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L'altro Albertazzi, quello del cinema e della tv

Anche se non è paragonabile alla sua carriera teatrale, la carriera televisiva e cinematografica di Albertazzi è stata variegata e multiforme, così come lo sono state la vita e le esperienze umane e professionali di questo grande artista del nostro tempo. Epocale la sua interpretazione in "L’anno scorso a Marienbad". Il film francese del 1961, diretto da Alain Resnais,  è l’esempio di cinema della modernità. E’ una pellicola della “Rive gauche” della Nouvelle Vague. Un film sperimentale secondo le caratteristiche del cinema europeo dell’epoca, in cui Albertazzi offre il suo volto e la sua voce a quel flusso di coscienza in immagini.

L'altro Albertazzi, quello del cinema e della tv

A novantadue anni è morto Giorgio Albertazzi, uno dei più grandi interpreti del teatro del Novecento. La maggior parte della gente lo ricorda per la sua carriera sul palcoscenico, come attore, regista e autore. Pochi ricordano, forse, che Albertazzi ebbe anche una discreta carriera cinematografica e televisiva.

Per quel che riguarda il cinema i suoi esordi risalgono agli anni Cinquanta, dove, per esempio, nel 1957 compare come voce fuori campo nel film di Luchino Visconti “Le notti bianche”. L’incontro con Visconti era avvenuto grazie all’amico comune Franco Zeffirelli e il grande regista italiano lo avrebbe già voluto come interprete di “Senso” del 1954.

Il punto più alto della sua esperienza sul grande schermo lo raggiunge grazie a due autori del cinema della modernità: Alain Resnais e Joseph Losey. Con il primo recita in “L’anno scorso a Marienbad” e con il secondo in “Eva” (con una particina) e soprattutto in “L’assassinio di Trosky”. Soprattutto il film francese del 1961 è l’esempio di cinema della modernità. E’ una pellicola della “Rive gauche” della Nouvelle Vague: tratto da una sceneggiatura dello scrittore Alain Robbe-Grillet, ambientato in un fantomatico albergo dove alloggiano ricchi e annoiati borghesi che passano le giornate a passeggiare, chiacchierare, giocare a carte. Il film è strutturato come un anti-racconto, senza nessi di causa-effetto logici, ma con continui salti temporali, e vuole porre al centro della trama la memoria e l’irrazionalità delle emozioni e dei sentimenti. Un film sperimentale secondo le caratteristiche del cinema europeo dell’epoca, in cui Albertazzi offre il suo volto e la sua voce a quel flusso di coscienza in immagini. Un’opera epocale, ormai monumento della storia del cinema.

Una delle ultime interpretazioni dell’attore nato a Fiesole nel 1923 risale al 2013 nel film di Pasquale Squitieri “L’avvocato De Gregorio”, bella storia di riscatto lavorativo, umano e morale di un uomo anziano, ambientata a Napoli. Albertazzi diresse anche una pellicola, “Gradiva” nel 1970, di cui fu anche interprete con Laura Antonelli, una sofistica ma velleitaria storia d’amore che non ebbe grande successo.
In televisione partecipò a numerosi sceneggiati di valore e di successo, come “L’idiota” del 1959, “Vita di Dante” del 1965 o il film tv “Don Giovanni” del 1967 e fu uno dei primi divi del piccolo schermo nel periodo in cui la Rai vantava realizzazioni seriali di qualità, tratte dalla grande letteratura italiana ed europea.  Anche se non è paragonabile alla sua carriera teatrale, la carriera televisiva e cinematografica di Albertazzi è, perciò, stata variegata e multiforme così come lo sono state la vita e le esperienze umane e professionali di questo grande artista del nostro tempo.

Fonte: Sir
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