Territorio
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Facilitatori della partecipazione. Un percorso per il cambiamento sociale

Ripensiamo insieme la nostra città

L’associazione MorEqual inizia un percorso con gli abitanti del centro storico

Ripensiamo insieme la nostra città

Città, cittadino e territorio rappresentano il nucleo intorno al quale si è sviluppata la nostra civiltà. Con cinquemila anni di storia, la città, intesa come luogo nel quale gli uomini si associano per vivere insieme, ha avuto un ruolo centrale nella crescita dell’uomo come essere sociale. Nonostante la sua importanza, la città, però, è da sempre afflitta da alcuni problemi legati alla pacifica convivenza dei cittadini, all’utilizzo degli spazi, alla pianificazione e alla condivisione dei progetti. Problemi a cui la sola progettazione urbanistica e il lavoro di abili progettisti e illuminati amministratori non sono mai riusciti a dare piene e adeguate soluzioni. Da qui, la necessità, segnalata anche da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sì” e dalla CEI con il “Manifesto sulla cura della casa comune”, di “costruire insieme”, contribuendo all’analisi della pianificazione urbanistica e sociale del territorio. 

spirito santo cs

Per realizzare e portare avanti progetti così ambiziosi, è necessario non solo essere ben disposti, ma, soprattutto, sapere (bene) come fare. Un tentativo qualificato in questa direzione sarà messo in campo dall’associazione MorEqual di Cosenza, tramite la piattaforma online Percorsi Formativi del CSV, con il corso di formazione dal titolo “Facilitatori della partecipazione”, con una due giorni dedicata alla facilitazione dei processi partecipativi che generano cambiamento sociale. Il corso che si svolgerà sabato e domenica prossima, presso l’Istituto comprensivo Spirito Santo di Cosenza - che collabora al progetto - sarà caratterizzato dall’utilizzo della metodologia di lavoro Oasis Game, strumento di mobilitazione collettiva per il raggiungimento di un obiettivo comune, strutturato in sette passi: imparare a vedere l’abbondanza dove altri vedono poco o nulla; creare relazioni, piuttosto che paura e giudizio; valorizzare i sogni di ciascuno e progettarli insieme; valorizzare l’impatto di ogni piccola azione; celebrare il contributo di ciascuno e attivare un altro ciclo di nuovi possibili sogni e trasformazioni.

Ad “allenare” e preparare i partecipanti al corso sarà la docente Ilaria Magagna di Comunitazione, associazione che incoraggia e promuove la partecipazione dal basso e la progettazione condivisa. “La due giorni – ci ha spiegato la docente – darà la possibilità di vivere, a livello esperienziale, momenti relativi alla partecipazione, all’approccio alla comunità e al team building, con la finalità di fornire ai partecipanti degli strumenti e un punto di vista differente e di metodo per progettare e stare insieme. L’obiettivo è quello di terminare il corso lasciando i partecipanti con delle suggestioni forti su come approcciarsi a un quartiere per rispondere, appunto, alla domanda posta dagli organizzatori. Proprio per questo, sarà fondamentale fare rete per costruire, grazie all’apporto di tutti i portatori d’interesse che gravitano e abitano nel quartiere che sarà preso in esame, un processo che porterà, da qui a qualche mese, a un cambiamento tangibile”.

Giovanni Serra: sarà un tentativo di rigenerazione urbana dal basso

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Il weekend formativo, promosso dall’associazione di volontariato MorEqual, sarà il primo passaggio di un percorso che, secondo le intenzioni degli organizzatori, dovrebbe durare fino all’estate e avere come obiettivo finale l’applicazione pratica nella sperimentazione della metodologia da adottare all’interno del quartiere Spirito Santo, nel centro storico di Cosenza. Per chiarirci meglio il percorso, abbiamo rivolto qualche domanda al presidente Giovanni Serra.

Come nasce l’idea di fare questo percorso?

La stiamo coltivando da oltre un anno e condividendo con il dirigente dell’istituto comprensivo dello Spirto Santo. L’idea è collegata a un’esperienza di oltre dieci anni presente nel quartiere multiculturale dell’Esquilino a Roma dove una porzione dell’edificio scolastico viene messa a disposizione di genitori e ragazzi e degli abitanti del quartiere per fare delle attività che favoriscano l’integrazione sociale e il protagonismo dei cittadini.

Quindi, il tentativo di applicare questo modello nella nostra città?

Esattamente. Vorremmo farlo in un quartiere del centro storico della nostra città, dove le associazioni che già operano lì da tanti anni raccontano di quanto sia difficile promuovere la partecipazione dei cittadini. Così, il corso di formazione ci servirà ad apprendere una metodologia che facilita la partecipazione nelle modalità sperimentate in realtà complicate, come quella della favelas dove si è sviluppato l’Oasis Game. 

Quindi partire dai locali della scuola per coinvolgere l’intero quartiere?

L’obiettivo sarà appunto questo: creare un’esperienza di partecipazione, mettendo a fuoco quello che gli abitanti possono fare insieme per migliorare la vita del loro contesto locale. 

Un tentativo di rigenerazione urbana?

L’idea, nella fase iniziale, non sarà di intervenire su spazi fisici, anche se non escludiamo che questo possa succedere; ma soprattutto sul tessuto sociale, sulle relazioni tra le persone. La speranza è quella di innescare dei processi che, al momento, non siamo in grado di prevedere, ma che siamo sicuri saranno positivi.

Chi saranno di destinatari?

Associazioni e cittadini che vivono quei luoghi. Parteciperanno anche i genitori dei ragazzi che frequentano la scuola dello Spirito Santo e sono già coinvolti in alcune attività che la scuola promuove.

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