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I Millennials si affacciano nel calcio

Anche nel calcio è tempo dei giocatori nati all'alba del terzo millennio. Beninteso, le loro prodezze ancora non hanno eco nel calcio dei grandi, dei campioni, di quelli che muovono fior di quattrini. Riflettori accesi sul campionato primavera, sulle squadre dei giovani, quell’officina di talenti in erba che sognano di diventare campioni e già sono alla soglia della “pedata” che conta.

I Millennials si affacciano nel calcio

Nel 2006, quando Fabio Cannavaro alzava al cielo di Berlino la Coppa del Mondo, avevano solo sei anni e di quella impresa – a meno di qualche reminiscenza dell’infanzia – possono sapere soltanto attraverso ricordi tv e almanacchi. Quando veniva stampata l’ultima banconota da 5mila lire, il 28 luglio 2000, erano appena nati, o magari lo avrebbero fatto di lì a qualche mese. In Italia la “10” nazionale era contesa da Totti e Del Piero, le ultime grandi bandiere e gli azzurri perdevano la finale dell’Europeo al golden gol. Nella capitale, la Roma e la Lazio vincevano i loro ultimi scudetti.

Cantere. Anche nel calcio è tempo di Millennials, di giocatori nati all’alba del terzo millennio. Beninteso, le loro prodezze ancora non hanno eco nel calcio dei grandi, dei campioni, di quelli che muovono fior di quattrini. Riflettori accesi sul campionato primavera, sulle squadre dei giovani, quell’officina di talenti in erba che sognano di diventare campioni e già sono alla soglia della “pedata” che conta. Da quest’anno le “cantere” – per dirlo alla madrilena – potranno contare nelle proprie rose su calciatori dal 1997 in poi. Quindi, anche su chi, nel XX secolo, ha appena fatto in tempo a mettere un piede. Per la stagione 2016-2017, i giocatori nati nel 2000 e nel 2001 sono già 17. Almeno ad ora.

Campionato primavera. Tre gironi, 42 squadre, le stesse che disputeranno la serie A e la serie B dei senior, per un campionato che anno dopo anno accende sempre più l’interesse dei media. La scorsa stagione, ad alzare la coppa dello Scudetto junior è stata la Roma, l’anno prima il pluridecorato Torino. Il campionato primavera propone calcio frizzante, organizzazione di gioco, talento. Qualcuno riesce pure ad emergere prima che la carta d’identità segni i 18 anni, come fu lo scorso anno per Gigio Donnarumma, classe 1999, il portiere prodigio del Milan che, nel bel mezzo della stagione, ha soffiato il posto al più titolato Diego Lopez. O come fu per Umar Sadiq, nato nel 1997, reduce dall’esperienza con la selezione nigeriana alle Olimpiadi di Rio, che a 18 anni appena compiuti ha favorevolmente impressionato con la maglia della Roma. Proprio la società giallorossa è quella che più di tutte punta sui nati nel Duemila: ce ne sono ben cinque, dal portiere Adorni al difensore Trasciani, fino all’attaccante De Angelis. L’altra capitolina, la Lazio, ne conta invece quattro, da Pellacani a Portanova. Altri giovanissimi, in giro per l’Italia, a Brescia (Mamoudou Fode Doumbouya è addirittura del 2001), La Spezia, Ascoli, Juventus, Cagliari, Novara.

Speranze. Si affacciano, allora, i millennials. Sono i primi giocatori del secolo nuovo. Sono i giovani calciatori nati al football col mito di Messi e Cristiano Ronaldo, al tempo del dominio europeo del calcio spagnolo. L’Europa a quel tempo, stava cambiando pelle ed entrando in una fase nuova della sua storia, grazie alla moneta unica. I Pokemon, oggi tanto clamorosamente quanto virtualmente in giro per le strade, erano solo prodotto tv e avevano appena appena quattro anni. Anche il calcio è cambiato, e di storie ne ha raccontate tante. I giovani però sono sempre la speranza. A patto che ci si punti veramente, che possano essere aiutati, sin dai campi dell’adolescenza, a crescere anzitutto come persone. Con l’impegno che, in questa stessa logica, il loro valore non corrisponda solamente a decine di milioni dal peso insopportabile anzitutto per loro, a freddi moduli e formulari di contratti, in un utilitaristico mercanteggiare che rischia solo di oggettivizzare il calciatore e rendere troppo serio un qualcosa che è pur sempre uno sport. Intanto, per quei diciassette ragazzini con la palla al piede, inizia il tempo del sogno. A volte s’avverano.

Fonte: Sir
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