una soluzione. Non poter usufruire delle sedute di terapia per questo ragazzo significa “trascorrere notti insonni, essere affetto da forti dolori ed avere i muscoli rigidi. Per alleviare il dolore qualche volta gli somministriamo l’antidolorifico, ma svanito l’effetto il dolore si ripresenta”, ci spiega. A darle forza una fede granitica che non l’abbandona mai: “Mi affido e confido sempre in Dio, è lui a darmi la forza, non mancano però i momenti in cui a prendere il sopravvento è lo sconforto”, ci confida. Poi, con la dolcezza che solo una madre può avere, ci dice: “Dio mi ha fatto un regalo, mio figlio è un dono”. Intelligente e  sensibile, “quando mio figlio mi sente parlare con qualcuno ammalato lui volge lo sguardo all’icona della Madonna del Pilerio e inizia a pregare. Lui è la nostra vita”. Poi prosegue: “Chiedo sempre a Dio di donarmi la forza per continuare la missione che mi ha affidato. Quando è nato mio figlio non conoscevo bene cosa fosse la disabilità, col tempo e a mie spese ho capito cosa significasse; però sono felice di averlo in casa, sono felice del dono che Dio mi ha concesso. Ricevere un sorriso da mio figlio è il regalo più grande”. Si dice fortunata la signora Franca nel confidare nel sostegno e nella vicinanza degli amici e dei parroci. L’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza per limitare il contagio da Coronavirus ha sospeso le terapie, compreso il servizio domiciliare erogato dalla struttura di Serra Spiga. La speranza del riavvio di un servizio necessario viaggia di pari passo con il timore del contagio reso più facile dalla mancanza di dispositivi di protezione: “Abbiamo adottato tutte le precauzioni per tutelare la salute di mio figlio. In casa nostra non abbiamo fatto entrare nessuno. Perché esporsi al rischio proprio ora?”. In attesa che il servizio riparta, la signora Franca vive giorni carichi di incertezza e senso di abbandono: “Nessuno ha mai parlato dei problemi dei disabili, vorrei semplicemente sapere quando verrà erogato nuovamente il servizio di terapia domiciliare”, conclude. Per avere risposte abbiamo contattato la dottoressa Lorella Massenzo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia ad indirizzo riabilitativo, che ovviamente, senza l’autorizzazione da parte dell’Asp, non ha potuto rilasciare alcuna dichiarazione. Parola di vita è sempre disponibile ad accogliere il parere di tutti. Nei prossimi giorni cercheremo di contattare nuovamente l’ASP.

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