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E' l'ora degli accordi prematrimoniali?

Tra le forze politiche si apre il dibattito su un istituto a cui l'ordinamento pone forti limiti. Ancora una volta diritti di stato al centro delle querelle parlamentari.

E' l'ora degli accordi prematrimoniali?

C’è chi dice che così aumenteranno i matrimoni, chi invece parla di colpo mortale all’amore vero, quello disinteressato. In questo clima che anticipa una nuova polemica rovente, dopo le riforme che hanno cambiato il quadro di divorzio e convivenza, sembrerebbe essere scoccata l’ora dei “patti prematrimoniali”, finora vietati perché implicitamente presupponevano la fine del matrimonio. Una proposta di legge, presentata mesi fa da Alessia Morani del Pd e Luca D’Alessandro ex di Forza Italia, ora verdiniano, sta per irrompere nel dibattito politico. La commissione Giustizia della Camera dovrebbe occuparsene subito dopo le unioni civili. “Il clima politico è favorevole, ma mi aspetto dibattito”, sostiene la Morani. “È urgente, con la legge sulle unioni civili e le convivenze, che li prevedono, potrebbe insorgere un problema di costituzionalità. Possiamo concedere i patti ai gay e vietarli alle coppie etero?”, si interroga D’Alessandro. La soluzione prospettata arriva dal diritto americano. I famosi “love contracts” che regolamentano in anticipo quel che potrebbe accadere in caso di divorzio. I patti prematrimoniali dovrebbero affrontare le questioni patrimoniali, gli alimenti, a chi va la casa, come ci si regola con il cane, persino le linee di successione tra figli di primo e di secondo letto. Non potranno mai violare le leggi, ovvio. E quindi non potrebbero prevedere il divieto di risiedere in un dato Comune  oppure avere indicazioni inaccettabili come ad esempio l’obbligo di fedeltà anche dopo il divorzio. Quest’approccio pragmatico al matrimonio, che in partenza mette nero su bianco l’eventuale post-matrimonio, non piace però al ministro della Famiglia, Enrico Costa: “Non posso accettare la “patrimonializzazione” del matrimonio, come fosse un banale contratto. E i sentimenti? E l’impegno a un futuro condiviso? Mi sembrerebbe tanto di redigere il testamento del matrimonio prevedendo già il “dopo-matrimonio”. Lo vedo come una picconata psicologica alla stabilità di una coppia. Continuando così, arriveremo al matrimonio “a tempo determinato”, magari con la clausola del tacito rinnovo”.  

Il ministro non riesce proprio a digerire i patti prematrimoniali e ciò nonostante si professi “convintamente laico”. “Vedo una gran contraddizione: ci sarebbe un conflitto tra gli interessi convergenti di chi contrae matrimonio e gli interessi divergenti di chi stipula un contratto. È evidente che uno dei due approcci deve prevalere. Il rischio è di svilire definitivamente il sentimento e di trasformare il matrimonio in un capitolato. So che molti colleghi avvocati sono favorevoli; vedono solo una soluzione alle controversie. Ma io penso che ci sia da preoccuparsi dal calo dei matrimoni e noi la famiglia dobbiamo aiutarla, anche negli aspetti pratici, non demolirla”. In verità Alessia Morani pensa che il suo ddl potrebbe aiutare i matrimoni. “L’Italia è cambiata. Penso che molti rinuncino a sposarsi perché temono di ritrovarsi, se va male, in un conflitto spossante. Aiutiamoli ad avvicinarsi con serenità a questo passo”. “È verissimo che il divieto attuale dei patti prematrimoniali - riconosce anche il divorzista Carlo Rimini - è ormai anacronistico. Però ci andrei piano. La materia è complessa, e se si deve mutuare il sistema statunitense che lo si faccia per bene con la giusta attenzione al soggetto debole, che magari firma e poi se ne pente. Va previsto un passaggio davanti al giudice che possa valutare la congruità del patto”. Insomma, il dibattito è agli inizi ma la questione è delicatissima.

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