Editoriali
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Quando la mascherina diventa troppo un’opinione

Tutti vorremmo riprendere la vita di sempre a pieno ritmo e in massima libertà. Ma è necessario avere ancora prudenza, rispetto delle disposizioni e, soprattutto, di chi ci sta intorno.

Quando la mascherina  diventa troppo un’opinione

Un indizio è un indizio. Due possono essere una coincidenza; ma tre credo possano confermare quanto provo a sostenere. Partiamo dai fatti. Lo scorso fine settimana siamo finalmente potuti ritornare al cinema. In sala eravamo solo in otto. Un signore, che aveva intorno ai sessant’anni, dopo diversi inviti fatti anche da uno degli inservienti, ha assistito a tutto il film senza mascherina. Stessa cosa è capitata in un negozio di prodotti domestici; unica differenza che a ricevere l’invito a indossarla fosse stato rivolto a una signora. L’ultimo episodio si è verificato dinnanzi a un negozio di mobili per la casa. All’invito fatto da uno dei proprietari è arrivata una risposta sprezzante e arrogante. Questi sono i fatti. A legarli sono le risposte date dalle persone coinvolte nelle vicende esposte e le reazioni incredule di chi le ha dovute subire. Da qui viene fuori quanto provo a sostenere. Siamo tutti stanchi. Tutti vorremmo riprendere la vita di sempre a pieno ritmo e in massima libertà. Ma è necessario avere ancora prudenza, rispetto delle disposizioni e, soprattutto, di chi ci sta intorno. Avere due dosi di vaccino (tesi sostenuta dal signore al cinema) non esime dall’indossare la mascherina in un luogo pubblico peraltro al chiuso. Fare fatica a parlare e avere caldo (quanto detto dalla signora nel negozio di prodotti per l’igiene domestica) non è certamente un buon motivo; così come non lo è (e chiudiamo con il signore che ha aggredito il proprietario dell’ultimo negozio) sostenere che non si può negare l’ingresso a un cliente che è andato lì per "spendere soldi".
Non solo trovo assurde tutte e tre le risposte, ma ho avuto anche modo di commentarle con chi le ha dovute subire ed ho letto nei loro occhi e ascoltato nelle loro parole la fatica e l’amarezza di dover subire questi insulti gratuiti e disarmanti. Peraltro, è opportuno sottolineare, che in nessuno dei tre casi ci sarebbe stato il minimo interesse a redarguire un cliente (che per definizione ha sempre ragione… fatta eccezione per i casi esposti). Ristoratori, commercianti e operatori sono sotto stress e dover “richiamare” i clienti non dovrebbe far parte delle loro prerogative. Impariamo a pretendere di meno e a collaborare di più. Facciamo la nostra parte. Riprendiamoci la libertà con pazienza e umiltà, senza pretenderla a spese degli altri.

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