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Il culto del Pilerio nella mostra al Museo diocesano

In occasione del XXX anniversario della proclamazione a Patrona della Diocesi, opere di provenienza ecclesiastica e privata evidenziano il legame tra la città e il Pilerio, con non poche sorprese.

Il culto del Pilerio nella mostra al Museo diocesano
Un angolo della mostra 2

La proclamazione della Madonna del Pilerio a patrona dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano è solo il momento più recente di un percorso durato cinque secoli. Un percorso che ha visto il nascere e il rafforzarsi del legame tra Cosenza e il Pilerio e che, partendo dalla Cattedrale, si è diffuso al resto della città e anche oltre. Una recente mostra presso il Museo Diocesano mette in evidenza nuovi aspetti e in particolare uno particolarmente interessante: l’evoluzione di questo culto e la sua diffusione tra le famiglie cosentine. La mostra mariana pensata proprio per il trentennale del patronato sulla Diocesi, curata dal direttore don Salvatore Fuscaldo e da Francesco Piro, è stata inaugurata l’8 ottobre e presenta ai visitatori diverse opere inedite. Al significativo corpus di opere legate al culto del Pilerio già conservate presso il museo, infatti, si sono aggiunti interessanti manufatti sia di provenienza ecclesiastica che di provenienza privata. Tele, sculture, argenti, documenti e icone che raccontano di come i cosentini abbiano cercato di rendere “tangibile” questo legame con la patrona della città.

Tra le opere esposte merita di essere segnalata la statua lignea raffigurante la Madonna del Pilerio fatta scolpire nel 1858 da Stanislao Lupinacci, e nell’ambito delle sculture vere particolarità provenienti da collezioni private sono le due piccole statuette in terracotta che raffigurano la Vergine a mezzo busto.

Dalla cattedrale provengono le corone che abbelliscono la nota statua processionale custodita nella cappella del Pilerio, opere di argentieri napoletani che nelle solennità vengono collocate sulle teste della Vergine e del Bambino.

Un angolo della mostra 2

Una serie di tele testimoniano quanto fosse diffusa tra i cosentini l’usanza di ricavare copie ispirate all’icona originale. Opere che hanno in comune il riferimento all’icona così come si presentava con le ridipinture aggiuntesi nel corso dei secoli, poi eliminate con il restauro del 1975. Da una collezione privata proviene la grande tela settecentesca che presenta in basso un cartiglio con i versi relativi al prodigio della peste. Allo stesso periodo potrebbe risalire la piccola tela di recente acquisita dal museo che testimonia l’usanza di abbellire le immagini con monili, come i due fili di perle applicati in corrispondenza del collo della Vergine e del Bambino. All’Ottocento risalgono invece le altre due piccole tele esposte.

Interesse anche l’antica icona esposta insieme alle altre immagini. L’opera proviene dalla collezione della famiglia Bilotti e raffigura la Vergine con il Bambino secondo la classica iconografia della galaktotrophousa, la Madre che allatta il bambino. A chiudere la mostra alcune foto della visita di papa Giovanni Paolo II nella Cattedrale di Cosenza nel 1984 e la pergamena inviata da Roma il 6 marzo 1989 a conferma del patronato della Madonna del Pilerio sulla Diocesi.

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