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Valle del Crati, lo scrigno nascosto tra il fiume e l’autostrada A2

L’itinerario comincia a pochi chilometri dallo svincolo autostradale, precisamente a Montalto Uffugo, sede del Leoncavallo, un incontro annuale concertistico di rilievo internazionale

Valle del Crati, lo scrigno nascosto tra il fiume e l’autostrada A2

La nostra Calabria è ricca di posti incantevoli, mare, monti, laghi, colline, sentieri, la via del vino e poi c’è l’entroterra con i suoi magnifici borghi. Ci sono anche le valli e le convalli. La Media Valle del Crati, è attraversata dall’autostrada Mediterranea ex A3, ma pochi osservano le bellezze paesaggistiche che offre. 

LA MEDIA VALLE DEL CRATI PATRIMONIO CALABRESE 1

Sono sempre in pochi ad addentrarsi tra i paesini sulla sinistra e destra del fiume Crati, il più lungo di Calabria, un tempo navigabile.
Su questo fiume si raccontano tanti aneddoti, ma andiamo oltre, perché ciò che vogliamo raccontarvi è di un territorio unico e ricco nello stesso tempo. Chi arriva in questo territorio da nord dopo aver attraversato il Pollino e la Valle dell’Esaro, si trova in prossimità di Tarsia nella zona cratense. A pochi chilometri dagli svincoli autostradali sono possibili gite ed escursioni da ricordare per tutta la vita.
Montalto Uffugo con il Leoncavallo, un appuntamento annuale concertistico di rilievo internazionale. Passando sulla destra del Crati è opportuno fare una puntatina all’Abbazia della Sambucina.
Il tracciato è tortuoso con forti pendenza, ma interessante dal punto di vista panoramico. Luzzi o antica Tebe Lucana, ha diverse tombe scoperte di recente che mostrano notevoli corredi, tra questi i ferri di un chirurgo.
L’Abbazia della Sambucina è situata a 850m, celebre monastero originariamente benedettino fondato, secondo una notizia non del tutto sicura, intorno al 1140 dall’abate Sigismondo con il titolo di S. Maria Requisita e passato circa un decennio dopo ai Cistercensi di Casamari, con i quali acquistò grande rinomanza.
Dell’impianto monastico cistercense rimangono solo pochi avanzi della chiesa conventuale.
Il luogo è molto suggestivo, ancora oggi è sede di silenzio e raccoglimento, ma una volta all’anno nell’adiacente anfiteatro si materializza una festa molto rinomata che dura una settimana. Il massimo cultore dell’archeologia e storia di Luzzi è il docente Unical Antonio La Marca. Mantenendoci sulla destra del Crati si passa nella vicino Bisignano terra dei Principi Sanseverino, ancora oggi un Palio tra cavalieri ne ricorda il passato.
Questa cittadina ha molte frecce al suo arco per far trascorrere liete giornate, con la visita al convento di Sant’Umile, la bottega di liuteria dei famosi fratelli De Bonis. Passando sulla sinistra del Crati ci si incammina lungo l’itinerario di paesini di origini arbereshe, come San Benedetto Ullano sede dell’Istituto Corsini poi spostato a San Demetrio Corone; Cerzeto con il suo parco di faggeta e l’itinerario di San Francesco di Paola che percorreva per giungere nella valle proveniente dal santuario francescano. Infatti, proprio su questa dorsale appenninica c’è il faggio di San Francesco dove lui sostava per rinfrancare le membra.
Tra grandi boschi di castagne si giunge a Torano Castello ricordato col nome di Turanum. Qui ci si può rivolgere al massimo esperto, Domenico Re, che ha creato un museo che raccoglie cimeli del passato ed anche degli scavi da cui sono emersi numerosi reperti archeologici.
Lo stesso Domenico Re invita le istituzioni a salvaguardare un patrimonio unico e così si esprime: “Ora è il momento di valorizzare un sito così importante per l’intero territorio e non permettere che sia consegnato all’incuria del tempo e degli uomini”.

LA MEDIA VALLE DEL CRATI PATRIMONIO CALABRESE

Sono tante le diatribe come queste in regione purtroppo, ne è ricca l’agenda calabrese del giornalismo, della politica locale e sovracomunale, degli storici e degli appassionati. Tante volte ci si ritrova a combattere con chi non ha alcuna sensibilità nel valorizzare lo sviluppo attraverso la storia, radici che ci riportano a casa da ogni parte del mondo.
Da visitare: il Convento dei frati Cappuccini, complesso conventuale che si conserva per buona parte nella sua forma originaria.
Nel 1630 la chiesa, extra locum, dedicata a Santa Maria degli Angeli, aveva un’unica navata (come ancora tutt’oggi), un altare maggiore e “fuori dai cancelli” due altari sotto il titolo di San Carlo e San Daniele, una cappella laterale con l’altare della natività, un coro verso la fine della chiesa “costruito sopra il popolo” (ancora esistente), una campanula. Nel retro dell’altare maggiore, inoltre, vi era (come ancora vi è) la sacrestia da cui si accedeva (ora non più) nel Convento, a sua volta composto dal claustrum, dal refettorio, dal dormitorio, dall’ orto, da alcune altre case, dalle officine e dalla biblioteca.

Valle del Crati, lo scrigno nascosto tra il fiume e l’autostrada A2
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