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Come educare alla dignità della persona e all'ascolto in rete

Parole O_stili, la prima community online contro la violenza delle parole dei social e l'ostilità del web.  

Come educare alla dignità della persona e all'ascolto in rete
Parole ostili
Rosy Russo

La mancanza di contatto fisico (e non virtuale) uccide i nostri cuori facendo perdere ad essi la capacità della tenerezza e dello stupore, della pietà e della compassione”.  E’ il monito lanciato da Papa Francesco in una delle sue tante omelie. In realtà, Bergoglio in più occasioni ha richiamato l’attenzione sul tema della tecnologia e della sua innegabile capacità di modificare le relazioni con gli altri. Se da una parte il web, compreso i social network,  sono luoghi di conoscenza e socializzazione, dall’altra spesso diventano spazi privilegiati in cui odio, insulti, offese e aggressività trovano sfogo. Un fenomeno molto sentito anche dagli utenti della rete. Una vera e propria emergenza da arginare.  Lo confermano i numeri. Quasi il 90% dei cittadini ritiene l’hate speetch, l’incitamento all’odio in rete, largamente diffuso e lo considera un problema per la società. Dai due terzi  ai tre quarti dell’opinione pubblica giudica adeguato l’allarme che da più parti viene lanciato sul tema.  Tra gli argomenti che attirano maggiormente l'odio degli internauti c'è l'attualità. Dalla politica all’economia. Dall'immigrazione alle relazioni di coppia (Dati SWG). Al centro delle campagne offensive della rete ci sono spesso gli immigrati, le donne, i politici e non solo. Per combattere il clima di violenza online e rendere il web un luogo migliore è stato lanciato nei giorni scorsi un vero e proprio vademecum scritto da giornalisti, politici, docenti, comunicatori ecc. : “ Il Manifesto della comunicazione non ostile”. Il documento, presentato a Trieste, ha fatto il giro della rete ed è stato condiviso in pochi giorni da oltre 4 milioni di persone su Facebook e Twitter. L'obiettivo dell'iniziativa è porre l’attenzione sull’importanza della dignità, della centralità e del rispetto della persona anche online affinché  linguaggi e parole  anche sul web non siano mai ostili.

“Si è ciò che si comunica”, “Le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare”, sono solo alcuni dei dieci principi enunciati nel manifesto. “Oggi virtuale - ci spiega Rosy Russo, ideatrice di Parole O_Stili - è reale. Dobbiamo fare i conti con il fatto che non esiste differenza tra online e offline. Con questo progetto vogliamo sensibilizzare la rete sull’utilizzo delle parole sul web. Ma soprattutto vogliamo parlare di responsabilità, consapevolezza e umanità anche nell'ambiente digitale".

In che modo possiamo difenderci dalle parole ostili della rete?

Credo che bisogna avere anche online la capacità di ascoltare. Alcune volte siamo tentati a rispondere agli insulti senza pensarci troppo. Altre volte non abbiamo la capacità di ascoltare fino in fondo, accogliere ciò che l’altro ci sta trasmettendo dietro lo schermo di uno smartphone o di un PC. Nel web dobbiamo imparare che anche il silenzio comunica: esistono dei momenti in cui di fronte a tante provocazioni la cosa migliore da fare resta tacere. Il fatto di non rispondere, e quindi di non dare seguito alle polemiche e alle incomprensioni, è faticoso. Di impulso saremmo portati a farlo, ma questo atteggiamento non porta affatto a dei frutti migliori.

Come trasformare la rete in un luogo di ascolto?

In rete si rischia con più facilità di rimanere fermi sulle proprie posizioni. E' necessario invece lavorare sull’educazione, sul fatto che le idee si possono discutere, le persone, come dice anche il manifesto, si devono rispettare.

In che modo educare alla dignità umana anche su internet?

In rete, e in particolare sui social, ognuno si porta dietro la propria personalità, le proprie sofferenze, le proprie paure, i propri timori e le proprie preoccupazioni. Anche sul web è necessario usare buon senso e praticare tanta accoglienza. Le relazioni sia online che offline devono avere il sapore del rispetto verso il prossimo. Educare le nuove generazioni ad abitare gli spazi digitali attraverso linguaggi non ostili è una questione etica.

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