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Sant'Agostino d'Ippona

Tra i più grandi Padri della Chiesa d’Occidente emerge la figura di Agostino le cui opere sono molto lette, studiate e sempre oggetto di studio profondo dei posteri per l’influenza del suo pensiero

Sant'Agostino d'Ippona

Tra i più grandi Padri della Chiesa d’Occidente emerge la figura di Agostino le cui opere sono molto lette, studiate e sempre oggetto di studio profondo dei posteri per l’influenza del suo pensiero. Gli studi sono tanti su questo geniale personaggio per cui è difficile farne una rassegna. Conosciamo la vita di Agostino attraverso le sue stesse opere che ci forniscono dati importanti. Tra le più notorie vi sono i Dialoghi composti prima del suo battesimo e possono considerarsi le “sue prime confessioni”, datate dal novembre del 386 al marzo 387. Invece le Confessioni, l’opera più letta e la più studiata, scritta dopo la morte del vescovo Ambrogio (4 aprile 397), e terminata nel 400, è la sua autobiografia storicamente attendibile, dove emerge una complessa personalità ricca di aspetti. Seguono le Ritrattazioni che Agostino scrisse da anziano tra il 426 e il 427, che oltre al valore dottrinale, sono una recensione di tutte le sue opere per ordine cronologico e per questo ci forniscono molti dati della sua vita. Infine vi è un’opera biografica scritta da un suo amico, Possidio, dopo la morte, che vi aggiunse l’Indicolo, cioè l’elenco delle opere. Agostino nacque a Tagaste, nella provincia romana del nord-Africa, denominata Numidia (corrisponde in gran parte al territorio dell’Algeria), il 13 novembre del 354. Suo padre, consigliere municipale della città, non era cristiano, e sua madre Monica era una fervente cristiana. Agostino fu educato cristianamente dalla madre e secondo i costumi del tempo fu iscritto nell’elenco dei catecumeni per ricevere il battesimo da adulto. Il percorso della sua vita fu molto complesso. Secondo il costume del tempo fece gli studi elementari di grammatica e retorica a Tagaste, poi seguirono gli studi delle arti liberali a Madaura (aritmetica, musica, geometria, astronomia, filosofia) ed ebbe una perfetta conoscenza delle lingua latina e poco del greco. Proseguì gli studi a Cartagine, centro politico e culturale più importante della Numidia. In questo soggiorno incontrò la setta dei Manichei, che al primo impatto lo affascinò perché sembrava rispondere alla domanda sull’esistenza umana: da dove proviene il male? Ebbe una serie di risposte provenienti dalla concezione manichea materialistica e dualistica di Dio e del mondo, bene e male ritenuti due entità che trovano conflitto all’interno dell’uomo, perché antagonisti come luce e tenebre, spirito e materia. Agostino uscì dalla Chiesa e questo fu un grande tormento per la madre Monica, preoccupata della salvezza del figlio. Sostanzialmente Agostino non era convinto di queste teorie mettendole in discussioni e così iniziò a prenderne le distanze. Soprattutto si convinse degli errori manichei quando ebbe il colloquio con la più dotta guida manichea, il vescovo Fausto, definendolo solo un buon oratore e vuoto di contenuti. Agostino invece fu aiutato dalla lettura di un’importante opera di Cicerone, l’Hortensius (opera smarrita e ricostruita in parte perché citata nelle Confessioni), che gli suscitò l’amore per la sapienza, la ricerca razionale e naturale. Da Cartagine dove egli insegnava retorica, grazie ai Manichei, andò ad insegnare questa disciplina a Roma. Deluso dall’indisciplina degli studenti, ancora una volta con l’aiuto degli amici Manichei riuscì ad avere l’incarico di maestro di retorica a Milano nel 383, quando la corte imperiale aveva incaricato Simmaco, prefetto della città, di trovare un maetro di retorica che potesse tenere discorsi di elogio all’imperatore e ad altre personalità imperiali per tutte le circostanze celebrative. Milano rappresentò il momento più decisivo della sua vita. Intanto Agostino andava sempre più ad abbandonare la setta manichea e ad approfondire una ricerca interiore grazie allo studio della filosofia che gli procurò quel dubbio metodico nei confronti di ogni fede. L’incontrò più illuminante fu quello con il vescovo Ambrogio, famoso predicatore ed omileta. Agostino ormai lasciò il manicheismo e da catecumeno riprese a partecipare alla liturgia nella comunità milanese. Non furono solo le profonde omelie ma l’accoglienza di Ambrogio a suscitare in Agostino stima nei suoi confronti. I commenti biblici di Ambrogio sull’Antico Testamento furono esaudienti tanto da comprendere che la fede si fonda sulla autorità (auctoritas) della Sacra Scrittura. Per Agostino garante della Sacra Scrittura è la Chiesa quando impartisce la retta interpretazione nella comunità e solo la Chiesa è la via che ci porta a Cristo. Se i filosofi platonici lo esaudirono sulla domanda perché il male come privazione dell’Essere o Bene, è fondamentale per Agostino la grazia come dono di Dio agli uomini. Durante questo soggiorno a Milano egli stette insieme agli amici nella casa di un suo amico, Verecondo, a Cassiciaco (attuale Cassiago nella Brianza) dove svolsero un tempo, otiun intelletuale, consistente in un confronto intelletuale e spirituale, lettura della Sacra