“Beato chi non trova in me scandalo” (Mt 11, 2-11)
III Domenica di Avvento. Il Battista annunciatore della luce della salvezza
Giovanni è in carcere; è stato il grande profeta del Messia che arriva; ne attendeva gesta clamorose di liberazione, di potenza e di battesimo di fuoco; sente parlare delle azioni di Gesù che porta salvezza, che ridona la vista, che raddrizza gli storpi, che risana le piaghe, che ridona l’udito, che risuscita dai morti e annuncia la misericordia e il perdono. Gesù sorprende il profeta più sorprendente: fermo nella verità davanti ai potenti, povero come gli inviati di Dio. Anche se in fondo al carcere dove sta, attraverso i suoi, Giovanni pone la grande domanda che è anche l’attesa del popolo di Dio: sei tu quello che aspettiamo?
Perché stare in carcere e morire, se tu sei il liberatore? La domanda del Battista pone la questione dell’identità di Gesù. Per Giovanni la risposta è decisiva proprio perché si trova nel momento in cui la prova raggiunge il massimo della sopportazione. È solo, in carcere, sta per essere decapitato. Il profeta riproduce al vivo la sua predicazione; la sua prigionia è metafora della schiavitù del popolo in attesa del liberatore.
Sei tu? La domanda di Giovani è “LA” domanda alla quale Gesù non solo risponde, ma lo fa col criterio delle risposte sicure, il metodo dei fatti, dei segni visibili e tangibili, quelli dell’esperienza personale. Si crede per aver sentito; ancor più per aver visto e provato. E questa è la testimonianza più efficace anche per comunicare il Vangelo.
La risposta scende nella prigione e la illumina. Giovanni è stato umiliato, ma non hanno spento la voce dell’ultimo dei profeti; nessuno è più grande tra i nati di donna. Eppure questa grandezza non è paragonabile a quella del più piccolo nel regno di Dio. Gesù risponde e sorprende ancora. Mette a confronto grandezze e debolezze, rovesciando ogni logica ed esaltando, per entrambi, il grande segno della croce, la vera profezia contenuta nelle Scritture. Ecco perché non è facile riconoscere il messia di Dio.
Giovanni, profeta, è l’amico dello sposo. Nella bellissima interpretazione di Alonso Sch-kel, basata sulla legge del levirato, Giovanni rifiuta di essere lo sposo. Così molti Padri della Chiesa come Gregorio Magno: “Era costume, presso gli antichi, che se uno non voleva prendere come sposa la ragazza destinata a sé, allora a chi, per diritto di parentela, sarebbe stato lo sposo, lui gli scioglieva i calzari… Dato però che gli uomini ritennero che Giovanni fosse il Cristo – cosa da lui negata – opportunamente egli si dichiarò indegno di sciogliere il legaccio dei sandali di Lui… Il messaggero indica “Colui che è più forte”, il Figlio. Il più piccolo di coloro che sono con Lui, è più grande del più grande dei profeti”.
commento a cura di don Angelo Sceppacerca
. fonte: AgenSIR

