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Intervista ad Antonio Marziale, nominato Garante per l'infazia e l'adolescenza

Edilizia scolastica rinnovata e famiglia tra urgenze del Garante calabrese. 

Intervista ad Antonio Marziale, nominato Garante per l'infazia e l'adolescenza

Il Consiglio regionale calabrese ha nominato il sociologo e giornalista Antonio Marziale garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Calabria. Per Marziale si tratta di fatto di una conferma, avendo già ricoperto questo ruolo dal 2016, quando la figura venne introdotta in ottemperanza della legge 328/2000.

Abbiamo sentito il Garante. 

Quali sono le sfide che l'attendono? 

Le sfide sono quelle di sempre, ma aggravate. Anzitutto la mancanza di strutture sanitarie, in primis di reparti di neuropsichiatria infantile, il problema delle scuole intese come ambiente, tanto è vero che nella maggior parte di esse manca il certificato di agibilità. Poi c'è la questione dei diritti mancanti nelle famiglie.

A cosa si riferisce? 

Penso ai bambini che vengono violentati psicologicamente e carnalmente. O a circoscritti, ma pur sempre presenti maltrattamenti anche a scuola. Scuola e famiglia sono le manchevolezze più pesanti. 

Anche perché le nostre scuole hanno carenze strutturali. 

Ci vorrebbe una edilizia scolastica rinnovata, più al passo con i tempi. Certo ci vuole la disponibilità politica, perché il garante raccoglie le istanze ma poi i decisori sono altri. Questa amministrazione regionale sta dando assolutamente segnali di voler fare tutto ciò che rientra nelle sue possibilità. I segnali sono di speranza, e non dimentichiamo che c'è da recuperare cinquanta anni di regionalismo che ha fatto più danni che bene. Per questo occorre progettazione e buona volontà.

Una delle presenze più rilevanti a livello di numero è quella dei minori non accompagnati. Come è la situazione? 

Siamo la regione che ha il maggior numero di tutori per minori stranieri non accompagnati, oltre mille, formati e abilitati nel mio precedente mandato.

Qual è il ruolo dei tutori? 

I tutori vengono individuati dai tribunali per i minorenni ai quali viene affidato il minore quando va in accoglienza. In realtà si tratta di una legge che è fatta male perché i tutori non hanno permessi orari, possono essere chiamati in ogni momento per le diverse esigenze dei minori. Sulla gestione dei minori c'è molto da riflettere e su questo mi auguro che il governo possa adeguare la normativa. Poi c’è un’altra questione: su oltre mille che abbiamo formato e abilitato, non so quanti vengono chiamati dai tribunali.

Quale l’impegno del Garante rispetto alle povertà e alle fragilità?

Le povertà, intesa sia come economica che educativa, è un problema, perché da molteplici anni la Calabria è in testa alla classifica. Il Garante può solo stimolare il governo centrale e l’imprenditoria, perché creino condizioni di lavoro per i genitori dei minori, perché lavorino. I ragazzi, dal canto loro, debbono andare a scuola e formarsi.

Povertà educativa: come affrontarla?

I bambini devono essere curati già dalla famiglia, poi dalla scuola. Ma le famiglie devono essere messe in condizione di avere un reddito. 

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