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Francesco: lo sguardo sul fratello povero

In piazza San Pietro il Giubileo dei senza fissa dimora e di quanti vivono in situazione di precarietà. "Questa è la giornata dei poveri" - ha detto il Papa che ha parlato di squilibri e disuguaglianze.

Le foto di questo servizio sono di www.acistampa.com
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Hanno riempito la basilica vaticana le seimila persone che vivono in situazione di disagio sociale provenienti da tutta Europa. Ultimo grande Giubileo con il Papa prima della chiusura della Porta Santa, il prossimo 20 novembre. Una tre giorni romana per tanti senza fissa dimora che già venerdì scorso, in Aula Paolo VI, avevano incontrato Francesco. Il pontefice per loro ha presieduto la Messa nella 33esima domenica del tempo ordinario, proprio alla chiusura dell’anno liturgico. Il brano evangelico al centro della riflessione disegna la fine dei tempi, con clamorosi accadimenti che preparano la venuta del Signore. Però Cristo, ai suoi interlocutori, dona fiducia, perché, se tutto è un soffio, a non passare mai saranno il Signore e il prossimo” – ha detto Bergoglio. “Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa Basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri”. Anche all’udienza generale giubilare di sabato, in piazza San Pietro, Francesco aveva parlato di inclusione. “Includere tutti” – proprio come fa Dio nella sua infinita misericordia. Un termine che cade propizio nel giorno del Giubileo delle persone che vivono la precarietà della vita. “Proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali”. La presenza dei poveri nella Basilica vaticana aiuta “a sintonizzarci sulla frequenza di Dio”. Sono le immagini consegnate dal Vangelo, dei tanti Lazzari scartati della storia. “E’ voltare la faccia a Dio! È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare”. Una “tragica contraddizione dei nostri tempi”, questa. “Quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo”. L’invito di Francesco è ad “aprire gli occhi al prossimo, al fratello dimenticato ed escluso.  È nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri. Alla luce di queste riflessioni, vorrei che oggi fosse la ‘giornata dei poveri’. Parole di accoglienza Francesco aveva espresso anche venerdì scorso, nel corso dell'udienza particolare con i senza fissa dimora in Aula Paolo VI. "Vi ringrazio e vi chiedo perdono per tutte quelle volte che noi cristiani ci siamo girati dall'altra parte. Vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono il Vangelo trovandone al centro la povertà. Per tutte quelle volte che noi cristiani, di fronte a persone povere o a situazioni di povertà, ci siamo girati dall’altra parte”.

Infine, un riferimento alla chiusura del Giubileo nelle diocesi: "oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani".

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