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A casa, sotto lo stesso tetto

In questa particolare e grave congiuntura storica, siamo costretti a stare a casa e quindi a vivere pienamente il nostro essere famiglia.

A casa, sotto lo stesso tetto

C come Casa. Poche parole sono sinonimo di “famiglia” come “casa”. Lo stiamo sperimentando in questi giorni di quarantena. Chi vive in una famiglia numerosa sente meno le limitazioni della clausura, chi è solo, chiuso in casa, è chiamato ad un’ascesi più difficile, fatta solo di relazioni mediate. Oggi più che mai, in una particolare e grave congiuntura storica, i moniti delle autorità ci costringono a stare a casa e quindi a vivere pienamente il nostro essere famiglia e anzi, proprio a questo, si possono ricondurre molte delle “fughe” degli studenti e dei lavoratori che hanno lasciato anche fuori tempo massimo le zone rosse per ricongiungersi con le famiglie d’origine. Casa è calore, intimità, focolare d’unità e protezione, ma casa può anche essere luogo di chiusura, claustrofobia, conflitti. È chiaro che tutto sta nell’animo e nell’allenamento che le nostre persone sanno esercitare per essere ciascuno quello che è in relazione all’altro. Non ci sono mansioni o sovrastrutture, orari di entrata e di uscita che aiutino a definire i ruoli, no: si è padre, madre e figlio o figlia perché lo si è e basta, perché si è capaci di vivere la propria vocazione prescindendo dal lavoro e dalle abitudini. In casa non si può sfuggire più di tanto alla convivenza. Una volta che si scende dal letto, la vita in comune richiede di rispettare alcune regole essenziali. Scenario dei tempi attuali, i ragazzi si collegano ad un monitor e fanno lezione. L’insegnante e i compagni sono in rete e comunicano in audio e video. Fa sorridere vederli alzare il dito della mano per intervenire, o rispondere a voce alta ad una domanda ricevuta in cuffia che noi non abbiamo sentito. Poi ci si raduna per il pranzo, dopo una breve preghiera. Non pare esserci tanto da raccontare e invece, in virtù del mondo della Rete, ognuno ha fatto esperienze diverse. Dopo mangiato ecco un po’ di relax e torna utile la “vecchia” tv per qualche notizia ed un po’ di intrattenimento. Nel pomeriggio ancora compiti e poi, nel soggiorno – cuore pulsante della vita famigliare – un po’ di ginnastica o un gioco in comune, per finire con un cineforum domestico dopocena. Che tempo strano ma anche prezioso. Si prega per i malati, per le tante persone che non ce l’hanno fatta e si ringrazia per il dono della salute e della casa stessa. Il pensiero va ai fidanzati o ai novelli sposi: in fondo c’è qualcosa, eccetto l’amore, che sia più indispensabile di una casa per sciogliere le vele dell’avventura di sposarsi e formare una nuova famiglia? Senza casa non c’è partenza e quando un’abitazione si è trovata, la voce dell’affitto è sempre quella che con più affanno si deve coprire a fine mese per poter andare avanti. Davvero casa e famiglia sono binomio inscindibile ed è altrettanto vero che le mura, le stanze e i vari ambienti di un’abitazione dicono molto senza parole della vita famigliare. I quadri, i libri, le immagini – sacre e no – gli spazi comuni e quelli individuali… talmente è importante la casa che la si vorrebbe diritto di tutti anche di chi in questi giorni è rimasto per le strade senza fissa dimora, padrone ideale di piazze e vie deserte, costretto a “restare-fuori” perché non sa dove andare.

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