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La dieta vegetariana ci salverà?

Un gruppo di ricercatori ha verificato un impatto significativo sulla salute nel corso di diverse generazioni.

Parole chiave: dieta vegetariana (1)
La dieta vegetariana ci salverà?

Dieta onnivora o dieta vegetariana? Un quesito che da tempo accende taluni animi, formando schieramenti di pensiero a confronto e, talora, in forte contrasto tra loro. Sicuramente, negli ultimi anni, i sostenitori della dieta vegetariana hanno visto crescere di molto il consenso generale al loro stile nutrizionale. Un consenso spesso suffragato, peraltro, dai risultati di varie ricerche scientifiche, che hanno messo in evidenza diversi potenziali benefici per il nostro organismo, connessi a questa scelta alimentare. In questo ambito, l’ultima novità in ordine di tempo è descritta in un recente studio (pubblicato sulla rivista “Molecular Biology and Evolution”), ad opera di Tom Brenna e colleghi, della Cornell University di Ithaca (Usa). Il gruppo di ricercatori statunitensi, dati alla mano, ha potuto verificare come una dieta vegetariana sia realmente in grado di promuovere, nel corso di diverse generazioni, alcune mutazioni genetiche che hanno un impatto significativo sulla salute. Attraverso l’analisi dei dati contenuti nel “1000 Genomes Project”, il più ampio database mondiale delle varianti genetiche umane, il team di ricercatori ha potuto infatti confrontare i profili genetici e le abitudini alimentari di popolazioni tradizionalmente vegetariane vissute in India, con quelli di popolazioni onnivore degli Stati Uniti.

Risultato? Dall’analisi, è emerso che una particolare mutazione ricorre in circa il 70% dei soggetti indiani, mentre è limitata al 20% tra gli statunitensi inclusi nel campione. La mutazione in questione (indicata dalla sigla “rs66698963”) consiste nell’inserzione o nella delezione di una sequenza di DNA, che regola l’espressione di due geni – FADS1 e FADS2 – coinvolti nella sintesi di lunghe catene di acidi grassi polinsaturi. Tra questi ultimi, figura anche l’acido arachidonico (acido grasso di tipo omega-6), che normalmente assumiamo attraverso gli alimenti che ne sono ricchi, a partire dall’acido linoleico. Occorre premettere che l’acido arachidonico gioca un ruolo cruciale nei processi infiammatori, essendo il precursore di diversi tipi di prostaglandine, sostanze in grado di agire favorendo l’infiammazione o, viceversa, inibendola. Ora, Brenna e i suoi colleghi hanno scoperto che la mutazione per inserzione può essere favorita nelle popolazioni con una dieta prevalentemente vegetariana e in quelle che hanno un accesso limitato a diete ricche di acidi grassi polinsaturi, specialmente quelli contenuti nei pesci grassi. “In una dieta in cui sono assenti gli alimenti di origine animale – spiega Brenna – le lunghe catene di acidi grassi polinsaturi devono essere prodotte dall’organismo per via metabolica a partire da una serie di precursori”. “Nei vegetariani, – prosegue – la domanda fisiologica di acido arachidonico, così come di alcuni omega-3, probabilmente ha favorito un corredo genetico in grado di supportare in modo efficiente la sintesi di questi metaboliti fondamentali”.

Il punto è che, nel nostro organismo, gli omega-6 e gli omega-3, coinvolti nelle stesse vie metaboliche, devono mantenere tra loro un rapporto che si attesti entro certi valori, pena l’instaurazione di uno stato infiammatorio cronico. Contano dunque molto gli stili nutrizionali che adottiamo. Si calcola che nella dieta occidentale, per esempio, l’introito di omega-6 sia 10 volte maggiore di quello degli omega-3, mentre dovrebbe essere solo 6 volte maggiore. Ebbene, la ricerca di Brenna e colleghi ha messo in evidenza come il corretto rapporto tra omega-6 e omega-3  dipenda anche dall’eventuale presenza della mutazione rs66698963, legata alla dieta vegetariana. La prosecuzione di queste ricerche nei prossimi anni sicuramente contribuirà a chiarire meglio quali benefici salutari possano realmente derivare da questo tipo di alimentazione. Intanto, continua la diatriba tra i fan delle diverse “fazioni”… per la gioia dei tanti nuovi ristoranti e trattorie, sempre più “specializzati” nel soddisfare le opposte esigenze!

Fonte: Sir
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