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La povertà in Italia secondo l'Istat

La crisi demografica, la situazione del Mezzogiorno, la preoccupazione per la povertà assoluta.

foto Repubblica.it

Negli ultimi 2 mesi l’Istat ha diffuso alcuni “pacchetti” di dati sulla società italiana, ed ha offerto analisi che si prestano a considerazioni di “lungo periodo”. Innanzitutto la gravissima crisi demografica: nel 2019 in Italia sono stati registrati appena 420.170 bambini, con un calo delle nascite del 4,5 % rispetto al 2018. Preoccupa poi l’aumento del 16% di cancellati dall’anagrafe che vanno all’estero: nel 2019 ben 182 mila. Il persistente declino, iniziato nel 2015, ha portato a una diminuzione di quasi 551 mila residenti in 5 anni. Si prevede che le perdite dovute alla pandemia quasi certamente porteranno ad un ulteriore calo di residenti nel 2020. La possibilità che nascano nuovi bimbi si è ridotta notevolmente, anche se il desiderio di metter su famiglia è inalterato (media ideale 2 figli per nucleo familiare). I nati scenderebbero così a 426mila entro la fine del 2020 per ridursi a 396mila nel 2021. Una nazione che non fa figli è destinata a “vegetare”, a rimpiangere il, più o meno, glorioso passato. Aspetti socio-economici e qui va persino “peggio”: l'incidenza delle famiglie in povertá assoluta si conferma piú alta nel Mezzogiorno (8,5% nel Sud e 8,7% nelle Isole) rispetto al 5,8% nel Nord-ovest, 6,0% nel Nord-est e 4,5% nel Centro.

Le differenze territoriali rilevate per le famiglie si confermano per le persone: oltre 2 milioni poveri assoluti residenti nel Mezzogiorno (45,1% del totale, 70% al Sud e 30% nelle Isole), contro 1,86 milioni nelle regioni del Nord (40,5%, 58,7% nel Nord-ovest e  41,3% nel Nord-est). Ciò si deve anche alla maggior presenza nel Mezzogiorno di famiglie numerose tra le famiglie in povertá assoluta rispetto al Nord. L'incidenza di povertá individuale è pari a 10,5% nel Sud e a 9,4% nelle Isole mentre nel Nord e nel Centro è molto piú bassa, rispettivamente 6,8% e 5,6%.

Infine il dato forse più preoccupante: nel 2019, sono in povertá assoluta in Italia 1,137 milioni di minori (11,4% rispetto al 7,7% di persone a livello nazionale; 12,6% nel 2018). L'incidenza varia dal 7,2% del Centro al 14,8% del Mezzogiorno. In aggiunta il 12% degli imprenditori vuole ridurre il personale, con gravi perdite di posti di lavoro in tutti i settori. Le donne saranno più facilmente inoccupate, penalizzate da turni notturni e difficoltà di conciliare famiglia e lavoro. A gravare sulle attività femminili anche la didattica a distanza che ha visto le madri di ogni età in prima linea ad aiutare i propri figli, con una conseguente sottrazione di tempo al loro lavoro. Inoltre, per chi nasce in famiglie a basso reddito e spera di migliorare la propria posizione l’ascensore sociale è bloccato, soprattutto per i nati tra 1972 e 1986: non solo non si verifica la “salita” verso posizioni migliori ma addirittura una discesa verso classi sociali inferiori. Il 26,6% dei più giovani rischierebbe dunque un peggioramento rispetto alle condizioni familiari.

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