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L'adorazione della Stauroteca. Mons. Nolè: viviamo l'attesa dell'alba di Pasqua

L'Arcivescovo ha celebrato in Cattedrale l'azione liturgica nel giorno della Passione del Signore. L'invito a stare in compagnia di Gesù e a non rimanere indifferenti.

L'adorazione della Stauroteca. Mons. Nolè: viviamo l'attesa dell'alba di Pasqua

Primo venerdì santo da Vescovo di Cosenza, per monsignor Francesco Nolè. Dopo la proclamazione della Passione secondo Giovanni, il presule fa come una sintesi delle ore che dal cenacolo attendono la Pasqua. "Viviamo l'attesa dell'alba del terzo giorno, quel giorno che non avrà più tramonto perché è l'alba della resurrezione" - ha detto nel breve pensiero che ha voluto dare ai fedeli convenuti per la celebrazione "In Passione Domini". Ma cos'è la Pasqua? "Un giorno che non ha nome, che per gli ebrei era il primo dopo il sabato, quel giorno per loro di riposo. E' un giorno nuovo. Lo inaugura il Signore con la sia resurrezione. E noi siamo in attesa".

"Come lo attendiamo?" - si è chiesto mons. Nolè. Ieri sera abbiamo riposto Gesù nel tabernacolo e lì si è fatto in maniera più piccola di come si era fatto quando era bambino. Oggi, 25 marzo, celebriamo per una coincidenza l'incarnazione di Gesù e la sua morte. Gli esperti ci dicono che avviene ogni 141 anni. Gesù è nato per salvarci, per dare la vita". Ma dopo aver istituito l'Eucarestia, nel mistero contemplato ieri, c'è stata l'orazione nell'orto degli ulivi. un'agonia durante la quale il Signore ha chiesto la vicinanza degli apostoli. "Per questo ieri sera, stanotte, stamattina, abbiamo fatto compagnia a Gesù". L'Arcivescovo va con la mente ai patimenti di Cristo. Quasi immagina le sue parole. "È troppo dura la passione, non posso affrontarla da solo". Con una certezza, che su quella Croce il Figlio di Dio ha inteso "portare fino al compimento e nella fedeltà l'amore che lui vuol mostrare a noi, il donarsi totalmente". Qualche istante dopo, secondo la liturgia, verrà adorata la Stauroteca, la Croce reliquiario dono di Federico II.
Il rischio, dinanzi all'agonia di Gesù, è di restare poco vigili. "E' il sonno della indifferenza, della mediocrità, della superficialità, del non impegno. Ma Gesù ci vuole svegli, partecipi della nostra vita e di quella dei fratelli" - esorta mons. Nolè. Da un lato, la figura di Giuseppe d'Arimatea, dall'altra quella di Nicodemo, il primo a sentire il richiamo del Signore. "Davanti al Signore non si può rimanere indifferenti, o lo si accetta o lo si rifiuta". Accettarlo come ha fatto il discepolo che egli amava, Giovanni, alla cui scuola "siamo chiamati a vivere questi giorni". Egli che "prese Maria nella sua casa, e insieme si diedero coraggio nell'attesa della Resurrezione". Questa, in fondo, è la speranza certa del cristiano. Maria "ci indicherà la strada giusta, della fede, dell'amore, della donazione totale".

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