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Educazione e crescita dei giovani nelle scuole

Nella parrocchia di Vadue ospti Cesare Moreno e i Maestri di Strada di Napoli per avviare alcuni progetti sul territorio bruzio.

Educazione e crescita dei giovani nelle scuole

È un bel sabato pomeriggio di fine novembre quando Cesare Moreno e i Maestri di Strada di Napoli arrivano nella parrocchia San Luca evangelista di Vadue di Carolei. Convenuti nella sala parrocchiale genitori e insegnanti per parlare di “responsabilità ed alleanze educative: una sfida possibile?”. L’idea, da cui il titolo dell’incontro, è “Educare…gioco di squadra!”. Quando ha a che fare con la crescita dei più piccoli, la squadra ha bisogno di tutti gli attori sociali del territorio, dalla famiglia alla scuola, alle Istituzioni alle parrocchie. In ballo, ci dice Moreno, “c’è un tentativo di progettualità delle attività socio – educative per le scuole”. A Vadue, un terreno evidentemente fertile, anche grazie alla mediazione del parroco, don Franco Iaconetti. “Qui incontro i genitori di una piccola scuola che sembra interessata” – chiosa Moreno.

Il tema di oggi è l’educazione?

Parliamo di educazione, ma più che altro il tentativo è quello di stabilire un circolo di discussione. Una volta la scuola elementare si chiamava circolo didattico, poi il circolo è finito ed è rimasta la didattica. L’idea è quella di un circolo dove le cose “circolano” e si parla insieme tra persone diverse. Forse in città è difficile da realizzare, ma in un paese più piccolo sì.

Il termine “circolo” richiama la corresponsabilità educativa?

Ci sono più responsabili. La nostra società si è un po’ specializzata nel nascondere i responsabili, per cui quando succedono problemi, guai, non si capisce più chi è il vero responsabile. Uno degli effetti del nostro circolo è quello di cominciare a rinchiudere le responsabilità entro una situazione riconoscibile.

C’è una gerarchia tra le responsabilità?

Non penso ci sia una gerarchia, ma una comunità di responsabili. Altrimenti la responsabilità si perde. La responsabilità è di quelli che si guardano negli occhi e si prendono cura dei ragazzi. La prima responsabilità non è gerarchica, è circolare.

Evidentemente secondo il proprio compito?

Qui dobbiamo metterci d’accordo: il compito educativo di chi è?

Ci sono più compiti educativi?

L’educazione ha un solo scopo: far crescere i bambini. C’è chi cura il corpo, chi la mente, chi il cuore, chi la formazione. Però l’educazione è una sola e tutti quelli che vi si occupano dovrebbero stare sulla stessa barca. E spesso questo non succede perché abbiamo organizzato un sistema che ha separato gli educatori tra di loro. Oggi stanno da una parte e dall’altra e non comunicano.

 Si parla tanto di pensiero unico, dominante, di gender…

Tutto questo non riguarda l’essenza dell’educazione, per la quale i giovani devono diventare padroni di se stessi. Se ragioniamo in termini di contesa tra me e lei su chi deve diventare padrone del ragazzo già stiamo sbagliando. Il ragazzo deve diventare padrone delle sue facoltà. C’è il ragazzo che cresce e diventa padrone di sé. Se pensiamo all’educazione come inculcare delle idee, questa non è educazione, ma desiderio di reclutamento di persone a correnti ideologiche che non ci possono riguardare. La scuola per definizione deve aprire la mente e non chiuderla in nessun binario precostituito.

In definitiva, qual è oggi il senso dell’educazione?

È lo stesso senso di diecimila anni fa. Far crescere le giovani persone.

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