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La Chiesa in Bolivia guarda ai giovani con molta speranza

Parla monsignor Oscar Aparicio, arcivescovo di Cochabamba e presidente della Conferenza episcopale boliviana: "Il Paese non è più una Repubblica ma uno Stato plurinazionale, anche se resta ancora molto da fare per costruire una Bolivia unita per tutti i boliviani". Sull'incontro con i movimenti l'arcivescovo chiarisce che "il Papa visiterà i movimenti popolari e non i movimenti sociali". L'attesa per una risposta "vocazionale" dai giovani.

La Chiesa in Bolivia guarda ai giovani con molta speranza

“La presenza di Papa Francesco aiuterà a risvegliare molti giovani nell’offrire risposte generose al Signore”. Si aspetta una risposta “vocazionale” dalla visita del Papa in Bolivia monsignor Oscar Aparicio, arcivescovo di Cochabamba e presidente della Conferenza episcopale boliviana, auspicando che la presenza di Bergoglio aiuti “una chiamata forte e credo - aggiunge - che molti giovani ne saranno incoraggiati, perché le vocazioni ci sono, ma a volte abbiamo bisogno di essere più incisivi nelle nostre proposte per i giovani”.

Il Paese e la Chiesa. Riferendosi alla nuova Costituzione dello Stato, il presule spiega che il Santo Padre troverà “un Paese in cui si stanno svolgendo processi d’inclusione sociale, in particolare relativi a settori tradizionalmente emarginati, un Paese che sta vivendo una crescita economica, che si riflette nei processi in corso”. E prosegue: “La Bolivia che riceverà il Papa non è più una Repubblica ma uno Stato plurinazionale perché ha integrato la molteplicità nel suo nome, nella sua identità e nella Costituzione, anche se resta ancora molto da fare per costruire una Bolivia unita per tutti i boliviani”. Ma spiega anche che papa Francesco “troverà una Bolivia che ha problemi profondi nell’amministrazione della giustizia, un dato di fatto riconosciuto dalla società e dallo stesso governo: la necessità di una riforma immediata del sistema, che presenta deficienze terribili, una giustizia corrotta alla radice e la diffidenza del popolo stesso”. L’arcivescovo rileva pure la necessità di una profonda riforma del sistema dell’istruzione per produrre un maggiore progresso”. Per quanto riguarda la fede, la Bolivia ha “una forte religiosità”, osserva monsignor Aparicio. “È un Paese prettamente cattolico, con la grande devozione di un popolo semplice”.

Orientare i giovani verso Cristo. Un’altra caratteristica della Chiesa boliviana che viene sottolineata dal presidente della Conferenza episcopale è la devozione mariana, “che è molto grande e viene abbinata alla musica folkloristica e alle danze”, come pure la massiccia partecipazione giovanile. “C’è ancora una forte partecipazione dei giovani nella Chiesa - afferma - anche se ci sono parrocchie dove la loro presenza è in diminuzione”. “Guardo ai giovani con molta speranza”, dichiara, evidenziando l’importanza di orientarli a “conoscere a fondo Cristo, che offre una rotta alla nostra vita”, mentre “a volte, con tante proposte, i giovani seguono modelli che non servono”. Guardando al futuro, tra i problemi che dovranno affrontare vi è “il cambiamento climatico”. “La cosa migliore che possiamo fare - dice il presule - è far loro conoscere il Signore perché questo garantisce un aiuto nell’affrontare le situazioni che li aspettano”. Parlando di giovani, l’attenzione va pure alla famiglia, che si trova anche qui ad affrontare le sfide presenti in “tutto il mondo”. “Oggi - osserva - vogliono cambiare il concetto di famiglia o di coppia, ci sono molti attacchi contro la famiglia come istituzione o come nucleo”.
Aprire la porta al dialogo. È stato proprio Papa Francesco che ha voluto visitare La Paz. “È stata una sua scelta - racconta Aparicio - il Papa ha preferito incontrare il Presidente presso la sede del governo”. Bergoglio “ha compiuto una scelta molto chiara: avere buoni rapporti con lo Stato, con il presidente. Non si tratta solo di diplomazia tra due capi di Stato in visita, c’è l’intenzione specifica di aprire la porta al dialogo, alla collaborazione, al rispetto reciproco. Questo non può passare inosservato, al contrario è un gesto molto evidente che consiste nel fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto: mettersi al servizio, rendersi disponibile, nel dialogo e in un approccio basato sulla collaborazione. Anche se ce l’hanno voluta far vedere come opposizione, la Chiesa in Bolivia è pronta a prestare assistenza e aiutare; e questo segno del Papa è un chiaro segno di riavvicinamento”.

Incontro agli emarginati. Sulla partecipazione di papa Francesco all’incontro dei Movimenti sociali, il presidente della Conferenza episcopale chiarisce che “non si tratta dei movimenti sociali come vengono intesi qui in Bolivia, con un carattere più politico”, e spiega: “Il Papa intende questi settori come raggruppamenti che sono spesso protagonisti di aggregazioni, ma in qualche modo sono emarginati, per esempio qui i ‘canillitas’ (venditori di giornali) o i ‘cartoneros’ dell’Argentina”, persone indigenti che raccolgono cartone per rivenderlo a peso a prezzi molto bassi. Sono questi “i movimenti sociali che vivono emarginati” e “il Papa visiterà questi ‘movimenti popolari’ nel suo secondo incontro (il primo è stato organizzato dal Pontificio Consiglio giustizia e pace), però il Papa viene a visitare i movimenti popolari e non i movimenti sociali”.

Fonte: Sir
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