Scrittura e di varie opere letterarie. In questo ambiente egli scrisse i Dialoghi. Intanto Monica arrivò a Milano per incontrare Agostino e non accettava l’idea che il figlio convivesse con una donna, dalla quale ebbe un figlio di nome Adeodato, e fosse lontano dalla Chiesa. Sono le Confessioni a farci comprendere la preoccupazione di questa donna per la salvezza del figlio. Le sue lacrime e le preghiere toccarono il cuore di Dio tanto da ottenere la conversione. Fu la lettura delle lettere dell’Apostolo Paolo che spinsero Agostino a decidersi di ricevere il battesimo. Istruito nel cammino di fede insieme al figlio Adeodato e ai catecumeni, nella Veglia di Pasqua tra il 24 e il 25 aprile 387 Agostino ricevette il battesimo dal vescovo Ambrogio. Dopo questa svolta determinante Agostino decise insieme alla madre e ai suoi amici di ritornare a Tagaste. Prossimi per imbarcarsi al porto di Ostia Monica si ammalò e in breve tempo morì. Nelle Confessioni Agostino descrisse con dolore un ultimo discorso di Monica e la sua gratidudine al Signore per aver esaudito le sue preghiere oltre ogni sua aspettativa: «…mia madre disse: “Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita ormai non ha più nessuna attrattiva per me. Cosa faccio ancora qui e perché sono qui, lo ignoro. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c’era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, poiché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire Lui. Cosa faccio qui?”… ». Ritornati insieme alla comitiva a Tagaste Agostino fondò nel suo podere di famiglia un monastero dove con un gruppo di amici intellettuali si dedicarono alla vita spirituale e letteraria. Presto la comunità venne smembrata perché parte dei suoi amici vennero eletti vescovi. Agostino temette che la stessa sorte gli sarebbe accaduto. Infatti evitò di entrare nelle città la cui sede vescovile era vacante. Egli spesso si spostava per incontrare i vescovi per autorizzarlo a fondare comunità monastiche nelle proprie diocesi. Nel 391 fece un viaggio ad Ippona per creare una comunità monastica, certo che la sede era occupata dal vescovo Valerio. Durante la preghiera Valerio espresse ad Agostino il desiderio di ordinarlo sacerdote perché gli necessitava tra il presbiterio uno che conoscesse bene la lingua latina e fosse un bravo oratore da tenere le omelie. La predicazione o l’omelia era un compito proprio e solo del vescovo e non del presbitero. Era tale la fama e la stima verso Agostino da parte dei vescovi che ebbe l’incarico di tenere un’omelia ai catecumeni di Ippona il 15 marzo del 391. Ricevette dal vescovo un podere presso la cattedrale per realizzare una comunità di monaci. Fu ad Ippona che redasse la regola per i propri monaci. Questo cambiamento di rotta segnò un passo decisivo della sua vita: l’ordinazione presbiterale lo chiamò a comprendere la dimensione sociale della Chiesa, avere una preparazione morale e teologica. Inoltre la Chiesa d’Africa era divisa da un secolo dallo scima tra cattolici e donatisti (dal nome del vescovo scismatico Donato che consideva la sua comunità formata da santi che non si erano piegati all’imperatore durante la persecuzione contro i cristiani, rispetto a quei cristiani che avevano tradito la Chiesa consegnando i libri sacri alle autorità imperiali, i quali non erano degni di ricevere i sacramenti), ed Agostino avvertì l’urgenza per arginare questa frattura tra i cristiani. Nel 395 il vescovo Valerio lo volle come vescovo coadiutore e nel 397 gli successe a pieno titolo. Agostino lasciò la comunità dei monaci da lui fondata e visse nell’episcopio trasformandolo in una comunità di chierici. Iniziò un denso periodo della sua vita per le molte attività che videro la stesura di tantissime sue opere. Oltre agli scritti menzionati che ci forniscono dati biografici interessanti, c’è una vasta produzione di opere che si riferiscono a diverse fasi del suo servizio alla Chiesa in Africa che trattano diverse questioni teologiche ed ecclesiologiche. Importanti sono i trattati teologici, i commenti alla Sacra Scrittura, le omelie, i discorsi, i sermoni ed una grande corrispondenza epistolare che mostrano la passione di Agostino per la Chiesa, per la formazione dei chierici e dei monasteri, la sua attiva presenza ai sinodi e concili africani, l’amore per i poveri e gli orfani. Ebbe una grande capacità di ascoltare e sostenere gli indifesi con l’attività della audentia episcopali. La funzione della giustizia era affidata ai vescovi occupando gran parte del loro tempo. Agostino morì il 28 agosto del 430 mentre i Vandali assediavano la città d’Ippona. Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale Basilica pacis. I suoi resti mortali furono portati in Sardegna il secolo successivo e nel 725 a Pavia nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove tuttora riposano. La memoria liturgica viene celebrata il 28 agosto. Fu proclamato dottore della Chiesa da Papa Bonifacio VIII nel 1298. Anche Agostino è tra le le quattro statue bronzee rappresentanti i dottori della Chiesa nell’atto di sorreggere la Cattedra di San Pietro nella Basilica vaticana insieme ad Atanasio, Giovanni Crisostomo e Ambrogio.

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