Commento al Vangelo
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AGNUS Dei. Da una parola nasce la sequela.

La parola chiave di questa seconda domenica del tempo ordinario è agnello. 

AGNUS Dei. Da una parola nasce la sequela.

La parola chiave di questa seconda domenica del tempo ordinario è agnello. Attorno all'origine della parola vi sono due filoni di riflessione: uno piuttosto lineare, che rimanda al significato odierno, l'altro più fantasioso che associa all'agnello l'idea di purezza. Se l'etimologia è peregrina, certo è il valore assunto nella storia delle religioni e anche nella tradizione ebraica. L'agnello è direttamente interessato nei riti sacrificali, e nell'antico testamento è legato al rito della cena pasquale, come ci ricorda il libro dell'Esodo. Successivamente, la tradizione giudaica è giunta ad attribuire al sangue dell'agnello pasquale valore salvifico. Nel nuovo testamento Cristo è identificato come l'agnello pasquale immolato. Nel vangelo di Giovanni assume un particolare rilievo. Ce ne dà testimonianza il Battista, che riconosce in Gesù l'Agnello di Dio. C'è una chiara allusione all'agnello pasquale, ma al contempo Giovanni il Battista vuole indicare in Gesù colui che supera definitivamente ogni tipo di rito e con il suo sacrificio inaugura un tempo nuovo: quello della salvezza. Da questa parola nasce la sequela. I discepoli del Battista lasciano il loro primo maestro e decidono di seguire Gesù perché in lui comprendono che la fede non è un rito da esplicare, ma è vita di libertà e salvezza. Gesù è l'agnello di Dio perché egli appartiene al Signore e perché è l'unica offerta che può acquistare all'umanità la salvezza. Tutta la vita del Cristo è un sacrificio, ovvero un rendere sacro, legare la propria vita a Dio. Il Battista è certamente guidato dallo Spirito Santo, ma i suoi occhi riconoscono in Cristo l'agnello perché Gesù si presenta con uno stile diverso, che ha il profumo della sacralità. Gesù vive con valore la sua vita e la offre agli altri, ed è permanentemente legato a Dio, per questo è l'agnus Dei. Cari amici, quante volte durante la celebrazione della Messa sentiamo l'espressione del Battista: "Ecco l'agnello di Dio". La Chiesa ce lo mostra presente nell'Eucaristia, sta a noi poi riconoscerlo presente lungo la strada, come fa il Battista. Ma come si riconosce Gesù? Il modo ce lo indica sempre il Battista: egli vive d'essenzialità nutrendosi di Parola di Dio. Se veramente vogliamo incontrare Gesù, impariamo a sostare un po' in silenzio davanti al Vangelo, e allora lo vedremo passare accanto a noi.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,35-42)

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. 

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