Rocco Papaleo in Piazza XV Marzo

Nell’ambito del Festival delle Invasioni – Stagioni d’Estate, Rocco Papaleo ha cantato, recitato, si è raccontato in una gremita piazza XV marzo.

In una tiepida serata estiva, e sotto il raggio di una mezza luna l’attore, regista, e musicista lucano ha regalato tanti sorrisi al pubblico cosentino.

Una volta salito sul palco, Papaleo ha dato inizio ad un viaggio fatto di musica, parole, monologhi, e aneddoti surreali; spaziando da situazioni comiche e grottesche, ad altre malinconiche e riflessive, il tutto accompagnato dai ritmi jazz e blues della sua band.

Rocco Papaleo è riuscito a toccare il cuore dei cosentini, perché la sua è un’ironia tanto semplice quanto genuina, che con tanta naturalezza e spontaneità arriva all’animo dello spettatore strappandogli un sorriso, o una lacrima.

Non è mancato l’intrattenimento a tu per tu poco prima dello show, dove Papaleo ha riso e scherzato con i presenti, tra selfie, strette di mano, e anche qualche simpatico video messaggio a chi non è potuto essere presente. “La volontà di mettere in scena questo spettacolo nasce dalla mia storia artistica, poiché a quattordici anni ho cominciato a suonare la chitarra.” – racconta Rocco Papaleo – “Il percorso di attore è stato più casuale, a differenza di quello musicale, che è vocazionale. Già da ragazzino ho cominciato a scrivere canzoni, e questo spazio offre una relazione con lo spettatore più intima, come nei teatri, nei quali si crea quella dimensione che emoziona, prima ancora noi, che lo spettatore”.

Quasi in una relazione diretta attore – pubblico, Papaleo ha fatto salire tutti sul “treno del sole nascente”, dove ognuno ha una storia da raccontare: “Come la poesia che parla di uno stato d’animo, o come anche rivolgersi all’anima delle persone, io cerco solo di offrire delle emozioni, nelle quali riconoscerci”. L’attore lucano ha, con questo spettacolo, messo “una nota giusta in una armonia”, cantando e ballando, infine e assieme al pubblico, la “canzone della foca”, invitando tutti a godere, ogni tanto, di quei pochi buffi momenti che ci allontanano dalla seriosità del quotidiano: “Rendersi buffi fa bene a sé stessi, lasciatevi andare trenta secondi, vergognatevi, liberatevi!” – chiosa Papaleo.