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Storie di vita e di una passione: lontano da me

Il volume del giornalista Rai Andrea Marotta presentato a Rende: il suo amore per il Cosenza calcio.  

Storie di vita e di una passione: lontano da me

Venerdì 1 marzo nella saletta dell'associazione di quartiere di Villaggio Europa a Rende (CS), si è tenuta la seconda presentazione del libro “Lontano da me” edito da Ultra Edizioni di Andrea Marotta, noto giornalista RAI.

La scelta della location non è casuale, in quanto il verde villaggio rendese ha dato i natali all'autore proprio nel 1982. Ed è tra questi grandi prati dove i ragazzi abitualmente giocavano a calcio e dove l'autore ha vissuto tra il 1982 e il 1996, trascorrendo un'infanzia indimenticabile, che nasce e si sviluppa il romanzo. Una storia fatta di giochi all’aria aperta, di ginocchia sbucciate, di gare in bici, di arrampicate sugli alberi, ma soprattutto di calci tirati ad un pallone sognando di diventare grandi e di realizzare, in un tempo non troppo lontano, i propri sogni. E così il piccolo Andrea cresce, studia e come ogni giovane calabrese, ad un certo punto della sua vita, è costretto a scontrarsi con la dura realtà lavorativa offerta dalla nostra terra.I suoi orizzonti si allargano oltre i confini della provincia e per motivi di lavoro è costretto ad andare via dalla Calabria. Le sue aspirazioni cominciano a prendere forma e i progetti a concretizzarsi.

Nonostante i numerosi successi professionali come la sua collaborazione in RAI e la vincita del premio Ghinetti, al culmine di una carriera di successo, sente l’esigenza di raccontare un pezzo importante della sua vita: un testo non prettamente autobiografico, come spiega l’autore che intitola il libro “Lontano da me” appunto per sottolineare che la narrazione non avviene in prima ma in terza persona ovvero dalla prospettiva dei diversi protagonisti.

Ripercorrere i momenti più significativi della sua infanzia , legati a determinate dinamiche, ha aiutato lo scrittore a mettere a fuoco alcuni elementi pedagogici del calcio di strada. Ne viene fuori, quindi , una narrazione dove il pallone diventa un vero e proprio strumento di formazione.

Come recita Francesco Repice nel monologo introduttivo dello spettacolo teatrale “ Otto e Nove” andato in scena al Rendano nei giorni scorsi e liberamente ispirato al romanzo di Marotta: “prima ancora di saper scrivere e leggere delle pagine da un sussidiario, noi impariamo a correre a testa alta inseguendo un pallone. Facciamo esperienza su come si possa sedare una rissa su un campo di calcio prima ancora di aver letto una riga di un’opera di Dumas. Impariamo a fare un tiro ad effetto senza saper calcolare la traiettoria di un arco. Tutte queste sono esperienze di vita concrete che si respirano fin da bambini e che nascono prima ancora della formazione scolastica. Così come altre cose si apprendono solo in curva, stando tra i gradoni”. Il filo conduttore del romanzo risulta essere particolarmente insolito ma non difficile da comprendere per un vero cosentino doc: il tifo per la sua squadra del cuore che, di fatto, per lo scrittore resta ormai l’unico legame con la città nel corso degli anni.

Il ritorno del Cosenza in serie B nel 2018 fu l’occasione propizia che lo spinse a raccontare l’evento sia come impresa sportiva che come evento sociale per l’importanza che il calcio, da sempre, riveste nella città dei Bruzi.

I protagonisti sono cinque ragazzi: Pilar Caputo che per larghi tratti potrebbe rappresentare l’alter ego dello scrittore, Umile, Gerardo, Manolo e infine Adriano (Fiore) l’unico personaggio tratto dalla vita reale. Nel romanzo viene delineata anche la figura di Bruno Giorgi, allenatore del Cosenza e uomo dai grandi valori umani, rari nel mondo del calcio.

Ma addentriamoci meglio in questa avvincente narrazione dove protagonista indiscussa è la formazione rossoblù.

“Estate 1982. Un giovane e promettente calciatore s i aggrega a una nuova squadra. Sorride emozionato ai caroselli di auto che sembrano accogliere il suo arrivo, ma si accorge presto di aver solo imboccato una strada contro-mano. In una città divisa, che a lui toccherà riunire. Primavera 2018. Pilar Caputo lavora nella redazione di Calcio Totale, regina delle trasmissioni radiofoniche sportive. I Mondiali, per la prima volta dopo sessant’anni senza l’italia, sono alle porte. Lontano da quei riflettori, dopo un lungo anonimato tra i dilettanti, una piccola formazione di provincia, il Cosenza, torna a lottare per la promozione in serie B.

Ma chi è davvero Pilar? Il bambino che aveva perso la parola o quello che l’ha riconquistata attraverso il Professore, suo padre? Il giornalista o l’ultrà cresciuto sulle orme del cugino, il Comandante Kurtz? Il ragazzo che giocava a facciamo che eravamo e sognava le radiocronache del Cosenza o l’uomo che trova sempre meno stimoli nel proprio lavoro? Quando viene accolta la sua proposta di seguire in diretta i playoff della serie C, una serie di coincidenze porta Pilar a ripercorrere la storia della sua gente. Tra un libro sull’ex allenatore Bruno Giorgi, appunti, incontri con vecchie glorie rossoblù, amici ritrovati e un’impresa calcistica che prende forma, ricostruirà le vicende di chi, attraverso il pallone, ha creduto di poter cambiare il proprio futuro”.

Lontano da me è un romanzo sulla distanza – tra sé e gli altri, tra origini e presente, tra aspirazioni e realtà – e sul tentativo di tenere tutto assieme. Vicende che si intrecciano tra di loro e narrano l’amore per uno sport lontano dai riflettori e diffuso tra la gente più semplice. Fino a scoprire che il racconto è l’unico strumento capace di poter cambiare la storia e in grado di aiutarci a ritrovare noi stessi.

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