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Scampato alle invasioni musulmane l’oggetto fu portato a Roma all’epoca di Papa Teodoro I

La reliquia della Sacra Culla di Gesù

Nel 2019, per volontà di Papa Francesco, la Terra Santa ha ricevuto un frammento di legno della culla incastonato in un reliquiario a forma di ostensorio

La reliquia della Sacra Culla di Gesù

L’avvicinarsi del Natale ci porta a riflettere, con maggiore intensità, su chi siamo, sui valori che ci portiamo dentro e sulla dimensione umana della nostra fede, che si origina in Dio fatto uomo per noi, in quel Verbo Incarnato che ha spalancato le porte della salvezza nascendo in un’umile mangiatoia. La nostra attenzione, in vista della Solennità che ci accingiamo a celebrare, si rivolge a quelle reliquie (dal latino “reliquiae” che significa “resti”, equivalente del greco “leipsanon” che vuol dire “lasciare in ricordo”) che, sin dai primi secoli del cristianesimo, divennero oggetto di culto da parte dei fedeli nonché testimoni perfetti di una tradizione religiosa giunta fino a noi. Tra queste preziosità bisogna annoverare la “Sacra Culla”, il manufatto nel quale - secondo la tradizione - venne adagiato il corpicino del Bambin Gesù dopo la nascita, e che si trova custodito nella cappella ipogea della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La profonda devozione nei confronti del giaciglio sul quale Maria pose Gesù Bambino è attestata sin dal XIII secolo. Luca riporta nel II capitolo del suo Vangelo che: “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7). Le parole dell’evangelista rendono chiara l’idea di un’umile nascita molto lontana dai costumi dei pagani, adoratori degli dei. Nel III secolo Origene e poi San Girolamo, autore della Vulgata in latino, scrissero di aver visto a Betlemme la culla dove fu posto Gesù. Il monaco cristiano Pietro Diacono (1110-1159), scrittore e bibliotecario italiano formatosi nell’abbazia di Montecassino, scrisse una guida per i pellegrini in Terra Santa, il De locis sanctis, riallacciandosi a precedenti resoconti di viaggio e alle narrazioni fatte dai crociati rientrati in Italia. In questo volume descrive vari luoghi visitati dai pellegrini in Terra Santa, soffermandosi sugli oggetti di culto che videro e che ricordavano l’infanzia di Gesù, tra cui la sacra culla con la tinozza dove faceva il bagno (et subtus non longe cunabula Christi et balneum eius). Forse la reliquia arrivò a Roma all’epoca di Papa Teodoro I (642-649), figlio di un vescovo di Gerusalemme, che la ricevette dal patriarca di Gerusalemme, San Sofronio, con l’obiettivo di salvarla dalle devastazioni dei musulmani e dei persiani. Il monaco e teologo ortodosso donò al santo padre cinque asticelle in legno di acero provenienti da Betlemme, appunto la “Sacra Culla” o “Cunabulum”, insieme alle fasce che avvolsero il Redentore. Nel 432 Papa Sisto III ordinò la costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma in devozione alla Vergine Maria, dopo che il Concilio di Efeso del 431 aveva proclamato il dogma della maternità divina della nostra mamma celeste. All’interno della chiesa il pontefice, legato all’immagine naturale e dolce di una madre che si prende cura del suo piccolo, volle che venisse eretta la “Grotta della Natività”, simile a quella a Betlemme, dove fu conservata la culla divina. La basilica paleocristiana, ubicata sulla sommità del colle Esquilino, prese il nome di Santa Maria Ad Praesepem e preserva, oltre alla mangiatoia, anche il primo presepe in marmo della storia dell’arte italiana e, in una teca donata da Pio IX, il panniculum, un piccolo pezzo di stoffa che – secondo la tradizione – è un lembo delle fasce che avvolsero il Messia. La presenza all’interno dell’edificio religioso di questi famosi reperti valsero alla chiesa l’appellativo di “Seconda Betlemme”. Gregorio XI, papa dal 1370 al 1378, depose in un tabernacolo, andato distrutto nel settecento durante alcuni lavori di restauro, varie reliquie lignee forse riconducibili ai resti della mangiatoia di Gesù. Nel 1802 l’architetto Giuseppe Valadier realizzò un nuovo reliquiario in cristallo a forma di culla, coronato da Gesù Bambino adagiato su un pavimento di paglia d’oro, donato alla basilica romana da Maria Emanuela Pignatelli, duchessa de Villahermosa. Un frammento di una delle antichissime assi della mangiatoia è stato donato a Betlemme da Papa Francesco nel 2019, incastonato in un ostensorio risalente al XVII o XVIII secolo, ora preservato nella Chiesa di Santa Caterina, la parrocchia latina situata vicino alla Basilica della Natività. La reliquia e il suo reliquiario sono inseriti all’interno del database del Terra Sancta Museum, il cui scopo è tenere memoria degli oggetti sacri per farli conoscere ai posteri. Questo e altri manufatti devono suscitare in noi il desiderio di accogliere Il Signore che sta per nascere. È il nostro cuore che deve tramutarsi in mangiatoria, in quella culla del Dio fatto uomo che “deve diventare un richiamo per noi, per i nostri cristiani e per milioni di pellegrini a piegare le nostre ginocchia davanti al Figlio di Dio che si è umiliato e fatto piccolo per amore nostro” disse Padre Francesco Patton quando il singolo frammento giunse in Terra Santa.

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