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Il Giubileo della Cattedrale con uno stile sinodale

L'omelia del Nunzio Apostolico in Italia monsignor Emil Paul Tscherrig per la santa messa di apertura dell'VIII Centenario

Il Giubileo della Cattedrale con uno stile sinodale

Cara Eccellenza Mons. Francescantonio Nolè,

Pastore di questa Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano,

Cari fratelli nel sacerdozio, Diaconi, consacrate e consacrati,

Autorità civili, militari e di sicurezza, autorità accademiche

Carissime sorelle e fratelli,

Desidero esprimere a ciascuno di voi la mia gratitudine per questo invito a celebrare insieme un momento storico e significativo della vita ecclesiale di questa bella terra calabrese. Siamo riuniti in questa Cattedrale che è una testimonianza della fede e della devozione di un Popolo amato da Dio e che da secoli si affida alla sua protezione e al suo sostegno, sotto lo sguardo benevolo e premuroso della Vergine Madre. E con gioia desidero rendervi partecipi della benedizione del Santo Padre, nostro Pastore e guida in questo momento ecclesiale bello, impegnativo e delicato, per vivere insieme un cammino di conversione in un'ottica di sinodalità.

Il Vangelo di oggi, continuazione di quello letto durante la liturgia della scorsa domenica, ci conduce nella sinagoga di Nazareth, lì dove Gesù, dopo aver letto il passo del profeta Isaia scritto secoli prima, esclama con enfasi: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura nelle vostre orecchie” (Pc 4,21). In questo “oggi", il figlio di Dio annuncia l'inizio della sua missione redentrice tra gli uomini. D'ora in poi, chi crede in Lui e si farà battezzare diventerà figlio e figlia di Dio e potrà vivere con la speranza di essere parte della resurrezione nell'ultimo giorno, quando anche la creazione,  sofferente a motivo del peccato dell'uomo, sarà trasformata.

In questo momento storico,  Gesù ci incontrando nostro “oggi”: qui, in questa Cattedrale, nell'oggi della nostra Nazareth, egli ci chiede di impegnare il tempo che ci è dato di vivere come il nostro “kairos", ossia il momento opportuno per un nuovo inizio, come cristiani e come Chiesa. E un appello al rinnovamento e alla conversione. Il Santo Padre, nella Evangelii Gaudium e in altri interventi del suo Magistero, invita con insistenza la Chiesa ad una radicale conversione pastorale e missionaria, nella quale le cose non possono rimanere così come sono (Cdr. EG 25). Espressione pratica di questa volontà del Santo Padre è in Sinodo universale che, cominciando dalla base, deve cercare una risposta aggiornata dell’essere Chiesa missionaria  nel mondo odierno.

Il primo passo spetta a tutti noi, come singoli e  come comunità, e richiede un cuore aperto alla pastorale. Papa Francesco ci invita tutti “a rinnovare oggi stesso il (nostro) incontri personale con Gesù Cristo o, almeno, prendere la decisione di lasciar(ci) incontrerete Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta". Questo è pertanto il momento, continua Francesco, di dire a Gesù Cristo: “Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un'altra volta per rinnovare la mia alleanza con te" (EG, 3). Soltanto questa alleanza con Cristo può darci la forza della conversione e il coraggio di essere testimoni della gioia cristiana anche in ambienti difficili e in circostanze di sofferenza e di scoraggiamento.

