Chiese di Calabria
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Sull'esempio di San Vitaliano, la rotta della speranza

L'Arcivescovo Bertolone ha celebrato la festa del Patrono della città e della diocesi.

Sull'esempio di San Vitaliano, la rotta della speranza

«Se “le città hanno un’anima”, bisogna illuminare bene il fondo dell’anima, per trovare il volto più vero e più chiaro della nostra città e di noi in essa». Un pensiero che ieri mattina l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Bertolone, Presidente della Cec, richiamando le parole di Giorgio La Pira, ha rivolto ai fedeli in Cattedrale nella solennità di San Vitaliano, Patrono della città capoluogo e della diocesi. Presenti anche alla concelebrazione eucaristica l’arcivescovo emerito, Mons. Antonio Cantisani, presbiteri, religiosi e religiose, il sindaco della città Sergio Abramo con la nuova giunta,  autorità civili, militari e numerosi cresimandi giunti dalle parrocchie della diocesi. Nell’omelia l’Arcivescovo Bertolone, tratteggiando la figura e la missione di San Vitaliano, ha invitato i presenti a prendere coscienza di ciò che comporta il battesimo per essere nel mondo “sale e luce”. «Chi è insipido - ha detto mons. Bertolone - , non ha sapore, non dà gusto, né a sé, né alla città; chi è nel buio della cecità spirituale, anche se conserva la vista degli occhi, non risplende di opere buone, non emana il buon profumo di Cristo, tutto rende opaco, scuro, buio…peccaminoso». Mons. Bertolone ha esortato tutti ad essere uomini e donne “luminosi e illuninanti”, strumenti preziosi nelle mani di Dio, capaci di guarire le ferite e le sofferenze dei deboli e dei poveri, mettendo da parte i propri interessi per il bene comune. «Ciò aiuterà i cittadini - ha affermato il Presule - ad un maggiore senso civico, alla compartecipazione alla vita pubblica ed al dinamismo con cui gruppi e persone distinti per cultura, appartenenza, competenze, possono concorrere a costruire la comunità cittadina di Catanzaro». Esortazioni riprese dall’Arcivescovo Bertolone anche al termine della processione della sera per le vie del centro storico della città.Se nelle sue radici antiche Catanzaro ha avuto una dimensione interculturale, Mons. Bertolone ha ribadito che «la laicità non è esclusione del religioso, ma accettazione inclusiva di tutti gli apporti costruttivi, religiosi, culturali, politici e sociali messi in dialogo per il bene comune. Siamo tutti corresponsabili del bene, della pace degli altri. Si combatta - ha detto il Presule -   l’individualismo esasperato, il disimpegno fatalista, la polemica sterile e dannosa, il lobbismo, le consorterie e prepotenze. Tali fenomeni favoriscono l’interesse di parte, scoraggiano la partecipazione civica ed il dialogo costruttivo».Un invito a ricercare la virtù della speranza che mons. Bertolone ha particolarmente chiesto ai nuovi eletti della città. «Dalla nuova amministrazione - ha detto l'Arcivescovo Bertolone -, ovvero da coloro che il libero voto popolare ha designato al servizio della cittadinanza, ci si aspetta perciò che dia ad ognuno di noi una cospicua dose di speranza. Invertiamo la rotta: spes non più ultima ma prima dea! Diamo, tutti, contenuti alla speranza! Soprattutto i cattolici impegnati in politica, sia individualmente che attraverso l’associazionismo: il Comune apra subito uno sportello h. 24, per ascoltare i bisogni della gente; faccia il censimento delle persone indigenti (gli indigenti sono qualcosa di più in basso dei poveri), inserisca in bilancio la voce “aiuti ai poveri”, sia più presente nelle periferie geografiche ed esistenziali; in ogni senso, vigili sulla presenza della ‘ndrangheta che - neanche a dirlo - trova nelle condizioni di degrado sociale, di povertà, di disoccupazione, l’humus favorevole per seminare la zizzania, anziché il buon grano».L’Arcivescovo Bertolone, con amore di padre, ha voluto ancora una volta incoraggiare i suoi figli verso strade di vita comune, sapendo bene che «il cuore dei catanzaresi è ricco di una forza e di una passione che non si ferma solo sulle bandiere giallorosse della rinascente squadra di calcio. È un cuore antico, stampato con il sangue sul più vecchio gonfalone della Città. Questo cuore tornerà a pulsare. Forte. Pieno». (fonte CalabriaEcclesia.org)

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