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Card. Bagnasco: ecco perché non possiamo aumentarci lo stipendio

Alcuni numeri ai giornalisti nella conferenza stampa nella quale è stato presentato il documento finale dell'Assemblea Generale della Cei. Prosegue anche la riflessione sul possibile accorpamento di piccole diocesi: ma qui la palla spetta alle singole regioni ecclesiastiche.

Il valore del “punto” in base al quale si calcola l’ammontare dello stipendio dei sacerdoti “non aumenta da 6 o 7 anni”, e si aggira intorno ai 12 euro. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla ripartizione dei fondi dell’otto per mille. “Le ragioni sono ovvie”, ha commentato a proposito degli stipendi bloccati dei sacerdoti: “Ci guardiamo in giro e vediamo la crisi che continua: non possiamo aumentarci lo stipendio!”. “Nessuno si lamenta”, ha fatto sapere il presidente della Cei: “Anzi i sacerdoti, soprattutto quelli che vivono in parrocchia e che sono per così dire ‘assediati’ da chi non ha lavoro, ci mettono del proprio”. Interpellato sulla diminuzione del gettito dell’otto per mille, il cardinale ha risposto che è determinato da due motivi: uno è il calo dell’Ire in ingresso - “lo Stato ci ha trattenuto quello che ci aveva dato in più per sbaglio l’anno scorso” -, l’altro è il calo delle firme del 2%. Per gli interventi caritativi la Cei ha stanziato per il 2015 265milioni di euro, 20milioni in più rispetto all’anno scorso, mentre per le esigenze di culto 3mila in meno (403 milioni rispetto ai 433 del 2014). Meno 50 milioni di euro per il sostentamento del clero: 327milioni di euro a fronte di 377, più 10 milioni invece (da 30 a 40) per le esigenze di rilievo nazionale.

“Abbiamo pensato di chiedere alle Regioni ecclesiastiche di avviare una riflessione serena, a seconda delle necessità, e di fare ipotesi a partire da situazioni concrete”. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha risposto così a una domanda su come stia procedendo il processo di riduzione delle diocesi chiesto ai vescovi italiani dal Papa. “225 diocesi sono eccessive, su un territorio come l’Italia, se paragonato a una nazione come l’Argentina. Ma fanno parte della nostra storia e della nostra tradizione ed esprimono la prossimità, la vicinanza della Chiesa, dei pastori che il Santo Padre continua a incoraggiare e sostenere”. “È anche vero - ha proseguito - che ci sono diocesi piccolissime: 50mila, 30mila abitanti, su territori molto estesi”. “Il Santo Padre - ha riferito il card. Bagnasco - si rende conto sempre di più di quello che noi percepiamo: lo Stato tende a razionalizzare, a togliere scuole, uffici postali, Provincia, qualche volta il Comune, la comunità montana… tutti quei gangli che formano reti di sostegno del tessuto sociale. E molti ci dicono: ‘Ci abbandonate anche voi?’”. Di qui la richiesta fatta alle Regioni ecclesiastiche. Sulla difficoltà, in Italia, di accorpare le diocesi, il card. Bagnasco ha citato il caso di Urbino, 55mila abitanti su un territorio molto esteso: “Scese in campo perfino Carlo Bo, allora rettore dell’Università, per evitare l’accorpamento con Pesaro”.

Fonte: Sir
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