A questa conversione personale deve seguire quella fraterna, ossia la semplice costatazione che siamo tutti, inclusi i nostri nemici e i lontani, legati da un vincolo di fraternità. Nessuno si salva da solo e per se stesso, ma ognuno è responsabile dell’altro. Difatti, siamo salvati come popolo. Se vogliamo veramente cambiare il nostro stile di vita e la mentalità che spesso lo corrompe, non possiamo accettare di essere strumenti di diffamazione, di azioni ambigue o di essere parte di una malavita che sfrutta o addirittura uccide il fratello. Io stesso, nel mio piccolo ambiente di famiglia, di parrocchia, di impresa o di vita pubblica, sono chiamato a creare spazi di libertà nell'onestà, esempi che non mancheranno di essere un incoraggiamento per l'intera comunità . Solamente con queste premesse, alla conversione fraterna potrà seguire quella sociale, che implica un nuovo approccio verso tutti coloro che fanno parte delle nostre comunità, soprattutto verso quanti vivono in situazioni precarie. Si tratta dei poveri,  dei malati, dei rifugiati, dei lavoratori sottopagati e mal integrati, degli anziani che si sentono soli e abbandonati, delle tante famiglie che lottano per la sopravvivenza a causa della mancanza di lavoro o per la sua perdita, e i giovani che abbandonano le vostre terre, perché non intravedono segni di speranza per un futuro migliore.

Ogni giorno che passa ci rendiamo anche conto che l'ambiente in cui viviamo sta cambiando. Per molto tempo abbiamo sfruttato senza troppa considerazione la terra che ci nutre e ci offre lo spazio in cui ci muoviamo. L'inquinamento dell'aria danneggia la salute, i rifiuti che produciamo come società dello scarto fanno sì che la terra, nostra casa, “sembra trasformarsi- osserva il Papa- sempre più in un deposito di immondizia” (Laureato Si, 21). Tale problema appartiene a ciascuno di noi e interpella il nostro senso di responsabilità. Dio ci ha affidato la terra non per esserne padroni o predatori, ma per curarla responsabilmente come buoni amministratori. Il proverbio citato da Gesù: “Medico, cura te stesso!” (Pc, 4,23) si può quindi applicare anche a noi che, spesso accecati dell’enorme progresso tecnologico e umano degli ultimi decenni, cominciamo a tenerne le conseguenze. An1che qui occorre un cambio radicale del nostro atteggiamento e delle nostre abitudini che possono soltanto avere effetto se lavoriamo insieme.

È finalmente, Papa Francesco, dalla profondità del suo cuore, desidera soprattutto una conversione pastorale e missionaria che coinvolga la Chiesa stessa, nei suoi pastori e fedeli, così come nelle sue strutture e istituzioni. Con voce profetica, il Pontefice ricorda senza sosta che la Chiesa, per sua natura, è missionaria. Il Signore Gesù l'ha costituita per “fare discepoli duttili popoli, battezzandole nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando parola osservare tutto ciò che Vi Ho comandato” (Mt 28, 19-20). Il movimento caratteristico della Chiesa è perciò quello dell’uscita e dell'annuncio. Perciò il Papa parla di “stato permanente di missione" (EG, 25) e sogna “ u a scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa , perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l'evangelizzazione del mondo attuale, più che per autopreservazione” (EG,27).  Probabilmente qualcuno non vorrà mettersi in cammino è far parte di questa “Chiesa in uscita”, considerando che non sia necessario, perché “si è sempre fatto così”, oppure userà la comoda scusa dei concittadini di Gesù che lo snobbavano dicendo: “ Ma cosa vuole, non è il figlio di Giuseppe?”. E, di  conseguenza i “miracoli" che Gesù ha in mente per noi non potranno avverarsi. Saranno altri, gli stranieri, come la vedova di Sarepta nel tempio di Elia o persone Co E Newman il Siro, a testimoniare nel mondo la Potenza di Fio e la sua misericordia. Non possiamo perdere questo “kairos" perché è un momento di grazia che lo Spirito Santo offre alla sua Chiesa ora e qui, nel nostro “oggi".

Questa chiamata alla conversione pastorale e missionaria si realizza nello spazio della nostra quotidianità ordinaria sull'esempio di Gesù. La sroria dell'Incarnazione ha avuto inizio a Nazareth, con l'annuncio dell'angelo a Maria. In un ideale cammini spirituale, anche noi ci ritroviamo tra le strade di Nazareth , dove tutto è nato, scoprendo che ogni inizio è lì dove riusciamo a vivere al meglio l'ordinario e il quotidiano delle nostra giornate.  Inoltre, Gesù annuncia l'inizio del compimento nel giorno di sabato, quasi un voler affidare al Creatore rutto ciò che l'uomo può programmare , realizzare, pensare, rendendosi conto che è Lui la parola finale su ogni situazione e su ogni relazione. Confortato da questa fiducia finale e nonostante le incomprensioni, i dubbi, o addirittura la resistenza violenta dei suoi co cittadini, Gesù, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”, ci ricorda il Vangelo.

Care sorelle, cari fratelli, il cammino inizia da qui. Questa sera, inaugurando con una solenne Celebrazione il Giubileo di questa Chiesa locale e l'apertura della Porta santa in occasione degli 800 anni di consacrazione della vostra bella Cattedrale, desideriamo fare nostri gli insegnamenti che la liturgia della Parola ci insegna. L'opera di questo edificio è espressione della fede vostra e quella dei vostri padri nella fede, che con coraggio hanno costruito questa casa del Signore. Essa è il centro simbolico dell’unità e della comunione del Popolo di Dio che, insieme al suo Vescovo, cammina in queste terre calabresi. Che il Dio di Amore e di Misericordia ci conceda il dono della carità di chimici parla San Paolo , affinché tutti i carismi di questo Popolo santo si uniscano in una sola voce a lode del nostro Dio e Salvatore. Preghiamo perché chi entri in questo luogo sacro chiedendo perdono e consolazione, ne esca arricchita di Grazia e che ciascuno di noi, per intercessione di coloro che ci hanno preceduto nella fede p, ritrovi il coraggio di annunciare con nuova forza il Vangelo della gioia “che riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”. È in Lui che siamo salvati e “liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento" (EG, 1).

Entriamo perla Porta Santa come comunità disposta a camminare insieme, in modo sinodale, in Comunione con la Chiesa universale. Questa porta e simbolo di Cristo che dice di sé: “Io sono la porta: chi entrerà per me, sarà salvo, ed entrerà ed uscirà e troverà pascolo… io sono venuto abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza “ (Gv 10,9). Affidiamoci alla guida dello Spirito che è Amore e Vita affinché apra i cuori e ci conduca al rinnovamento interiore ed esteriore per far risplendere la Chiesa come Popolo di Dio in tutta la sua bellezza come farò nel mondo e come speranza per i popoli. Durante il momento di riflessione in vista dell'inizio del processo sinodale, Papa Francesco si è espresso con queste parole: “ Sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto,  scioglie le catene, diffonde la gioia".

Auguro a questa Chiesa che è in Cosenza e a tutte le Chiese in Italia che , illuminato dallo Spirito Santo,  portino molti frutti nell'impegno sinodale. Non dobbiamo avere paura delle sorprese dello Spirito Santo , dobbiamo avere fiducia in Lui e nella nostra capacità di cambio e di rinnovamento. Sentiamo rivolte anche a noi, all'inizio di questo anno giubilare, all'ombra di questa porta Santa che abbiamo aperto insieme, le parole rivolte dal Signore al profeta Geremia , nella prima lettura di oggi: “ Tu, dunque stringi la veste ai fianchi, alzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò […] Ed ecco, oggi faccio di te come una città fortificata , una colonna di ferro e un muro di bronzo". Varcando la porta Santa come Pellegrini, facciamo nostro anche il Salmo 70 che recita: “ In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso […] Su di te mi appoggiati sin dal grembo materno,  dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno".

Imploriamo Maria Santissima del Pileo, protettrice della Città e Arcidiocesi di Cosenza , che ci accompagni in questo cammino sinodale  e che ci conduca dal Figlio affinché benedica noi e le nostre famiglie, il nostro lavoro, e che questo giubileo sia un vero anno santo e di grazia per tutte le comunità. Così sia. Amen.

Il Giubileo della Cattedrale con uno stile sinodale
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